Gli albori della stampa romena
Gli inizi della stampa romena, più precisamente della pubblicazione di periodici, è un argomento di dibattito tra gli storici. Marian Petcu, coordinatore dellenciclopedia “La storia del giornalismo romeno in dati, offre dei dettagli a RRI.
România Internațional, 15.01.2013, 12:45
Gli inizi della stampa romena, più precisamente della pubblicazione di periodici, è un argomento di dibattito tra gli storici. Secondo Marian Petcu, coordinatore dell’enciclopedia “La storia del giornalismo romeno in dati” si può parlare di un inizio assoluto.
“Abbiamo come punto di riferimento l’anno 1731, quando in una chiesa ortodossa di Brasov, un frate di origine serba, Petco Şoanu, elabora un calendario tradotto in serbo. Il calendario è apparso per tre anni di seguito. Lo possiamo considerare un momento fondatore della stampa nello spazio culturale romeno. La stampa propriamente detta, con un programma editoriale ben stabilito, esiste dal 1829, quando a Bucarest appare “Curierul romanesc” (Il corriere romeno), grazie all’impegno di Ion Heliade-Radulescu, allora professore, aiutato da artistocratici illuminati come Dinicu Golescu. Sempre nel 1829, a Iasi usciva “Albina romaneasca” (L’ape romena) , pubblicazione aparsa grazie all’impegno di Gheorghe Asachi, che la scriveva, impaginava e illustrava”, spiega Marian Petcu.
Alle pubblicazioni della Valachia e Moldavia si aggiunge nel 1838 “Gazeta de Transilvania”, stampata dai romeni del principato che allora apparteneva all’Impero degli Asburgo. Queste riviste, pur contenendo anche produzioni letterarie, erano in gran parte generaliste, con sezioni di notizie interne, dall’estero e fotoromanzi.
Verso la fine del XIXmo e i primi del XXmo, il numero dei giornali aumenta, ma anche quello dei lettori. Inoltre, numerosi giornalisti stranieri si stabiliscono nel Regno di Romania, dopo la Guerra di Crimea e quella dell’Indipendenza, in cui erano stati corrispondenti. Uno di loro fonda il più popolare quotidiano romeno dell’epoca.
“Due sono state le pubblicazioni di successo. La prima fu “Universul”, fondato da Luigi Cazzavillan, un giornalista italiano che si stabilisce a Bucarest. Aveva un’istruzione tecnica, di ingegnere. Poi il quotidiano di grande tiratura “Dimineata” (Il Mattino), creato da un gruppo di giornalisti di orientamento socialista. Questi giornali hanno fatto anche profitto nell’epoca. Le altre pubblicazioni non hanno raggiunto grosse tirature. “Universul” apparve fino alla fine degli anni ’50. Mentre “Dimineata” chiude con l’insediamento del comunismo“, aggiunge Marian Petcu.
Nel periodo interbellico, il numero delle pubblicazioni aumenta ancora, e la loro tematica illustra la tormentata vita politica romena dell’epoca. Agitazione che viene ridotta con l’insediamento del comunismo, non necessariamente in modo benefico.
“Avevamo una stampa socialista di ottima qualità, che era abbastanza perseguitata quando sorgevano forzature comuniste. Ma c’era anche una stampa di destra che cominciò a manifestarsi negli anni ’20. Nel periodo comunista ci fu un’apparente diversità, poichè, in realtà, la sostanza nascondeva la propaganda del partito comunista. Era un falso pluralismo. Il partito-stato era il padrone dell’intera stampa. Lo schema organizzativo era il seguente: un organo stampa provinciale e, se nella rispettiva zona c’erano anche delle minoranze, allora esistevano dei quotidiani anche nelle loro lingue. Ciò avvenne dalla metà degli anni ’60. C’erano anche riviste letterarie, culturali, soprattutto nei centri universitari, ma c’erano anche delle eccezioni. Dal punto di vista statistico, a dicembre 1989 in Romania esistevano 496 pubblicazioni, alcune molto specializzate. Dopo dieci anni, l’offerta di pubblicazioni molteplicò per dieci. E’ stato un vero boom della stampa, non ancora studiato pienamente”, spiega ancora Marian Petcu.