Alla scoperta dei vini della Transilvania
L'enoturismo può essere un ottimo suggerimento per scoprire diversi angoli della Romania.
Daniel Onea, 07.10.2021, 15:50
L’enoturismo può essere un ottimo suggerimento per scoprire diversi angoli della Romania. Accanto a castelli, tradizioni, monumenti naturali, ogni vigneto e cantina svelano una vera storia di luoghi e persone. Oggi ci fermiamo in Transilvania, insieme a Darius Pripon, direttore di produzione ed enologo.
Siamo praticamente ai piedi dei monti Călimani, nel villaggio di Jelna. In passato vi era un insediamento romano. C’è anche un limes. Poi, nell’XI secolo, apparve il villaggio di Jelna, costruito dai coloni sassoni. Oggi siamo a Jelna, in provincia di Bistrița Năsăud, una zona collinare, dal clima freddo, dal punto di vista della classificazione dei vitigni. È riconosciuto come un vitigno europeo di montagna, per la sua vicinanza ai monti e per l’altitudine di 700 metri. Si nota il territorio inalterato e sostenibile. Infatti, la Transilvania si annovera tra gli ultimi luoghi che beneficiano ancora della sostenibilità naturale, senza troppi interventi antropici dopo la rivoluzione industriale, spiega il nostro ospite.
Una delle proposte è una degustazione di tre fino a cinque vini della gamma Amprenta Transilvaniei, accompagnati da formaggi locali, verdure di stagione e salumi artigianali. I turisti che desiderano venire a trovarci devono fare una prenotazione. Potranno visitare la cantina, il luogo dove produciamo il vino, e i 26 ettari di vigneto. Potranno andare alla pensione della nostra cantina, dove serviamo i nostri vini e piatti locali. Il villaggio è molto ricco e lo era anche durante l’epoca sassone. Oggi troverete qui una cucina artigianale. Sono produttori di carne di maiale, manzo, salsicce e formaggi artigianali. Quindi, il turista può godersi una vacanza a Jelna, in Transilvania, come la si gode in Toscana, Borgogna, Bordeaux o in qualsiasi altra importante destinazione enoturistica del pianeta, aggiunge Darius Pripon, ricordando che vi arrivano ospiti da tutto il mondo.
Accogliamo sempre turisti stranieri, dai coreani, agli americani, ai tedeschi, agli austriaci. A loro sono piaciuti molto tutti i vini, ma dipende da dove vengono. Ce ne sono alcuni che si appassionano di più nei nostri vini nazionali, come Fetească Albă o Fetească Regală. Altri sono più felici con espressioni più fragranti come un Sauvignon Blanc. C’è, invece, che apprezza la morbidezza di un Pinot Noir, dice ancora l’enologo Darius Pripon, che parla del concetto di vino culturale.
Quello che proponiamo è un’impresa addirittura culturale. Non è un vino commerciale, visto che ciascuno proviene da un appezzamento del nostro vigneto. Il vino si fa dal vitigno al consumatore e non viceversa. Non è un approccio commerciale in cui si fa uno studio di mercato per produrre il vino dopo. Il vitigno riesce ad esprimere alla meglio gli aspetti che ci definiscono: territorio, cultura, clima, arte, gastronomia, ma anche l’aria che si respira nella zona. Ogni dettaglio si rifflette sulla vite e poi sul vino, assicura Darius Pripon.