La mostra „Maxim Dumitraș – Figlio e Padre”
Allinizio del mese di dicembre, al Museo dArte Moderna e Contemporanea Pavel Șușară di Bucarest, è stata inaugurata una mostra che mette in dialogo due generazioni: Maxim Dumitraș – Figlio e Padre, curata da Pavel Șușară e Dalina Bădescu.
Eugen Cojocariu, 31.12.2023, 18:46
All’inizio del mese di dicembre, al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Pavel Șușară di Bucarest, è stata inaugurata una mostra che mette in dialogo due generazioni: “Maxim Dumitraș — Figlio e Padre”, curata da Pavel Șușară e Dalina Bădescu. La mostra sarà aperta al pubblico fino all’inizio di febbraio 2024. Abbiamo parlato con il curatore della mostra di ciò che essa rappresenta nel contesto dell’arte contemporanea, della sua unicità. Pavel Șușară: “E’ una mostra del tutto speciale. E’ unica, perché una mostra del genere non può più essere realizzata, anche se qualcuno percorresse di principio lo stesso scenario. Non può più essere realizzata perché mancano o mancherebbero i personaggi che hanno fatto questa mostra. E’ una mostra d’arte a un primo livello, superficiale e certo che abbiamo tutte le convenzioni artistiche, abbiamo pittura, grafica, scultura, abbiamo tutti i tipi d’arte, ma ciò che la rende unica è il suo contenuto umano, il modo in cui è nata, il modo in cui ha acquisito consistenza. Si tratta dell’ultimo periodo della vita del padre di Max Dumitraș, al quale, per calmare la sua solitudine e le sue paure, il figlio ha chiesto di tracciare delle linee sopra alcune composizioni fatte da lui e, quello che sembrava un lavoro stereotipo e un insieme di gesti meccanici, è diventata una forma di rifugio di fronte alle paure, di fronte alla solitudine, di fronte all’imminenza della morte che, ovviamente, lasciava deserta, ha posto una specie di sipario, di griglia tra il suo mondo e il mondo dell’aldilà, che era il mondo prefigurato da Max, configurato da lui. Però lui si è creato una specie di muro, di schermo protettivo, dove era al riparo. Era difeso dalle proprie paure, dall’angoscia, e, man mano che il tempo è passato, questa griglia di linea è diventata una radiografia o di una cartografia del suo stato fisico, psichico e morale. La linea diventa sempre più esitante, sempre meno rigorosa, sempre più fluida, fino a quando, negli ultimi momenti, diventa addirittura aleatoria e fuori dalla normalità. E, in questo modo, una mostra di pittura, diventa una meditazione sulla vita e sulla morte, diventa una specie di redenzione attraverso l’arte, di terapia delle angosce, diventa uno spazio in cui, almeno a livello di illusione, la sicurezza di esistere ha ancora senso. E’ una certezza in più.”
Che cosa rappresenta l’artista Maxim Dumitraș per le arti contemporanee romene nella visione di Pavel Șușară? “E’ un’istituzione. Oltre al fatto di aver creato istituzioni, Maxim Dumitraș è lui stesso un’istituzione anche tramite quello che ha fatto e per il modo in cui ha generato eventi intorno a lui, ha organizzato simposi, ha allestito uno spazio naturale, dei burroni che sono diventati residenze e spazi d’azione per artisti e non ha estetizzato la natura, non ha portato degli elementi artificiali in un ambiente naturale, ma ha inserito l’arte in uno spazio naturale, dimostrando implicitamente che l’arte in generale, la creazione, non è qualcosa di distaccato dal mondo di cui non siamo responsabili, bensì un atto di continuità e un modo per notare le sue armonie.”
Che cosa ha in piano il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea per il 2024, ce lo dice sempre Pavel Șușară: “Abbiamo delle mostre già stabilite per tutto l’anno. Abbiamo una collaborazione con la Biennale d’Arte di Plovdiv, in Bulgaria, di cui siamo partner nel 2024. Ci andremo con 10 artisti romeni che esporranno le loro opere. Alla fine dell’anno organizzeremo il salone delle miniature, che quest’anno non presentiamo e che trasformeremo in una biennale. Ci sono 6-7 mostre programmate nell’anno che segue.”
L’artista Maxim Dumitraș ci svela il processo che sta dietro questo progetto realizzato insieme a suo padre nei suoi ultimi anni di vita: “Lo abbiamo cominciato 8 anni fa, ho lavorato con mio padre. Lui si è occupato dal punto di vista composizionale della linea verticale, io del colore. Abbiamo lavorato insieme alcuni oggetti che sono dei bastoni e che si sono trasformati anch’essi come la linea del padre, nel tempo, diventando degli oggetti che bisogna per forza toccare. Si chiamano “gli oggetti del meglio”. Ho realizzato 150 disegni assieme a mio padre, abbiamo fatto delle borse che si chiamano “Borse dei sogni”, in cui lui è intervenuto sempre con la linea e io con il colore. Dai 71 ai 92 anni, ogni giorno è stato il mio discepolo nell’atelier. Quando era giovane, ero io il suo apprendista e dopo ci siamo scambiati i ruoli ed è diventato l’apprendista-creatore. Era un uomo, una specie di filosofo. Nella dimensione normale delle cose, un uomo di una correttezza e di un’eleganza eccezionale. E ai 93 anni, poiché era mio padre, siamo diventati ottimi amici.”
Alla fine dell’intervista, Maxim Dumitraș ci ha svelato che cosa gli ha portato il 2023: “Cerco sempre di semplificare le cose, ma ogni anno si complicano di più. Ho realizzato una scultura monumentale di circa 15 tonnellate. Ho esposto a Bistrița, ho avuto diversi progetti alle Terme di Sângeorz. E’ stato un anno molto prolifico.”