Il documentario “House of Dolls”, di Tudor Platon
Il film di debutto nella regia del direttore della fotografia Tudor Platon, il documentario Casa cu păpuşi/ House of Dolls, ha avuto la prima internazionale al Sarajevo International Film Festival e la prima nazionale al TIFF
Corina Sabău, 11.03.2023, 10:27
Il film di debutto nella regia del direttore della fotografia Tudor Platon, il documentario “Casa cu păpuşi”/ “House of Dolls”, ha avuto la prima internazionale al Sarajevo International Film Festival e la prima nazionale al Transilvania International Film Festival, nella sezione “Le Giornate del Cinema Romeno”. Tudor Platon è uno dei più prolifici direttori della fotografia del cinema romeno, nominalizzato ai Premi Gopo alle Giovani Speranze nel 2016, per la fotografia del film Toate fluviile curg în mare / All Rivers Run to the Sea” (regia Alexandru Badea). Tudor Platon ha ricevuto nomination ai Premi Gopo anche nel 2022, a due categorie: Il migliore film di debutto” e Il migliore documentario” per “House of Dolls”, un film sull’amicizia e la speranza. House of Dolls” ha nel cast Viorica Crăciun, Ileana Crăciun, Elena Laslu, Ana-Maria Bondar, Aura Chindea. Tudor Platon ne firma la regia, la sceneggiatura e l’immagine, il montaggio essendo realizzato da Natalia Volohova Deliu. Il film è prodotto da Carla Fotea, Ada Solomon, Tudor Platon e Alexandru Solomon.
Quando ha cominciato a filmare sua nonna e le sue quattro amiche, che erano in vacanza sulla Valle dell’Olt, Tudor Platon non si era proposto di realizzare un film. Voleva solo passare un po’ di tempo con sua nonna, Cica, e conoscerla meglio. A loro turno, le cinque amiche settantenni pensavano che il giovane 25enne che le filmava in continuazione avrebbe perso interesse presto e se ne sarebbe tornato a casa. Tudor Platon: Sì, il mio interesse non era girare un film, ma passare un po’ di tempo con loro, soprattutto con mia nonna Cica, che allora non conoscevo così bene. E ora sento che quella settimana ci ha fatto avvicinare moltissimo, in un modo molto intimo. Da allora riusciamo a dirci tante cose, che prima neanche ci passava per la testa che avessimo mai potuto condividere. Come tanti altri, io sono stato allevato dai nonni. Ma di me non si è occupata Cica, ma l’altra nonna, che si è spenta due anni prima che io iniziassi a girare ciò che sarebbe diventato “House of Dolls”. Per questo ho sentito questo bisogno, di avvicinarmi a Cica, per riempire il vuoto rimasto. E credo che anche lei abbia avvertito questo bisogno, perché fino allora Cica era stata abbastanza riservata nell’esprimere i suoi sentimenti. Perciò quando mi ha detto che andava a fare una gita con le sue amiche, le ho proposto di accompagnarla. Come si sa già, era una gita che loro fanno ogni anno ed è già diventata una tradizione. È una vacanza in cui si isolano dal mondo e credo che questo aiuti loro a tornare indietro nel tempo e ad arrivare in qualsiasi momento della loro vita. E si sentono molto giovani, forse anche perché si conoscono da 50 anni. A quanto abbia capito da una delle amiche della nonna, Elena, dopo che ci siamo conosciuti meglio, loro pensavano che mi sarei annoiato e che me ne sarei andato via dopo due giorni. Ma il loro rapporto con me, facendo riferimento a questo universo chiuso che ottengono ogni volta che vanno là, nella loro vacanza annuale, si è costruito ed è diventato così forte perché non mi vedevano come un uomo, ma piuttosto come un bambino. Infatti, mi chiamavano proprio così: il bambino. E forse avevano ragione, forse anche perché ero molto giovane sono riuscito a cogliere questo loro candore, questa relazione speciale che si è costruita tra di loro. Però all’inizio credo si siano lasciate cogliere dalla telecamera perché, come ho detto, non pensavano che ne sarebbe venuto fuori un film, io non intendevo girare un film, ma semplicemente avere dei bei ricordi di mia nonna.”
Il bisogno di fare anche regia è arrivato in modo naturale, afferma Tudor Platon: “C’era, sì, questo bisogno, ma non avevo pensato a qualcosa di concreto, non avevo in piano di fare qualcosa in particolare. C’era soprattutto questo bisogno di registrare, di catturare quello che stava succedendo a me, in gran parte. Ma penso che questo bisogno di registrare sia sempre esistito dentro di me. Mi considero, in fin dei conti, un narratore, mi piace raccontare storie o registrare, ricordare le storie che sento. Mi piace trasporre delle emozioni, e lo faccio nel momento in cui sto girando i film altrui, cerco di capire e di rendere quello che capisco. Quando giro soltanto, ciò che mi esprime è l’immagine che faccio, e nel caso in cui si tratta di un progetto personale, di cui faccio anche la regia, racconto una storia con tutti i mezzi che ho a portata di mano.”
Tudor Platon ha studiato fotografia presso l’Università Nazionale di Arte teatrale e Cinematografica (UNATC) di Bucarest. Già da quando era studente, è stato operatore e direttore della fotografia per numerosi cortometraggi, tra cui In the House” (2014) e Pipa, sexul şi omleta” (2017), di Ana-Maria Comănescu, Toate fluviile curg în mare / All Rivers Run to the Sea” (2016), di Alexandru Badea, 4:15 PM Sfârșitul lumii” (2016), di Gabi Virginia Șarga e Cătălin Rotaru, entrambi presentati a Cannes, oppure Petrecere privată / Private Party” (2016) e Haine negre / Black Clothes” (2017), di Octav Chelaru. Tudor Platon firma anche la fotografia del cortometraggio Cadoul de Crăciun / The Christmas Gift” (2018), di Bogdan Mureşanu, inserito sulla short list dei Premi Oscar 2020, vincitore di decine di premi, tra cui anche il trofeo dell’Accademia Europea del Cinema. Il più recente film di cui Tudor Platon ne firma la fotografia è un documentario di Alexandru Solomon, che analizza l’impatto del culto del religioso Arsenie Boca nella società romena e che a breve verrà presentato in anteprima. Come regista, Tudor Platon sta lavorando a un nuovo documentario su una storia molto personale, della sua famiglia.