L’Atlante della Cultura – insediamenti culturali nello spazio rurale
Il volume LAtlante della Cultura porta allattenzione un problema che non può essere più rinviato: la riattivazione degli insediamenti culturali dei villaggi romeni.
Ion Puican, 28.01.2022, 16:43
Di recente è stato lanciato il volume L’Atlante della Cultura”, che porta all’attenzione un problema che non può essere più rinviato: la riattivazione degli insediamenti culturali dei villaggi romeni, elementi fondamentali di infrastruttura pubblica, cultura ed educazione. Il volume si propone di valutare lo stato della cultura nello spazio rurale, puntando su aspetti quali il grado di distribuzione degli elementi di infrastruttura, lo specifico degli eventi culturali e così via. Il volume è edito dall’Istituto Nazionale di Ricerca e Formazione Culturale (INCFC), subordinato al Ministero della Cultura, ed è stato realizzato con il sostegno dell’Istituto Nazionale di Statistica (INS).
La direttrice dell’INCFC, Carmen Croitoru, ha dichiarato: E’ un’iniziativa che fa parte di un programma che abbiamo avviato molti anni addietro, quando ci siamo prefissi di fare un resoconto di quello che accade nella cultura. Senza il prezioso aiuto dell’Istituto Nazionale di Statistica, forse non avremo nemmeno osato avviare una simile impresa, però abbiamo cominciato a indagare, a cartografare queste infrastrutture culturali.”
Carmen Croitoru ci ha fornito alcune informazioni sul processo di elaborazione del volume, su possibili soluzioni, accennando al padre della sociologia romena, Dimitrie Gusti (1880-1955): Vi darò alcune informazioni tecniche relative alla squadra che sta dietro all’Atlante: è uno studio che si è svolto per la durata di due anni, anni di raccolta di dati, documentazione, statistica, lavoro sul terreno, anche come si faceva ai tempi di Dimitrie Gusti. Questo ci ha fatto un grande piacere, vedere come si può fare ricerca sociologica in questo modo. Non è, infatti, un motivo di gioia, perché porta alla luce uno stato delle cose piuttosto allarmante. Nell’ambiente rurale in Romania ci sono alcune istituzioni che dovrebbero fornire cultura. Cosa succede, lo scoprirete in questo libro, perché non sempre le istituzioni adempiono ai propri doveri. E’, in linea di massima, una delle più ampie iniziative di cartografia che cercheremo di estendere anche ad altri tipi di istituzioni. Noi lo abbiamo fatto anche per introdurre una proposta di politica pubblica sugli insediamenti culturali, perché ci sono ancora soluzioni. Esistono moltissime ONG che svolgono già iniziative di intervento culturale e che hanno bisogno solo di un po’ di appoggio.”
Il presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica, Tudorel Andrei, ha parlato dei vantaggi di questa ricerca, accennando ad alcuni dati statistici importanti: La prima cosa da fare è misurare correttamente, riflettere la realtà ed essere in possesso di una base-dati che possa essere aggiornata ogni giorno. Altrimenti, ogni volta si riparte da zero. Io, da esperta di statistiche, noto che a partire dagli anni 1970, la popolazione delle zone rurali della Romania è diminuita molto poco come percentuale della popolazione totale. Siamo rimasti nella fascia del 46-50%. Nei Paesi confinanti, la percentuale è inferiore al 20%. Quindi, noi abbiamo una percentuale doppia della popolazione. Un’altra verità che ritroviamo nelle statistiche è che molti ragazzi desiderano partire e, purtroppo, abbiamo una popolazione invecchiata nei villaggi. Ci sono molte province, soprattutto intorno a Bucarest e alle grandi città, dove l’età media della popolazione è di oltre 48-50 anni. Che tipo di servizio culturale dovrebbero offrire la collettività locale, lo stato romeno a questa popolazione invecchiata? Anche questo è un grosso problema: il servizio culturale deve essere adeguato all’età delle persone della rispettiva zona.”
Un altro ospite dell’evento, il manager del Museo Nazionale del Contadino Romeno, Virgil Nițulescu, ha dichiarato: Avremmo avuto bisogno già da molti anni di un’opera del genere. È un peccato che solo ora abbiamo a disposizione una simile base-dati e un’analisi come questa, perché l’Istituto Nazionale di Ricerca e Formazione Culturale fa proprio questo: effettua analisi e apre la strada al lancio di politiche pubbliche. L’Istituto ha offerto questo strumento con un rapporto esaustivo direi, ad ogni modo ben strutturato, rappresentativo, un’analisi molto seria sullo stato degli insediamenti culturali nell’ambiente rurale. D’ora in poi bisogna vedere cosa c’è ancora da fare, perché notiamo che questa situazione si verifica a livello nazionale. Solo in poche comunità del Paese ci sono insediamenti culturali in buono stato, con un’attività notevole. La stragrande maggioranza degli insediamenti rurali di Romania sono privi di un’infrastruttura culturale funzionale e non dobbiamo dimenticare che là vivono alcuni nostri concittadini. Lo stato romeno e le autorità pubbliche locali dovrebbero offrire le stesse condizioni a tutti i cittadini romeni, a prescindere dal luogo in cui vivono.”
Il manager della Biblioteca Nazionale della Romania, Adrian Cioroianu, ha puntualizzato le due principali cause dell’attuale situazione, tornando al contributo del sociologo Dimitrie Gusti, che potrebbe darci una lezione per il mondo d’oggi: Voglio ricordarvi solo due cose: di solito, nella storia, un effetto ha più cause. Quello che succede adesso, con questa situazione disastrosa di involuzione della cultura negli ambienti rurali, è il risultato di più cause. Da una parte, sono cause politiche, o detto meglio, la politicizzazione eccessiva di cose che non andrebbero politicizzate, come ad esempio l’istruzione, la cultura, la salute, la sicurezza. Un’altra causa è l’invecchiamento. Questa è una causa reale di cui gli scienziati, gli esperti di statistica parlano e contro la quale non solo non prendiamo misure, ma nemmeno parliamo delle misure che potremmo applicare. Parliamo di Gusti e dell’anno di grazia 1921, quando la Romania aveva moltissime carenze, ma la natalità era in fiore. A dire la verità, l’intera Europa sta invecchiando ed è forse il principale problema del mondo moderno. Ma non sarà, forse, che lo stesso tipo di società in cui viviamo cambierà? La soluzione, dal mio punto di vista, non è tornare a Gusti. Per gli anni 1920, Gusti è stato un visionario, noi dobbiamo andare a cercare i visionari di oggi per il mondo di domani.”