Il Museo Memoriale Nichita Stănescu
Su una delle stradine di Ploiești, capoluogo della provincia di Prahova, si trova la casa che custodisce il Museo Memoriale Nichita Stănescu
Ion Puican, 23.04.2021, 12:58
Su una delle stradine che sembrano quasi nascoste di Ploiești, capoluogo della provincia di Prahova, città sita a 60 chilometri da Bucarest, si trova un bel cortile pieno di alberi fioriti con un’elegante casa tipica della zona. È la casa che custodisce il Museo Memoriale Nichita Stănescu, ritenuto da alcuni critici letterari il sommo poeta contemporaneo romeno, un genio della poesia che ha portato avanti la raffinatezza e la ricchezza della lingua romena, continuando sulla strada avviata dal poeta nazionale Mihai Eminescu.
Siamo andati sulle tracce di Nichita Stănescu e siamo entrati nel cortile e nella casa della sua infanzia. Ci ha accolto la conservatrice del Museo, Ioana Roșu, la quale ha condiviso con noi alcuni pensieri sul museo, su Nichita, che ha vissuto solo 50 anni, dal 1933 al 1983, e sul significato di questo luogo per gli abitanti di Ploiești e per i romeni, in generale: Vorrei ricordare e dimostrare che oltre all’oro nero, ovvero al greggio, Ploiești ha regalato alla Romania anche oro grigio, cioè intelligenza e valori quali il drammaturgo Ion Luca Caragiale, l’attore Toma Caragiu, il poeta Nichita Stănescu, personalità che si sono affermate molti anni addietro. Nichita è diventato famoso già dagli anni 1986, quando sono stati avviati anche i festival di poesia Nichita Stănescu”, che si svolgono ogni anno, il 31 marzo, in occasione della data di nascita del poeta. Nel 2000 è stata recuperata la casa della famiglia Stănescu e allora abbiamo potuto occuparci di riportare Nichita a casa. Questa è la casa in cui è nato. Siamo stati davvero fortunati perché all’epoca era ancora in vita la sorella del poeta, Mariana, che ci ha dato una mano a ristrutturare la casa per riportare alla vita l’atmosfera della loro infanzia.”
Abbiamo continuato la nostra incursione nel mondo di Nichita Stănescu e Ioana Roșu ci ha raccontato degli oggetti esposti nel museo e dell’infanzia del poeta: Sono esposti alcuni manoscritti, dati biografici, fotografie, diplomi del poeta, ma, in gran parte, è la casa del bambino Nichita. È la casa in cui nella camera da letto veglia l’orsacchiotto di peluche che Nichita aveva quand’era piccolino. È la casa in cui c’erano la scrivania di Nichita e la pianola che suonava di solito quando tornava dalla scuola. Tutti sono oggetti appartenuti alla famiglia, regalati con tanto amore. A conservare tutta quest’eredità è stata la sorella Mariana, mentre Nichita Stănescu ha abitato a Bucarest senza esserne residente. Ha passato nella capitale la giovinezza e anche tutta la sua vita di poeta. Gli oggetti più preziosi sono i libri con dediche, quelli firmati, i premi. L’Unione degli Scrittori lo ha premiato per ciascun volume di versi, ma vorrei riferirmi ai due premi più importanti: il premio Herder che gli è stato assegnato nel 1976 a Vienna, mentre nel 1982 alle Serate di Poesia di Struga nell’attuale Macedonia del Nord, ha ricevuto una bella corona d’oro esposta in una vetrina e ammirata da quasi tutti i visitatori. Probabilmente è stato un premio ambito da molti poeti, ma a ottenerlo è stato Nichita. Da bambino, Nichita aveva come tata Ana Silaghi, che si occupava della sua educazione e lo portava a passeggio. A sei anni, ha cominciato a studiare il pianoforte con un insegnante che veniva a casa. Sua madre, Tatiana, aveva notato che il bambino aveva orecchio musicale ed era vero, perché in un’intervista alla radio, intorno all’anno 1975, affermava che se non fosse diventato poeta, sarebbe stato probabilmente un grande musicista. Ha avuto tutte le condizioni necessarie e l’appoggio materno. Tatiana Stănescu raccontava che suo figlio aveva composto la prima poesia in età prescolare. Era una giornata d’autunno, lei stava preparando una marmellata di prugne, e lo ha sentito balbettare nel cortile. Le ha recitato poi la poesia, la madre è entrata in casa e l’ha scritta su un pezzo di carta. Gliel’ha fatta vedere molti anni dopo — era una poesia con rima e ritmo. Nichita era un bambino birichino, segno di fuoco, un Ariete nel vero senso della parola. A scuola, il suo insegnante di matematica scriveva epigrammi. Grigore non lo ha tormentato tanto con questa parte della sua materia, anche se ci sono le poesie “Lezione sul cubo”, “Lezione sul cerchio” nell’opera di Nichita e alcuni dicono addirittura che la sua sia una poesia matematica. Ha avuto una bella infanzia, però ha attraversato anche un periodo più cupo. Durante i bombardamenti, gli americani colpivano con tiri di artiglieria le raffinerie di Ploiești e allora la famiglia Stănescu ha dovuto chiudere la casa e cercare rifugio. Per fortuna sono tornati, la casa non era stata danneggiata, ma alcune immagini sono rimaste impresse nella mente del bambino, perché nella sua poesia troviamo spesso l’elemento del soldato, dell’albero bruciato. Quindi sono cose che sono rimaste incise nella sua memoria”.
Alla fine della nostra visita nel piccolo museo memoriale, la conservatrice Ioana Roșu ha voluto precisare: Cerco di far capire alla gente che è un luogo accogliente e che molti entrano qui col sentimento che Nichita sia vicino e che avesse potuto persino accogliere lui stesso gli ospiti. Ha vissuto intensamente, è bruciato come una torcia. Si è spento troppo presto. Probabilmente Nichita ha vissuto in 50 anni quello che altri non riusciranno a vivere neanche in 150 anni, ed è una cosa che conta”.