Quali temi attraggono ai nostri giorni gli amanti del teatro?
Nella città di Sibiu, nel centro della Romania, esiste una relazione speciale tra il teatro e il pubblico, coltivata nel tempo e sempre più intensamente dal 2007, quando la città è stata Capitale Europea della Cultura.
Luana Pleşea, 07.05.2018, 17:02
Nella città di Sibiu, nel centro della Romania, esiste una relazione
speciale tra il teatro e il pubblico, coltivata nel tempo e sempre più
intensamente dal 2007, quando la città è stata Capitale Europea della Cultura.
Il Teatro Nazionale Radu Stanca
propone ogni stagione molte prime, alcune prodotte in collaborazione con
l’Accademia di Teatro della città. Otto delle più nuove produzioni del teatro
Radu Stanca sono state presentate a fine marzo nell’ambito di una
microstagione volta a promuovere il teatro anche tra i critici, i giornalisti e
gli spettatori nel resto del Paese. Vediamo alcuni dei temi che il teatro
nazionale di Sibiu propone al suo pubblico, diventato sempre più intenditore e,
allo stesso tempo, più critico negli ultimi anni, al fine di fidelizzarlo.
L’uomo buono di Sîciuan, di Bertold Brecht, con la regia di Anca
Bradu, è una delle prime dell’attuale stagione, che lancia una domanda che
sembra più necessaria che mai: cosa significa essere buono? In un mondo
devastato dalla povertà, corruzione, volgarità e scontrosità, una prostituta è
scelta dai tre dei-viaggiatori partiti alla scoperta del bene rigeneratore
affinchè salvi il mondo. L’attrice protagonista è Diana Fufezan, una delle più apprezzate attrici
del Teatro Radu Stanca.
Il testo mi ha fatto pormi molte domande.
La più importante è cosa significa essere buono? Compiere atti di bontà perchè
è cosi’ che si deve fare, è cosi’ che ti viene chiesto oppure compiere atti di
bontà perchè è cosi’ che senti, e compierli anche se, ad un certo punto, stai
male. Tutto al fine che gli altri stiano bene. Oppure dare del poco che hai
affinchè gli altri vivano. E quando gli altri ti fanno del male, tu riuscire a
restare buono. Questa la grande domanda: cosa significa essere o restare
buono?, spiega Diana Fufezan.
Perchè Diana Fufezan conosce molto bene il
pubblico di Sibiu, le abbiamo chiesto in che misura crede che sia interessato
ad un simile tema.
Va bene andare al teatro e solo ridere,
rilassarsi. È meraviglioso e mi piacciono le commedie. Ma credo sia altrettanto
bene avere il coraggio di farsi delle domande. E, quando uno giunge a casa,
prima di addormentarsi, forse trova una risposta, forse no, ma c’è qualcosa che
fa pensare. E credo che il pubblico di Sibiu sia meraviglioso. Lo dico
giudicando dalle reazioni e il modo in cui viene al teatro. E l’amore con cui
ci accoglie a prescindere dallo spettacolo è lo stesso, motivo per cui mi sento
felice e voglio ringraziarlo. Credo che vengano a spettacoli diversi e si siano
abituati ad una grande diversità e continuino a venire a tutti. È vero che, nel
periodo che viviamo attualmente nel Paese, visto che parliamo di bontà, i temi
dello spettacolo L’uomo buono di Sîciuan sono molto attuali, racconta sempre
Diana Fufezan.
E, siccome parliamo di bontà, la religione e il
modo in cui ci rapportiamo ad essa ai nostri giorni vengono affrontati nello
spettacolo 10 di Csaba Szekely, con la regia di Radu Nica, realizzato
nell’ambito del progetto europeo Be SpectACTive!. I dieci comandamenti del
Vecchio Testamento sono il pretesto per costruire dieci storie contemporanee.
Per il drammaturgo Csaba Szekely, lo spettacolo coglie i personaggi in situazioni
insolite, ma anche eccezionali di vita. Ciascuna decisione morale presa ad un
certo punto da uno dei personaggi ha un effetto maggiore sulla vita del
seguente. Il regista Radu Nica è preoccupato dal tema della religione in modo
speciale da tempo.
Cosa mi propongo con questo spettacolo è di
spingere ciascuno di noi a ripensare il suo rapporto con la religione. Credo
che in Romania sia una discussione estremamente attuale – anche nel contesto
della costruzione della Cattedrale della Redenzione della Nazione e
dell’obbligo di studiare religione nelle scuole. Spero che questo spettacolo
abbia sul pubblico un effetto di aumento della consapevolezza, oltre,
ovviamente, al fatto che emoziona. Ma sarei piuttosto interessato che il
pubblico si chiedesse due volte che c’entrano ancora questi comandamenti,
attualmente, con noi. Io credo che questo sia uno spettacolo valido per il
pubblico romeno e persino per quello straniero. È in una certa misura un
affresco della società romena attuale, attraverso questa lente, dei dieci
comandamenti, racconta Radu Nica.
Il regista Radu Nica è di Sibiu, lavora molto con
gli attori del Teatro Radu Stanca e conosce bene il pubblico amante del
teatro di Sibiu, le cui reazioni allo spettacolo gli interessano.
È, tuttavia, la città che ospita la Chiesa
metropolitana della Transilvania. E qui la chiesa è un fattore molto
importante. Non voglio criticare questa istituzione, ma, come qualsiasi
istituzione dello stato, credo che debba essere sotto l’attenta sorveglianza
dei cittadini, per non entrare nella zona degli abusi. Nel momento in cui uno
ha la sensazione di non essere messo mai in dubbio, si può permettere qualsiasi
cosa. E simili derive vanno controllate, precisa Radu Nica.
Sempre durante la microstagione del Teatro
Nazionale di Sibiu, il giovane regista Botond Nagy ha invitato il pubblico ad
assistere a ciò che ha definito l’installazione tecnopoetica Hedda
Gabler, di Henrik Ibsen. Interessato all’universo scandinavo, ritiene Hedda
Gabler uno dei più belli ed elaborati personaggi, un personaggio molto umano.
Per quanto riguarda i temi proposti al pubblico tramite questo spettacolo,
Botond Nagy ci ha detto: Ci troviamo nella situazione fortunata in cui l’opera
diIbsen affronta moltissimi temi. Al di là dell’angoscia e della
manipolazione presenti nell’intero testo, c’è un tema molto attuale anche dal
punto di vista sociale – la pressione finanziaria, la crisi finanziaria,
presente in tutti gli scritti di Ibsen. Qui è illustrata tramite Jorgen Tesman.
Anche l’amore è essenziale in Ibsen. Persino Ibsen ha avuto una vita
movimentata e piena di avventura, che si ritrova nella relazione tra Hedda
Gabler ed Ejlert Lovborg, che anche per me è stata una speciale e molto
personale. In un certo modo, è da qui che sono partito anch’io. Ma credo che,
inanzittutto, il tema principale che mi ha interessato è la relazione dell’uomo
con il mondo – non sappiamo dove siamo, cosa vogliamo fare, verso che cosa
andiamo. È un caos in non so quando si ravviserà la calma. Forse mai. E forse
ciò non è un problema. (traduzione di Adina Vasile)