Nuovo spettacolo marchio Vanner Collective
Vanner Collective è un gruppo di creatori teatrali indipendenti fondato nel 2014 come piattaforma creativa in Romania, Irlanda e Gran Bretagna.
Ion Puican, 23.02.2022, 08:32
Vanner Collective è un gruppo di creatori teatrali indipendenti fondato nel 2014 come piattaforma creativa in Romania, Irlanda e Gran Bretagna. Il loro più recente spettacolo è Captain Amazing, con il testo del drammaturgo britannico Alistar McDowall e la regia di Nicolae Constantin Tănase, vincitore del Premio Gopo per Il mondo è mio nel 2016. Protagonista dello spettacolo è l’attore Liviu Romanescu, produttore e co-fondatore di Vanner Collective, ch ci offre maggiori dettagli.
È una delle iniziative di Vanner mirata alla vulnerabilità e all’accettazione degli adulti, alle debolezze e a come noi, adulti, possiamo trasformare quest’area di vulnerabilità in superpotere. Lo spettacolo rientra in un’iniziativa avviata da Vanner Collective, cofinanziata dall’Amministrazione del Fondo Nazionale per la Cultura. Il progetto si articola come partenariato e coproduzione con il Teatro unteatru, un’iniziativa più ampia, volta a sviluppare la capacità di aumentare la resilienza e di guardare e trasformare le debolezze, i punti apparentemente deboli, in potere e superpotere, per rimanere nel regno degli eroi, spiega Liviu Romanescu, accompagnandoci nell’atmosfera dello spettacolo Captain Amazing, e rivelandoci i segreti concettuali dietro le quinte.
Porta in primo piano un padre – normale, banale, un padre che sta cercando di assumere il ruolo in famiglia, un padre di una figlia, un adulto che osserva le sue debolezze e mancanze e che, purtroppo, si lascia farsi dominare e sopraffare da queste debolezze. Perciò inventa per sua figlia Emilia un supereroe, questo Capitan Amazing, l’alter ego del protagonista Marc, che raccoglie nel suo mantello tutti i superpoteri che Marc non ha. E il padre pensa che questo supereroe, in effetti, sia tutto ciò che sua figlia vuole. Infatti, proprio come nella vita, dopo tanti alti e bassi, attraversando tante onde, arriva a rendersi conto e capire e anche presumere, alla fine, il fatto che lui stesso basta e che rappresenta tutto ciò che sua figlia vuole da lui: così com’è – con mancanze e vulnerabilità – e alla fine accetta questa realtà. Praticamente, è il percoso dell’uomo dei nostri giorni, che affronta tutti gli elementi tecnici, la telefonia mobile, tutte le relazioni, tutte le paure e, purtroppo, tutte le proiezioni che noi adulti facciamo su tutto ciò che ci circonda, ma soprattutto, direi, sul rapporto con i propri cari. È una storia segnata da molto umorismo, con momenti tristi, ma alla fine il messaggio che lo scrittore e la performance mettono davanti allo spettatore è che in ognuno di noi c’è un supereroe. Ci deve essere solo una buona ragione per indossare il mantello. Penso che l’importanza del supereroe al giorno d’oggi derivi proprio dall’abbraccio dell’umano nel supereroe. Se 30-40 anni addietro nei film, nei libri, nei fumetti, il supereroe era unidirezionale, aveva un tocco molto grosso, buono o cattivo, nei nostri giorni vediamo come i supereroi indossano entrambi i lati, sono umani, si rivelano. L’immagine del supereroe è infatti quell’immagine dominata in ugual misura da vulnerabilità e potere. Onde anche il nostro interesse nel guardare in che modo i creatori generano ciò che c’è dietro il processo creativo, qual è la vulnerabilità e come gioca il creatore, come modella usando quella vulnerabilità, conclude Liviu Romanescu.