La casa museo Mihai Eminescu a Ipotești
Oggi arriviamo nel nord-est della Romania, in provincia di Botoșani, per aprire le porte di un museo speciale.
Daniel Onea, 21.01.2022, 11:10
Oggi arriviamo nel nord-est della Romania, in provincia di Botoșani, per aprire le porte di un museo speciale. Entriamo nella casa del poeta nazionale romeno, Mihai Eminescu, che si trova a Ipotești, dove il visitatore può vedere oggetti appartenuti alla famiglia Eminovici, come il cofanetto portagioielli della madre del poeta, il portatrucchi del poeta del periodo in cui recitava nelle commedie, argenteria, armadietti in legmo di rosa, ma anche molti libri. La nostra guida è la museografa Elena Smaranda Berescu.
La casa fu demolita nel 1924, in quanto gli ultimi proprietari non riuscirono a mantenerla. Sono seguite due ricostruzioni. Dalla prima, compresa tra il 1934 e il 1936, è uscita una casa bella e resistente, che, però, non corrispondeva ai piani iniziali. Così, dopo molte insistenze da parte di studiosi di Eminescu e autorità locali, fu decisa la seconda ricostruzione. I lavori iniziarono nel 1976 e furono inaugurati a giugno 1979. Nella sua forma attuale, è pienamente conforme al disegno originale. La casa ha tre stanze e un ingresso, il soggiorno, l’ufficio del padre, che era prima della camera da letto del padre e dell’ultimo neonato. C’era anche la camera delle ragazze. I ragazzi dormivano in un altro edificio, che purtroppo non esiste più, spiega la nostra guida.
Gli Eminovici erano una famiglia benestante, ma anche numerosa. La coppia Raluca e Gheorghe Eminovici ebbe 11 figli – sette maschi e quattro femmine. Ma nel salone vedrete solo sette foto, continua Elena Smaranda Berescu. Non abbiamo delle foto per quattro dei bambini, poiché sono morti prematuramente. Nel soggiorno, sopra il pianoforte, si vedono le foto di cinque ragazzi e due ragazze, Aglaia e Harieta. Aglaia è l’unica che si è sposata, quindi veniva a Ipotești solo in visita. Harieta è quella che è rimasta più a lungo a Ipotești, a causa di un difetto locomotore a causa della poliomielite all’età di 5 anni. Trascorse quasi tutta la vita a Ipotești, solo verso la fine si trasferì a Botoșani, dove si prese cura del nostro poeta negli ultimi anni della sua vita. Nel soggiorno vedrete il tavolo di famiglia, con le sei sedie avvolte in cuoio di Cordova. Nelle vetrine si possono vedere alcuni cucchiaini scoperti nelle fondamenta della vecchia casa. Hanno il monogramma della madre RE, del poeta e di suo fratello Matei. Inoltre, sulle stufe, ma anche nello studio del padre, ci sono dei pezzi di terracotta di colori più chiari. Sono stati ritrovati sempre nelle fondamenta e inseriti nella struttura delle stufe secondo il modello originale, dice ancora la museografa.
Nello studio del padre si trovano la scrivania con il calamaio, la sedia e la scatola di metallo in cui conservava i documenti. L’ufficio era stato precedentemente la camera da letto dei genitori e dell’ultimo neonato. Delle cinque foto dei ragazzi nel soggiorno, riconoscerete quella del poeta Mihai Eminescu. La prima fotografia, quella emblematica, fu scattata all’età di 19 anni, nel 1869, quando il poeta era a Praga. Nello studio vedrete altre sue foto, scattate a diverse età, a 24, 28, 34 e 37 anni, due anni prima della morte. Accanto alle sue foto, vedrete quelle dei suoi genitori, nati in località e ambienti sociali diversi. La madre proveniva dall’alta società. Era nata nel villaggio di Joldeș, comune di Vorona, Botoșani, e ha portato in dote una considerevole somma di denaro. Il padre era nato in provincia di Suceava, in una famiglia numerosa ma modesta, onde la sua ambizione di raggiungere lo stesso livello finanziario della moglie Raluca. È riuscito a farlo mantenendo la posizione di funzionario che raccoglieva le tasse sull’alcol. Era un grado principesco, ottenuto per decreto. Con questa funzione, Gheorghe Eminovici ha ottenuto 420 ettari. Nella casa museo, vedrete anche una piccola biblioteca, dove conserviamo alcune copie della grande biblioteca di famiglia, la terza o la quarta in tutta la Moldavia. D’altra parte, nell’atrio della casa si trova il cofanetto della dote della madre, fatto a mano in rovere, a Firenze, in Italia. Si dice che più ricca e meravigliosamente scolpita fosse questa scatola, meglio si sapeva che la ragazza proveniva da una famiglia benestante, conclude la museografa Elena Smaranda Berescu.
Edizione realizzata con il supporto del Dipartimento per le Relazioni Interetniche del Governo di Romania.