Il Museo del Contadino Romeno: Settembre all’insegna della Croce
Asse del mondo, simbolo della vitalità e della forza rigeneratrice, pilone votivo della casa e testimonianza del sacrificio, la Croce è il simbolo più importante della Cristianità.
Monica Chiorpec, 18.09.2020, 18:46
Asse del mondo, simbolo della vitalità e della forza rigeneratrice, pilone votivo della casa e testimonianza del sacrificio, la Croce è il simbolo più importante della Cristianità. Il mese di settembre è dedicato alle valenze di questo simbolo, e la mentalità tradizionale le riprende per metterle in evidenza attraverso le icone e i crocifissi in legno. Dopo il 1 settembre, che segna l’inizio del nuovo anno liturgico ortodosso, il 14 settembre viene celebrata l’Esaltazione della Santa Croce. Ogni anno, in prossimità di questa Festa, il Museo Nazionale del Contadino Romeno di Bucarest dedica tre giorni alla Croce e alle icone contadine, con l’intento di portare avanti mestieri sempre più rari.
Ci accompagna Lila Passima, responsabile della Sezione Educazione Museale e coordinatrice della Fiera degli artigiani che lavorano icone e crocifissi. In primo luogo, è una scomessa del Museo con la civiltà urbana nel celebrare una tradizione. Naturalmente, parliamo di Cristianesimo in dialogo con la civiltà contadina per quanto riguarda l’icononografia e le raffigurazioni della Croce. Questa iniziativa è partita come una fiera, diventata lungo il tempo un atto culturale che replichiamo ogni anno, grazie alla nostra ostinazione di far vedere al pubblico da dove trae l’icona contadina la sua forza e vitalità. Parliamo dell’icona contadina poichè quasi tutti gli artigiani presenti recuperano temi iconografici e raffigurazioni delle scuole di pittura su vetro degli antichi nuclei di questo mestiere in Romania, spiega Lila Passima.
Questo atto culturale marchio del Museo del Contadino Romeno si propone di ricordare al pubblico quanto sia importante conservare e rivitalizzare la pittura delle icone su vetro, ma anche l’arte dei crocifissi. Nomi importanti di artisti e artigiani aspettano il pubblico alla Galleria d’Arte Contadina del Museo per tutta la durata dell’anno, aggiunge Lila Passima.
A completare le collezioni del Museo, sono un gruppo di artigiani che non avevano una preparazione professionale. Si sono perfezionati nell’arte del dipingere icone da autodidatti, studiando nelle biblioteche, con disegni tratti dalle icone incluse nelle nostre collezioni. Così sono nate anche raffigurazioni e interpretazioni personali in alcuni centri antichi, quali Gherla, la Contrada di Olt, la Contrada di Făgăraș, Mărginimea Sibiului. Alcuni sono già rinomati: Nicolae Muntean, dichiarato tesoro umano vivente, Angela Ludoșanu, Mihaela Bercea, Oana Musceleanu, Teodora Roșca, accanto ad artisti contemporanei che valorizzano le risorse del segno della Croce, come Daniel Stancu e Bogdan Herăscu, spiega ancora la nostra ospite.
Una pronta replica al consumismo e un’iniziativa unica di conservare la cultura tradizionale, che Lila Passima ritiene essenziali nello sforzo di mantenere vivo il patrimonio contadino. L’artigianato è ormai un mestiere di nicchia. Siamo quasi un’oasi, un’isola in mezzo al mare del consumismo che ha inondato negli ultimi anni la società urbana. Ci auguriamo vivamente di resistere, poichè sono sempre in meno gli artigiani che lavorano icone. Forse le raffigurazioni dell’icona bizantina sono più vicine alla gente che vive in città, quindi speriamo bene che questo mestiere porti avanti la tradizione, visto che abbiamo anche la Facoltà di Teologia, come anche quella di Restauro presso l’Università Nazionale di Belle Arti. Invece, comincia ad essere difficile la situazione degli artigiani che lavorano icone dipinte su vetro, dato che si tratta di un confine tra mestiere, necessità commerciali e finanziarie. Siamo in un momento in cui enti come il Ministero della Cultura dovrebbero orientare l’appoggio verso questo tipo di mestieri in via di estinzione, conclude Lila Passima.
Quando due legni si fanno croce, succede una cosa straordinaria. Nasce un segno con risorse inesauribili, sempre nuovo, carico di qualcosa che supera la somma dei dati fisici degli oggetti che entrano nell’incrocio, notava Horia Bernea, uno dei più grandi pittori romeni contemporanei, che ha ridato l’identità al Museo del Contadino Romeno nei primi anni 1990.