La storia della tutela dell’infanzia in Romania
Il primo istituto moderno di tutela dell'infanzia in Romania è stato aperto nel 1897.
Steliu Lambru, 31.01.2023, 01:46
Il bambino occupa un posto speciale nella storia dellumanità, essendo, infatti, attore e creatore della storia, come ogni essere umano. Ma ha sempre avuto bisogno di protezione e nel tempo persone comuni o istituzioni come la Chiesa nel Medioevo e lo stato e varie istituzioni del periodo moderno si sono assunti ruoli protettivi nei suoi confronti.
Il mondo romeno ha avuto più o meno la stessa storia della tutela dellinfanzia come le aree geoculturali che lo hanno influenzato. Nella seconda metà dellOttocento lo stato moderno si è assunto il ruolo di protettore attivo dellinfanzia istituendo nidi dinfanzia, case di cura e orfanotrofi. I bambini che avevano bisogno di tali istituzioni erano gli oppressi: gli orfani, gli abbandonati, i poveri, i senzatetto, i malati gravi e gli incurabili. Il primo istituto moderno di tutela dellinfanzia in Romania è stato aperto nel 1897, quando è stata fondata la Società di assistenza sociale “Il nido dinfanzia Santa Caterina”. Qui sono stati portati bambini poveri, bambini senza madre, giovani ragazze madri. Tra i fondatori cerano Ecaterina Cantacuzino, moglie del politico conservatore Gheorghe Grigore Cantacuzino, Irina Cantacuzino, la loro figlia e il dottor Thoma Ionescu. E il Municipio di Bucarest ha donato un terreno di 20.000 metri quadri nel nord della città, vicino allattuale Arco di Trionfo, su cui sono stati costruiti sette edifici. Nel 1948, lanno in cui il nido dinfanzia fu nazionalizzato dal regime comunista, migliaia di bambini erano passati attraverso il rispettabile istituto di beneficenza.
Oana Drăgulinescu, la direttrice del più recente progetto museale in Romania, il Museo dellAbbandono, ha sottolineato il ruolo pionieristico nella tutela dellinfanzia svolto dal nido dinfanzia Santa Caterina. “È chiaro che per molto tempo il bambino ha avuto un ruolo non privilegiato nella famiglia. I bambini erano tanti, hanno iniziato ad essere usati fin da piccoli, non diciamo sfruttati, ma comunque dovevano avere un ruolo in famiglia. Erano una bocca da sfamare e allora dovevano produrre il proprio cibo. Quello che ho trovato nei documenti dellIstituto Santa Caterina è che intorno al 1900 iniziò in Romania una strutturazione della tutela dei minorenni. E in questa prospettiva il nido dinfanzia Santa Caterina fu pioniere, perché disse: non accogliamo più semplicemente i bambini abbandonati, ma li adottiamo legalmente. Non affidiamo più i bambini alle balie, ma creiamo un sistema in cui queste donne, le future affidatarie, siano sorvegliate su come nutrono i bambini, in che modo li educano, cominciano, quindi, a supervisionare in qualche modo laccudimento dei bambini a lungo termine per avere il controllo sul loro futuro.”
Il regime comunista insediato il 6 marzo 1945 portò in Romania unaltra realtà sociale. Poiché tutto subi una trasformazione radicale in cui lessere umano fu brutalizzato al massimo, anche la protezione dei bambini fu, di conseguenza, adattata. “Poi si insediò il comunismo e Ceaușescu disse: vogliamo una relazione forte, vogliamo sempre più figli e trova questa formula del decreto 770 che vietava la contraccezione. Il che portò a un boom delle nascite. I bambini nati in quegli anni passarono alla storio come “i figli del decreto”. Solo che Ceausescu non aveva pensato alla capacità del popolo romeno di crescere i bambini. Era un popolo già impoverito, già nella morsa dellausterità che il partito comunista imponeva. La gente iniziò ad abbandonare sempre di più i bambini e lo stato romeno iniziò a costruire sempre più istituzioni”, ci ha detto Oana Dragulinescu.
La società socialista era una società in cui luomo doveva essere felice e perfetto. E qualsiasi deviazione biologica era trattata brutalmente. “Apparve anche questa percezione della perfezione del bambino comunista, che doveva soddisfare determinati standard. Chi non era in regola, e questo poteva significare assolutamente qualsiasi cosa, anche lo strabismo, veniva portato nelle case-ospedale che, nel tempo, per il loro numero elevato e per limpreparazione del sistema a sostenere questi bambini, diventarono campi di sterminio. Questo è quello che successe nel 1989, questo è ciò che trovarono le televisioni occidentali che vennero qui e inorridirono davanti a queste immagini che somigliavano a quelle di Auschwitz. Solo che non fu durante il nazismo, ma nel 1989 in Romania: bambini legati ai letti, bambini legati con catene, bambini trattati in modo disumano”, ci ha raccontato Oana Dragulinescu.
Dopo il 1989, quando il regime comunista è crollato in Romania, è stato necessario ricostruire la tutela dellinfanzia. È stato uno sforzo che la società si è ha assunta. “Solo che le cose non si sono fermate nel 1989. Non è stata una transizione improvvisa, non è stato come se il popolo romeno si fosse improvvisamente illuminato e avesse iniziato ad avere risorse per questi bambini, ma le cose sono continuate molto tempo dopo. È stato un periodo di caos totale anche fino al 2004, quando la legge sulla tutela dellinfanzia è praticamente cambiata. Fino allora le cose sono continuate in una formula quasi simile”, ci ha raccontato Oana Dragulinescu.
E il nuovo progetto del Museo dellAbbandono invita appunto a una riflessione su un passato problematico.