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La Romania e la rivoluzione bolscevica

Durante la Prima Guerra Mondiale, la Romania fu costretta a far fronte a un doppio assalto, sia del nemico che aveva di fronte, che del nemico alle spalle. E la rivoluzione bolscevica fu il nemico alle spalle cui meno si aspettava.

La Romania e la rivoluzione bolscevica
La Romania e la rivoluzione bolscevica

, 25.01.2021, 08:01

Durante la Prima Guerra Mondiale, sul territorio della Romania entrarono come alleati soldati russi. Lalleanza era stata sancita il 16 agosto del 1916, quando la Romania entrò nella Prima Guerra Mondiale accanto a Francia, Gran Bretagna e Russia. Laiuto russo non arrivò subito e, allorquando arrivò, fu scarso e poco convincente. Lesercito romeno fu sconfitto e a dicembre 1916 le autorità romene si rifugiarono in Moldavia. Laiuto militare russo consistente arrivò solo nei primi giorni del 1917 e fu la presenza di un milione di militari sul territorio romeno. La cooperazione romeno-russa funzionò in modo soddisfacente, garantita dallimplicazione diretta della Francia, e gli eserciti delle Potenze Centrali non riuscirono a rompere il fronte nel 1917.



Ma il 1917 non finì altrettanto promettente comera iniziato, al contrario. Le due rivoluzioni in Russia demoralizzarono lesercito russo e la sua disorganizzazione metteva in pericolo non solo il fronte nei Carpazi, ma anche lordine sociale esistente. Allorquando Lenin e il suo gruppo trionfarono e instaurarono il regime bolscevico a novembre del 1917, la situazione in Romania sfuggì a qualsiasi controllo. I militari russi si trasformavano da alleati in nemici e lesercito romeno constatava stupito che lalleato di ieri, diventato il nemico di oggi, era almeno altrettanto pericoloso come il nemico tedesco dichiarato. Con grandi sforzi, lesercito romeno riuscì a sedare la rivolta dei militari russi e a ripristinare lordine.



Lo storico Șerban Pavelescu dellIstituto di Studi Politici, Difesa e Storia Militare ha edito il libro “Lalleato nemico”, contenente le memorie di due generali russi, Nikolai A. Monkevitz e Aleksandr N. Vinogradski. I due generali erano sul fronte romeno negli anni 1917-1918 e dai loro scritti apprendiamo come è stata costretta la Romania a far fronte alla rivoluzione bolscevica.”Gran parte di queste truppe russe erano dietro il fronte, con una grande concentrazione nella zona Nicolina, prima di Iași. Lagitazione bolscevica verificatasi là, i comitati rivoluzionari creati dopo ottobre 1917, minacciavano le strutture politiche e amministrative dello stato romeno. Mancava poco allo scoppio del conflitto e nellinverno del 1917-1918 le truppe romene furono costrette a intervenire, in fin dei conti, contro lex alleato per evacuarlo dal territorio della Romania. Così si giunse nel 1918 a delle vere battaglie tra le truppe romene e russe, quelle romene cercando di impedire alle truppe russe di lasciare il fronte con lequippagiamento, larmamento e la munizione. Dietro il fronte, la mancanza di disciplina, la disorganizzazione, lagitazione rivoluzionaria trasformarono le truppe russe in gang di saccheggiatori che distrussero tutto laddove passarono”, ha raccontato Șerban Pavelescu.



La violenza mostrata dai militari russi fu una estrema, soprattutto in Bessarabia o lodierna Repubblica Moldova.”Queste truppe sconfitte ed evacuate manu militari dalle truppe romene, attraversarono il fiume Prut e scatenarono il terrore. Lintervento delle truppe romene del marzo 1918 in Bessarabia non fu altro che una reinstaurazione dellordine e della pace nel contesto in cui la vita e i beni, per non parlare più delle decisioni degli organismi democraticamente eletti dei romeni tra il Prut e il Dniester, erano messi in pericolo dalle ambizioni egemoniche bolsceviche”, ha raccontato ancora Șerban Pavelescu.



Le pagine dei due generali russi sono piene di dettagli su come percepiva la gente la realtà della guerra e i cambiamenti che avvenivano con tanta rapidità sotto i loro occhi.”Sono interessanti i dettagli sul modo in cui funzionavano le relazioni allinterno dellesercito russo in quel periodo. Possiamo vedere come si arrivò alla situazione estrema in cui il generale Serbacev, lultimo comandante delle truppe russe sul fronte romeno, dovette essere protetto da un plotone di fanteria romeno dalle proprie truppe. Si scopre poi come si cercarono delle soluzioni per offrire una motivazione a quelle truppe affinchè continuassero a combattere. Il Governo provvisorio onorò molto difficilmente limpegno preso nei confronti degli alleati occidentali a motivare le truppe affinchè continuassero. Per quanto riguarda i bolscevichi le cose stavano diversamente e loro furono disposti, e ciò si vide anche sul fronte romeno, a tutte le sorti di concessioni per tenersi il potere conquistato”, ha spiegato Șerban Pavelescu.



Șerban Pavelescu mostra che, nonostante questa situazione e gli ingenti danni provocati dai russi, lintervento dei romeni fu decisivo nel caso di molti di loro. Una buona parte dei militari russi riuscirono a riconsiderare le proprie opinioni e a rinunciare al radicalismo rivoluzionario.”Da notare una cosa: il distanziamento del fronte romeno da Mosca e dal centro, il modo in cui funzionarono le truppe russe, persino lesempio delle truppe romene che non si lasciarono contaminare dal bolscevismo, fecero sì che le disfunzionalità nelle truppe russe, il loro grado di bolscevizzazione, fosse il più basso sullintero fronte orientale. Dal fronte romeno venne reclutato il maggior numero di truppe che combatterono da parte dei Bianchi (N.d.R. i controrivoluzionari russi). E non parlo di battaglioni o unità di ufficiali, sottufficiali e cadetti. Si trattò di truppe regolari che accettarono e si arruolarono, osservando la disciplina, da parte degli eserciti bianchi”, ha raccontato lo storico Șerban Pavelescu a RRI.



Negli anni della Prima Guerra Mondiale, la Romania fu costretta a far fronte a un doppio assalto, sia del nemico che aveva di fronte, che del nemico alle spalle. E la rivoluzione bolscevica fu il nemico alle spalle cui meno si aspettava.




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