Arlette Coposu
Le donne soffrirono nei carceri comunisti tanto quanto gli uomini. Un esempio fu Arlette Coposu, moglie del prigioniero politico Corneliu Coposu, che scontò 14 anni di reclusione per le convinzioni proprie e del marito.
România Internațional, 12.09.2020, 19:22
Le donne soffrirono nei carceri comunisti tanto quanto gli uomini. Un esempio fu Arlette Coposu, moglie del prigioniero politico Corneliu Coposu, che scontò 14 anni di reclusione per le convinzioni proprie e del marito. Arlette Coposu fu integra, intelligente, calda e devota come suo marito, Corneliu Coposu. Su Corneliu Coposu si scrisse tanto dopo il 1989. Coposu fu, del resto, un modello della rinascita della democrazia romena e un modello di resistenza, con dignità, davanti alla sofferenza estrema, negli anni del comunismo. Segretario personale del grande politico Iuliu Maniu nel dopoguerra, Corneliu Coposu fu incarcerato per 17 anni e mezzo, dal 1947 al 1964, di cui 8 passati in isolamento completo. A dicembre 1989, fu quello che, assieme ad alcuni superstiti dei carceri comunisti, ricostrui il Partito Nazionale Contadino Democristiano in Romania. Della moglie Arlette si parlò molto meno rispetto a quanto avrebbe meritato.
Vittima degli orrori del comunismo, Arlette ebbe un destino ancora più ingiusto del marito, soprannominato “Il Senior”. Dopo larresto di Corneliu Coposu, il 14 luglio del 1947, Arlette fu sfrattata dalla casa in cui abitava assieme al marito e andò a vivere con la famiglia di Corneliu Coposu. Nel 1950, assieme a sua sorella France, fu arrestata e condannata a 14 anni di reclusione, con laccusa di spionaggio a favore della Francia. Sua sorella France mori nel carcere, mentre Arlette, nonostante sopravissuta al carcere, mori nel 1966 per un cancro, a due anni dal rilascio e la riunione con il marito. Dopo il decesso di sua moglie, Corneliu Coposu non si sposò più e non ebbe figli. Arlette Marcovici, che sarebbe diventata Arlette Coposu, nacque nel 1915, a Costanza. Suo padre era il generale Marcovici e sua madre era Jeanne Huser, di origine franco-svizzera. Arlette ebbe tre sorelle: Odette, dal primo matrimonio del padre, France e Antonietta. La famiglia Marcovici aveva un albergo a Costanza, in riva la mare, che si chiamava “LAlbergo Francese”, e fu in questo albergo che si incontrarono, nel 1941, Arlette Marcovici e Corneliu Coposu. Si sposarono il 24 ottobre del 1942 e rimasero insieme solo per 6 anni.
Molti parlano di ciò che significò Corneliu Coposu nella storia della Romania e significò sicuramente moltissimo. Ci sono storici secondo i quali la democrazia in Romania sarebbe stata ancora più difficile da ricostruire se Corneliu Coposu non fosse sopravissuto al regime comunista. Ma per conoscere meglio la personalità di un uomo come il Senior è molto importante andare oltre il personaggio politico e considerare le sue sensibilità, le persone che gli furono più vicine, come la sua famiglia. Ionuț Gherasim, il presidente della fondazione “Corneliu Coposu”, ha letto un ritratto di Arlette Coposu, realizzato da sua cognata, Flavia Bălescu-Coposu. “Il nome Arlette entrò nella nostra casa tanto inaspettatamente, quanto sorprendentemente. Era nella primavera del 1941, quando noi eravamo in un rifugio, lontano da casa. Mio padre era tornato da Bucarest dove aveva partecipato a un incontro con larcivescovo Andrea Casulo, nunzio papale. Dopo la conferenza, mio padre si incontrò con Cornel che veni accompaganto da una signorina bionda, dagli occhi azzurri. Parlava il più bel romeno, quello letterario, senza alcun accento provinciale. Aveva il volto pieno di luce e lo sguardo diretto. Mio padre ci disse che lui sentiva che lei sarebbe diventata la moglie di Cornel. Il loro matrimonio durò, dal punto di vista calendaristico, 24 anni. Ma insieme ne passarono solo 6. Nella sua breve vita accanto a noi, labbiamo amata e ammirata e lei fu la personificazione del nome Arlette (“Onore”) comè definito nel dizionario: competente, attiva, amichevole, generosa, attenta, seria, creativa e temperamentale”.
La storica Andreea Mâniceanu firma una biografia di Arlette Coposu. Lautrice passò decine di ore in compagnia di Flavia Bălescu-Coposu e Rodica Coposu, le sorelle di Corneliu Coposu e cognate di Arlette Coposu, dalle quali apprese storie sulla relazione tra i due coniugi, vide foto e documenti dallarchivio di famiglia. Ne risultò un volume di microstoria di cui lautrice è molto fiera perchè è riuscita a trovare per la sua eroina un posto nella storia recente della Romania e un posto nella memoria delle donne che difesero il loro onore davanti al male e trovarono la forza di guardare al futuro. “Una storia di vita è portata avanti. È una storia di vita perchè Arlette Coposu fu un esempio di dignità e modestia. Fu una donna straordinaria, con un coraggio e una fede irremovibili. Se guardiamo la foto scattata nel giorno della sua liberazione, dopo 14 anni di torture nei carceri comunisti, vediamo Arlette trovare la forza di sorridere. È una foto in cui una donna, dopo più di un decennio di sofferenza estrema, trova quella forza di continuare a guardare con ottimismo al futuro. Anche solo per questo merita di essere ricordata dalla storia”, ha raccontato Andreea Mâniceanu.
La tragedia di Arlette Coposu è poco nota ai romeni di oggi. Ma almeno grazie ai due busti di suo marito e al fatto che uno dei vialoni di Bucarest gli fu intitolato e grazie agli altri monumenti che gli furono dedicati nel Paese, ad Arlette fu fatta giustizia.