Centenario del Trattato del Trianon
Il 4 giugno del 1920, al Grand Trianon di Versailles veniva firmato il Trattato di pace tra l'Intesa vincitrice nella prima Guerra Mondiale e l'Ungheria.
Steliu Lambru, 03.06.2020, 12:14
Il 4 giugno del 1920, al Grand Trianon di Versailles veniva firmato il Trattato di pace tra l’Intesa vincitrice nella prima Guerra Mondiale e l’Ungheria. Di conseguenza, sulla mappa dell’Europa apparivano nuovi Paesi quali Jugoslavia, Cecoslovacchia e Ungheria, nonchè Stati che avevano raddoppiato il territorio e il numero di abitanti come la Romania. Il nuovo Regno di Romania includeva ora il Banato, la Bucovina, la Crisana, il Maramures e la Transilvania, province dell’Austria-Ungheria abitate da popolazione a maggioranza romena. A marzo 1918, la Bessarabia, provincia romena sul territorio russo, si era unita alla nuova costruzione panromena, in base al principio dell’autodeterminazione nazionale. Il Trattato del Trianon venne firmato per stabilire le frontiere della nuova Ungheria con i suoi vicini : Austria, Cecoslovacchia, la futura Jugoslavia e la Romania.
La Grande Guerra si era conclusa a novembre 1918, con la resa della Germania davanti alle forze franco-anglo-americane. Però la popolazione ungherese e le sue elite non accolsero con rassegnazione la fine del conflitto, per cui ricorsero alla formula rivoluzionaria di rovesciare l’ordine esistente, secondo il modello della rivolta bolscevica guidata da Lenin in Russia nel 1917. Cosicchè la repubblica sovietica ungherese fondata nel 1919 avviava una guerra contro la Cecoslovacchia e la Romania per recuperare i territori. In seguito alle vittorie degli eserciti cecoslovacco e romeno, le truppe romene occuparono Budapest e l’Ungheria sovietica venne sciolta. All’inizio del 1920, si poteva finalmente firmare l’ambitissima pace con l’Ungheria.
Lo storico Ioan Scurtu descrive l’atmosfera all’inizio del 1920 nella metà orientale dell’ex Austria-Ungheria, che ha preceduto la firma del trattato di pace. Il Trattato del Trianon venne firmato dopo dibattiti abbastanza accesi, con la partecipazione della delegazione dell’Ungheria a partire da gennaio 1920, che tentò di ottenere il mantenimento dell’integrità territoriale, contestando le rivendicazioni e le decisioni dei romeni, slovacchi, croati e sloveni che si erano uniti e avevano formato nuovi stati. Il Trattato fu firmato in ritardo anche perchè la delegazione ungherese capeggiata da Albert Apponyi si rese conto di non avere successo alla conferenza di pace, in quanto le decisioni si basavano sul principio dell’autodeterminazione nazionale, quindi della volontà dei popoli. Il primo ministro francese Alexandre Millerand, che presiedeva la conferenza, valutò che i popoli si erano pronunciati nell’autunno del 1918, quando avevano deciso liberamente la propria sorte. Di conseguenza, gli argomenti relativi al mantenimento dell’Ungheria millenaria e al fatto che il suo smembramento sarebbe stato una catastrofe, non vennero esauditi, spiega Ioan Scurtu.
La Romania ebbe partita vinta al Trianon non solo perchè faceva parte dello schieramento dei vincitori, ma anche perchè portò degli argomenti, aggiunge lo storico. L’argomento basilare fu la decisione dell’Assemblea Nazionale di Alba Iulia. I 1228 delegati eletti in tutte le circoscrizioni della Transilvania, presenti a quest’assemblea rappresentativa, ebbero il mandato imperativo di votare l’unione della Transilvania con la Romania. In secondo luogo, la convenzione dell’agosto 1916, in base alla quale la Romania era entrata in guerra su richiesta dell’Intesa, prevedeva dettagliatamente i confini della Romania, quelli con l’Ungheria compresi. Il terzo argomento riguardava il contributo dell’esercito romeno alla vittoria dell’Intesa, dal momento che, con l’entrata della Romania in guerra nell’estate del 1918, fu alleggerita la situazione sul fronte occidentale, in Francia, il che portò al trasferimento di truppe austriache e tedesche sul fronte romeno. La Romania fu campo di grandi battaglie, come quelle svoltesi nell’estate del 1917 a Mărăști, Mărășești, Oituz, dove le forze militari delle Potenze Centrali subirono perdite notevoli, il che facilitò la vittoria dell’Intesa nel 1918, aggiunge Ioan Scurtu.
Il nostro omaggio deve andare a tutti i romeni, dai vertici militari e politici fino all’ultimo contadino vestito di divisa militare, notava lo storico Nicolae Iorga in riferimento all’Unione del 1918. Tutti i romeni avevano recato il proprio contributo al trionfo, però la Romania aveva all’epoca un’eccezionale generazione elitistica, che rese possibile quel trionfo. I sovrani Ferdinando e Maria guidano assolutamente la lista della generazione del 1918, assecondati da Ion I. C. Brătianu, Iuliu Maniu, Vasile Goldiș, Ștefan Cicio-Pop, George Pop de Băsești, Ion Inculeț, Pantelimon Halipa, Ion Nistor, militari quali la sottotenente Ecaterina Teodoroiu, il capitano Grigore Ignat, i generali Constantin Prezan, Alexandru Averescu, Eremia Grigorescu e tanti altri ancora potrebbero continuare il lungo elenco.
Ma la Romania pagò per quel magnifico trionfo degli anni 1918-1920, spiega Ioan Scurtu. La piccola Romania pagò un caro prezzo, in primo luogo il sangue. Si valuta che circa 800.000 romeni si immolarono a causa delle malattie, delle privazioni e dei sacrifici subiti durante i due anni di combattimenti. La Romania perse, in ugual misura, valori materiali e spirituali notevoli, dal momento che le truppe di occupazione tedesche, austro-ungariche, bulgare e turche saccheggiarono il territorio, inviando a casa loro quei valori. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che il Governo romeno, che si era ritirato a Iași, inviò in Russia il Tesoro di Romania, che fu trasportato a dicembre 1916 e a luglio 1917, e che non è mai tornato in Patria. Il documento ufficiale firmato prevedeva chiaramente la responsabilità della parte russa per il suo trasporto e ritorno in Romania, conclude lo storico Ioan Scurtu.