Miti sulla Rivoluzione anticomunista romena del Dicembre ’89
Come qualsiasi mito, anche quelli sulla Rivoluzione anticomunista romena del dicembre '89 sono estremamente forti, alimentati da incognite che permangono.
Steliu Lambru, 17.12.2019, 19:35
Il 22 dicembre del 1989, alle 12.08, Nicolae Ceaușescu e sua moglie Elena decollavano in elicottero dalledificio del Comitato Centrale del Partito Comunista Romeno. Era il momento della liberazione dal terrore comunista, cominciava la Rivoluzione romena che avrebbe portato alla restaurazione della democrazia. Ma molto presto dopo quel momento glorioso cominciavano i dubbi. Tutte le delusioni, le aspettative inesaudite e i destini spezzati si riversavano sul momento magico che aveva riportato la libertà ai romeni. Nascevano i miti che tentarono di distruggere tutto ciò che era stata conquistato con il sangue. Come qualsiasi mito, anche quelli sulla Rivoluzione romena sono estremamente forti, alimentati da incognite che permangono.
Uno dei più forti miti, se non il più forte, è quello della confisca della Rivoluzione da parte di Ion Iliescu e il suo entourage. Importante attivista di partito, Iliescu fu il primo presidente della Romania postcomunista. La sua presenza nel più importante incarico pubblico in Romania assieme a membri del Fronte della Salvezza Nazionale, il secondo gradino della gerarchia dellex partito comunista e tecnocrati vicini a esso, fecero la gente guardare la Rivoluzione del dicembre 1989 come unintesa per facilitare laccesso di Ion Iliescu al potere. Dragoș Petrescu è docente presso la Facoltà di Scienze Politiche e Amministrative dellUniversità di Bucarest e autore di importanti studi sulle rivoluzioni del 1989. Gli abbiamo chiesto in che cosa consiste il mito della Rivoluzione romena rubata.
“Credo che lidea di rivoluzione rubata oppure rivoluzione confiscata sia stata avanzata sin dai primi momenti del cambiamento, subito dopo il 22 dicembre del 1989. Le redini del potere furono subito prese dai quelli del secondo e terzo gradino della gerarchia dellex partito comunista, i quali ovviamente sostuirono la cerchia intima del potere di Ceaușescu, quelli ai vertici del partito che poterono essere accusati di tutti i problemi degli anni 80: la crisi economica profonda, il nazionalismo esacerbato, lassimilazione delle minoranze, limmagine diastrosa della Romania allestero”, ha spiegato Dragoș Petrescu.
Il mito della rivoluzione confiscata è molto forte nellopinione pubblica e Dragoș Petrescu crede che ciò impedisca una valutazione corretta dei cambiamenti avvenuti nei 30 anni passati da allora. “Se partissimo dallidea che Iliescu e il suo gruppo abbiano confiscato o rubato la rivoluzione, credo che distruggiamo uno dei momenti astrali della storia della Romania del 20esimo secolo, per perifrasare Stefan Zweig. Praticamente, la Rivoluzione è stata il momento più interessante e il momento che può veramente farci sentire fieri di essere romeni, al di là del nazionalismo superficiale della classica frase “fiero di essere romeno”. Perchè? Perchè cosi negheremmo i momenti fondamentali della rivoluzione romena. Poi, la repressione violenta della rivoluzione di Timișoara, della protesta popolare che si è trasformata in rivoluzione e altri momenti non sono potute essere controllate da Iliescu. In più, il passaggio da Timișoara a București, il 21 dicembre del 1989, quando Ceaușescu tentò di ricreare quel momento carismatico che ebbe il 21 agosto del 1968, in cui condannò lintervento del patto di Varsavia in Ceccoslovachia, Ceaușescu non chiese lorganizzazione di quel comizio manipolato da Iliescu”, ha raccontato Dragoș Petrescu.
Il secondo mito di una forza terribile nella mente dei romeni è che la Rivoluzione del dicembre 1989 fu un colpo di stato. “Qui si tratta di un esercizio storico molto interessante. Molte volte, ciò che succede dopo un certo evento ci fa cambiare opinione sul rispettivo evento. In altre parole, la frustrazione di molti cittadini romeni, soprattutto in merito al ritmo lento delle riforme, la frustrazione legata al fatto che praticamente la Romania si è diretta molto molto lentamente verso lEuropa li ha fatti negare il cambiamento stesso del 22 dicembre del 1989. Il cambiamento lento, la lentissima democratizzazione, la presenza al governo di molti del livello medio di potere del partito comunista, i tecnocrati con legami con il Partito Comunista Romeno, tutto ciò ha fatto molti romeni smentire la propria partecipazione a un evento veramente importante, direi epocale per la Romania. Il cambiamento è stato reale, la Romania ha attraversato un reale cambiamento di regime, una rivoluzione, 1100 morti e 3300 feriti rendono la Romania lunico caso di rivoluzione autentica”, ha spiegato Dragoș Petrescu.
Il mito dei terroristi, il terzo mito come forza di rappresentazione della Rivoluzione romena, è però uno lanciato dal governo di dopo la Rivoluzione del dicembre 1989 rappresentato da Iliescu e dal Fronte della Salvezza Nazionale, un mito in cui pochi romeni credono. È un mito che è servito perfettamente ai fini del nuovo potere, crede Dragoș Petrescu.”Il problema dei terroristi è strettamente legato al problema dei quasi 900 decessi, tragici e inutili, dovuti alla diversione e alla confusione di dopo il 22 dicembre, che furono colpa diretta del nuovo potere insediato. Si tratta, secondo me, di una confusione fomentata chiaramente, deliberatamente, da quelli intorno al nuovo governo per aiutarlo a consolidarsi. In più, servi a fermare lo slancio rivoluzionario della popolazione che avrebbe potuto forse chiedere subito la punizione dei colpevoli degli abusi compiuti durante il periodo comunista, specialmente gli ex ufficiali della polizia politica, la Securitate, gli ex membri del partito comunista con potere di decisione. La diversione e la confusione furono fomentate tramite il mito dei terroristi e Ion Iliescu sostenne questa idea costantemente”, ha precisato Dragoș Petrescu.
Per fortuna, però, i miti sulla Rivoluzione romena non sono più forti della consapevolezza su ciò che si ottenne nel 1989. Ossia il ritorno alla normalità.