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100 anni dalla concessione della cittadinanza agli ebrei in Romania

Fino al 1919, gli ebrei in Romania non ebbero diritti civili in quanto la Costituzione del 1866 prevedeva al celebre articolo 7 che solo quelli di religione cristiano-ortodossa potevano essere cittadini romeni.

100 anni dalla concessione della cittadinanza agli ebrei in Romania
100 anni dalla concessione della cittadinanza agli ebrei in Romania

, 10.05.2019, 18:31

Fino al 1919, gli ebrei in Romania non
ebbero diritti civili in quanto la Costituzione del 1866 prevedeva al celebre
articolo 7 che solo quelli di religione cristiano-ortodossa potevano essere
cittadini romeni. Molti ebrei contribuirono, però, all’economia, cultura e
all’arte romena e molti combattero nell’esercito romeno durante la Guerra di
Indipendenza del 1877-1878 e negli anni della Prima Guerra Mondiale. Ma nel
1919, alla fine della Prima Guerra Mondiale, gli ebrei della Vecchio Regno di
Romania ricevevano il diritto di essere cittadini della Grande Romania. I
trattati internazionali di pace obbligavano la Romania a riconoscere i diritti
delle minoranze nazionali che entravano nella componenza del nuovo stato, in
concomitanza con i territori a maggioranza romena. La legislazione romena del
1919 non poteva che sancire una realtà internazionale dopo decine di anni di
battaglia delle organizzazioni ebraiche per ottenere diritti civili.




A 100 anni dall’acquisizione della
cittadinanza romena, lo storico Lya Benjamin ha raccontato la storia della cittadinanza
dei romeni di religione mosaica. Non è solo la storia degli ebrei in Romania,
ma della Romania stessa di un secolo fa.




La storia politica degli ebrei nel
contesto romeno, la storia della lotta per ottenere diritti politici, iniziò nel
1857, quando, alla vigilia dell’unificazione del 1859 in Romania avvennero una serie di eventi
di natura politica. Il promotore della lotta fu Iuliu Barasch, autore di una
sollecitazione inoltrata nel 1857 al principe Ghica, in cui venivano chiesti
una serie di diritti e in cui si diceva ci aspettiamo di godere della stessa
parità di diritti di cui gode la maggior parte delle persone di religione
mosaica quasi dapperttutto in Europa. La rispettiva rivendicazione fu risolta
solo dopo la Prima Guerra Mondiale e dopo molte esitazioni e con non poche
restrizioni, ha raccontato Lya Benjamin.




La Romania di prima del 1918 era una
società rurale, come la maggioranza di quelle dell’Europa Centrale e dell’Est, poco
urbanizzata e xenofoba. L’antisemitismo romeno si iscriveva però in un
atteggiamento generale europeo. Nonostante le intense campagnie di sensibilizzazione
dell’opinione pubblica e dei politici romeni, lo statuto giuridico degli ebrei
rimase immutato fino alla primavera del 1918, quando la Romania sconfitta firmò
il Trattato di Bucarest.




La firma del Trattato di Pace di
Bucarest del 24 aprile del 1918 rappresenta una pietra miliare importante sulla lunga strada che portò in fin
dei conti al riconoscimento della parità di diritti civili e politici degli
ebrei in Romania. La parte tedesca chiedeva che in quel trattato di pace fosse
incluso, tra l’altro, un articolo speciale sulla concessione di diritti alle
minoranze e un articolo, l’articolo 28, che riguardava soprattutto gli ebrei.
Nell’articolo si dice che la differenza di fede religiosa non può esercitare
alcun influsso sullo stato civile e soprattutto sui diritti politici. Sempre in
quel trattato si prevede l’emanazione di una legge secondo la quale a tutti
quelli che non erano sottoposti ad un altro stato, che avevano partecipato alle
guerre della Romania, e che erano nati in questo Paese da genitori nati sempre
qui fosse concessa la cittadinanza e che ricevessero diritti pari a quelli dei
romeni, ha raccontato sempre Lya Benjamin.



Il primo passo, quindi, veniva fatto poco prima della fine della Prima Guerra
Mondiale. Il governo presieduto dal conservatore Alexandru Marghiloman cercava
di mettere in applicazione i provvedimenti del trattato di pace, ma
l’opposizione era forte.




Questo provvedimento del trattato di
pace tra Romania e Germania, secondo alcuni presupposti, sarebbe stato un suggerimento
della comunità ebraica in Germania. Nello spirito dei provvedimenti di quel
trattato veniva adottata la legge Marghiloman nell’estate del 1918, che
prevedeva una serie di misure per la concessione della cittadinanza agli ebrei.
Solo che i provvedimenti erano abbastanza restrittivi e complicati. L’Unione
degli Ebrei in Romania, protestava in Parlamento, il 25 luglio del 1918,
affermando che la legge contravveniva allo spirito del trattato di pace. La
formulazione del testo di legge era ambigua, senza fare riferimento alla parola
ebreo. Andavano esibiti numerosi documenti con i certificati dei richiedenti e
dei loro genitori. Il presidente dell’Unione, Wilhelm Filderman, e, in
generale, quelli dell’Unione degli Ebrei, considerarono la legge come irrealizzabile,
inapplicabile, ha detto Lya Benjamin.




L’autunno del 1918 portò cambiamenti
importanti nella vita della Romania, che da Paese sconfitto diventava Paese
vincitore. Alexandru Marghiloman, considerato traditore, si dimetteva nel
novembre del 1918 ed era sostituito dal suo rivale Ionel Brătianu, mentre la
legge Marghiloman aveva la sorte di chi l’aveva concepita. Neanche la legge
pensata da Brătianu era più favorevole agli ebrei, a questi venendo richieste
molte formalità al fine di ricevere la cittadinanza romena. Si era giunti ad una
situazione completamente assurda: gli ebrei della Bessarabia, del Banato, della
Bucovina e Transilvania avevano ricevuto automaticamente la cittadinanza
romena, non anche i 270.000 ebrei completamente romenizzati del Vecchio Regno. Le
organizzazioni ebraiche chiedevano che agli ebrei del Vecchio Regno fosse
concessa la cittadinanza con una semplice dichiarazione che erano nati in
Romania e che non avevano nessun’altra cittadinanza. Alla fine, Ionel Brătianu cedette.




Sotto la pressione di queste proteste,
Brătianu, che si trovava all’estero nella primavera del 1919, trasmetteva il
testo di una nuova legge di concessione della cittadinanza che, secondo Filderman,
corrispondeva come orientamenteo generale, affermava egli nel suo diario, alla
mia opzione. Perchè? Perchè era la prima legge che prevedeva in realtà la
concessione della cittadinanza in base ad una dichiarazione inoltrata dal
richiedente. La legge fu pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 28 maggio del
1919, ha detto Lya Benjamin a RRI.




Ma quella legge non garanti’ la sorte
degli ebrei. Nel 1938, purtroppo, appariva la legge di revisione della
cittadinanza romena che colpi’ soprattutto gli ebrei, legge che avrebbe
spianato la strada verso l’Olocausto.

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