American Jewish Joint Distribution Committee in Romania
L'American Jewish Joint Distribution Committee, noto come Joint, organizzazione fondata nel 1914 a New York, si era proposto all'inizio di aiutare gli ebrei della Palestina che si trovavano nell'Impero ottomano.
Steliu Lambru, 20.11.2017, 15:16
L’American Jewish Joint Distribution Committee, noto come Joint, organizzazione fondata nel 1914 a New York, si era proposto all’inizio di aiutare gli ebrei della Palestina che si trovavano nell’Impero ottomano, a causa della situazione che stava visibilmente peggiorando. Successivamente, il supporto è stato esteso anche agli ebrei degli altri Paesi dell’Europa centro-orientale. I donatori erano gli ebrei ricchi d’America, tra industriali, giuristi, medici ed di altre profesisoni liberali, nonchè varie organizzazioni ebraiche americane. A partire dal 1916, il Comitato congiunto di distribuzione ebraico-americano fu presente anche in Romania, offrendo delle donazioni alle persone bisognose. Il primo presidente del Comitato Joint nel nostro Paese fu l’industriale filantropo Adolf Salomon. Dopo la morte, avvenuta nel 1920, il suo successore fu il medico Wilhelm Filderman, fino al 1947.
Gli inizi del Comitato Joint sono stati presentati dallo storico Lya Beniamin, impressionata della velocità con la quale giravano le notizie in quell’anno. In Romania, il comitato Joint apparve nel 1916. Sono rimasta impressionata del fatto che il giornale ebraico di Bucarest – Il Corriere israelita – annunciava da dicembre 1914 la sua fondazione. Mi è sembrato molto interessante come circolavano le notizie, la loro velocità, in un periodo in cui cominciava la guerra mondiale. L’inizio dell’attività del comitato Joint in Romania nel 1916 è collegato anche al fatto che, all’inizio, era destinato ad aiutare gli ebrei dei Paesi partecipanti alla guerra in cui la situazione della popolazione ebraica, pari alla situazione generale, era peggiorata. In Romania, il Comitato Joint fu insediato nel 1916, poichè in quell’anno la Romania entrò in guerra, spiega Lya Beniamin.
A causa del conflitto mondiale, i soldi costituivano l’unico supporto in grado di arrivare dove era necessario. Non si poneva il problema di inviare beni o fare investimenti nell’istruzione, il che accadde più tardi. Lo storico Natalia Lazar del Centro per lo Studio della Storia degli Ebrei di Romania, offre dettagli sulle prime azioni caritatevoli Joint negli anni della guerra e in quelli che seguirono la sua fine. All’inizio, l’aiuto significò l’invio di denaro. In Romania, il Comitato Joint inviò 40.000 dollari nel 1917. In quell’anno, 50.000 dollari equivalevano a un milione di dollari dei nostri giorni. Successivamente, nel 1919, vennero fondati dei comitati locali. Joint inviò rappresentanti e ogni Paese dell’est europeo, quindi anche la Romania, aveva un direttore regionale. All’inizio, gli aiuti arrivavano agli ebrei di Romania tramite l’ambasciatore statunitense a Bucarest, Charles Vopicka, al quale venivano consegnati i soldi. Il Comitato Joint inviava il denaro tramite il Dipartimento di Stato alla Jewish Colonization Association, un’altra organizzazione molto importante nell’allora città di Petrograd. Da lì, i soldi venivano consegnati a Vopicka, che li portava in Romania e li distribuiva ai comitati. Dalla fondazione nel 1914 fino al 1921, il Comitato Joint ha concesso aiuto di emergenza, supporto temporaneo alle vittime della guerra, spiega lo storico Natalia Lazar.
Dopo la guerra, a partire dal 1921, il Comitato Joint concepì un programma di ricostruzione che consisteva nell’organizzazione di cooperative di credito per aiutare i piccoli artigiani. Il programma di ricostruzione era volto a ricostruire le case distrutte dai bombardamenti durante la guerra, come accadde nella città di Cernauti. Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, il comitato Joint inviò soldi alla scuola di mestieri Ciocanul (Il Martello) di Bucarest, che era molto importante, alle cooperative di credito e a colonie per bambini. Lya Beniamin ha fatto riferimento al nuovo orientamento Joint negli anni del periodo interbellico. Va detto che c’era una certa concezione sull’invio degli aiuti. Non si trattava di una semplice azione filantropica nel senso di dare soldi ai bisognosi. L’idea era che la popolazione ebraica che aveva bisogno di aiuto venisse indirizzata e appoggiata verso varie attività produttive. L’aiuto non doveva essere offerto come ad un mendicante, 100 o 200 dollari, per cavarsela da un giorno all’altro. L’artigiano o il piccolo commerciante andava appoggiato per rifarsi la fonte di sussistenza. Dopo la guerra, questo nuovo concetto è stato chiamato ristratificazione, cioè indirizzare la popolazione ebraica verso la pratica delle professioni produttive, spiega Lya Beniamin, alla quale abbiamo chiesto come si è svolta l’attività del Comitato Joint negli anni delle leggi razziali in Romania e della Shoah.
Il problema non riguardava le leggi razziali, bensì la situazione della guerra. I divieti vennero piuttosto dagli americani che dal regime Antonescu, nel senso che il Dipartimento del Tesoro americano non volle più inviare soldi, per ragioni politiche, in un Paese che combatteva al fianco della Germania contro gli USA. In quel periodo, gli aiuti venivano tramite la Croce Rossa Internazionale. Un ruolo importante fu svolto anche dalla Croce Rossa di Romania. Quando cominciarono le deportazioni in Transnistria, il principale problema durante la Shoah, soprattutto nella prima fase, era quello di aiutare gli ebrei deportati lì e che vivevano in condizioni orrende. All’inizio, il regime Antonescu vietò o rese difficile l’invio di aiuti in Transnistria. Però alla fine vennero ottenute alcune approvazioni e, anche se gli aiuti erano minimi, qualcosa arrivò anche in Transnistria. Anzi, rappresentanti della Croce Rossa ebbero la possibilità di recarsi in Transnistria per visitare i campi di concentramento e i ghetti, e risolvere il problema degli aiuti in medicine, soldi e cibo, aggiunge Lya Beniamin.
Stando ai documenti, nel periodo interbellico hanno beneficiato del sostegno del Comitato Joint circa 100.000 persone che ne furono private nel 1949, quando l’organizzazione fu messa al bando dal regime comunista. Dopo la fine della seconda Guerra mondiale, lo stesso Comitato Joint si occupò anche del recupero delle vittime della Shoah e della loro reintegrazione, nonchè della loro emigrazione dalla Romania verso Israele e altri Paesi.