L’Alleanza Civica
Dopo il 1989, la Romania risentiva acutamente la mancanza di un forum delle idee e delle iniziative politiche. Così è nata l'Alleanza Civica, in contemporanea ong e forum di dibattito delle idee.
Steliu Lambru, 20.09.2017, 13:32
Dopo il 1989, la Romania risentiva acutamente la mancanza di un forum delle idee e delle iniziative politiche. Così è nata l’Alleanza Civica, in contemporanea ong e forum di dibattito delle idee. L’Alleanza fece anche da trampolino per i futuri politici all’opposizione nei confronti della grossa struttura del Fronte della Salvezza Nazionale, successore del partito comunista. Il 7 novembre 1990, l’Alleanza Civica è nata in seguito all’impegno di un gruppo di intellettuali di organizzazioni e associazioni quali il Gruppo per il dialogo sociale, l’Associazione 15 Novembre di Brasov, la Solidarietà Universitaria, la Società Timisoara, la Società Agora di Iasi, il Gruppo Indipendente per la Democrazia, l’Associazione Pro Democrazia.
La scrittrice Ana Blandiana, oppositrice del regime comunista, che svolse un ruolo importante nella formazione dell’Alleanza Civica, ricorda le condizioni in cui si trovava la Romania in quel periodo: Dopo la marcia dei minatori su Bucarest, quando è finita, mentre gli studenti venivano arrestati, ad un certo momento ci siamo detti che qualcosa si doveva fare. Anche se non fossimo riusciti, almeno si vedeva che qualcosa avevamo tentato. Allora abbiamo pubblicato un annuncio su Romania libera. E’ una grande ingiustizia che oggi non si parla quasi mai di Bacanu e dell’allora Romania Libera. Senza la Romania Libera diretta da Bacanu, un giornale con una tiratura di centinaia di migliaia di copie, non sarebbe esistita nessuna opposizione in Romania. Romania Libera era la nostra casa, i comizi che raccoglievano centinaia di migliaia di persone venivano organizzati con un annuncio in prima pagina tipo Giovedì alle 16.00 all’Università. E ci veniva tantissima gente. Funzionava così, in quei tempi il Facebook non c’era. Abbiamo proposto un annuncio su Romania Libera, ci aspettavamo a qualche centinaio di persone. E invece ne sono venute centinaia di migliaia. Fu quella marcia in bianco, abbiamo anche scritto che la gente doveva vestirsi di bianco e tenere un fiore in mano, per dimostrare che non eravamo violenti. Fu quello il momento.
L’Alleanza Civica si è anche assunta una pedagogia nazionale, quella di parlare del passato comunista sotto la forma di un Memoriale delle vittime al carcere di Sighet. Ana Blandiana: A nome dell’Alleanza Civica, mi sono recata a Strasburgo e ho proposto il primo memoriale, il primo del comunismo nel mondo. Era nel 1993 ed ero reduce da una conferenza a Cracovia. Ci avevano portato anche a visitare Auschwitz. Poi mi sono recata a Strasburgo, per tenere una conferenza all’Assemblea Parlamentare. Dopo la conferenza, sono stata invitata a cena e, grazie ad un piccolo intervento – allora pensavo fosse stato un puro caso, il mio posto si trovava accanto alla segretaria generale del Consiglio d’Europa, Catherine Lalumiere. Un giorno prima, avevo ricevuto un bigliettino dal direttore per i diritti umani, il prof. Enver, il quale mi scriveva che a lui e alla moglie, Sanda Cioranescu, avrebbe fatto piacere incontrarmi e chiacchierare. Così è cominciata la storia del Memoriale, da quella discussione con Catherine Lalumiere e i posti a cena sistemati dal prof. Enver.
Erano gli anni in cui l’Europa unita tentava di ritrovarsi, gli anni in cui tutti combattevano per esorcizzare il passato totalitario. Ana Blandiana: Mai avevo parlato con mio marito di fare un Memoriale. L’idea è nata da quella conversazione. Venivo da Auschwitz, dove c’era stato uno scandalo, che invece era finito bene. Il Consiglio d’Europa aveva deciso di fare un centro internazionale di studi sul nazismo. Nella conversazione, ho chiesto se non ritenevano almeno altrettanto utile un centro internazionale del comunismo, di cui non si sapeva quasi nulla. Dopo di che, parlando di Europa, dell’unione che doveva avvenire tra Est e Ovest, ho detto che non andavano unite solo le politiche pubbliche e le economie, ma anche le ossessioni. E perciò dovevamo conoscerle.
Però delle difficoltà ce n’erano ancora, così come delle ingenuità. Ana Blandiana ricorda l’inizio del Memoriale di Sighet. Ora mi rendo conto che era cominico, però mai ci avevo pensato con quali fondi sarebbe stato costruito il Memoriale. Noi credevamo che l’avrebbero fatto loro. Onestamente, non ho pensato che anche noi dovevamo fare qualcosa. Solo che, quando ho ricevuto le brochure, ho visto che era stampato quello che avevamo scritto noi nel progetto, e un capitolo in più: come raccogliere i fondi. Per noi la maniera era assolutamente surrealistica: la percentuale delle autorità locali, la percentuale delle autorità centrali, la percentuale dell’imprenditoria. E noi eravamo in Romania il nemico pubblico numero 1, manco si poneva il problema di ricevere fondi – nè dalle autorità locali, nè da quelle centrali. Una delle condizioni del Consiglio d’Europa era di aprire una fondazione, al Fondazione Accademia Civica. Era semplice, l’abbiamo fatta, e l’idea che ci ha portato alla luce è stata quella di aprire filiali della fondazione nei luoghi dell’esilio romeno: Monaco di Baviera, Parigi, New York, Los Angeles. I primi soldi – pochi – sono stati raccolti dai romeni all’estero.