Romanticismo e idea nazionale
Il romanticismo è stato una corrente letteraria e artistica che poneva al centro dellesistenza umana letnicità e la lingua del popolo.
Steliu Lambru, 12.06.2017, 16:55
Il romanticismo è stato una corrente letteraria e artistica che poneva al centro dell’esistenza umana l’etnicità e la lingua del popolo. Prodotto del pensiero occidentale, il romanticismo è stato spesso considerato una reazione all’universalismo del classicismo, del cosmopolitismo. La tradizione, il passato e la lingua di una comunità condivisa da tutti i suoi membri sono ritenuti le basi della visione del romanticismo sul mondo, mentre lo stato nazionale è stato la forma politica di espressione delle idee romantiche. Il romanticismo romeno non ha rappresentato un’eccezione, è stato, infatti, la prima sincronizzazione dello spazio romeno con le idee dell’Occidente. Nei tre principati romeni, le influenze del romanticismo sono arrivate da due direzioni: in Moldavia e Valacchia dal mondo francese e in Transilvania da quello tedesco.
Abbiamo chiesto allo storico letterario Ioan Stanomir in che cosa consisteva il progetto romantico e come è stato accolto nello spazio romeno: “Il romanticismo nello spazio europeo e in quello romeno progettano una nuova immagine sulle comunità etniche. Questa immagine contiene praticamente una reinvenzione della loro identità. Si parte dall’esplorazione di un patrimonio archeologico e culturale e si arriva alla creazione di un panteon in cui sono collocati i padri del popolo e i suoi modelli. È un tipo di ricetta che parte dall’Europa Occidentale e arriva, con un ritardo significativo nello spazio romeno. Se parliamo dalla prospettiva della purità estetica, il romanticismo romeno è composito ed ecclettico. Una parte dei nostri romantici hanno pure scritti classici, come Grigore Alexandrescu, altri sono romantici ma finiscono per essere classici, come Vasile Alecsandri. Gli scrittori romantici per eccellenza sono pochi. Il loro romanticismo è a volte stridente e illeggibile, come nel caso di C. A. Rosetti. Il romanticismo romeno rispetta la ricetta europea per quanto riguarda la reinvenzione di sé stessi. Abbiamo un’intera gamma di immagini, dalle rovine agli antenati, e terminando con l’evocazione delle gesta del passato.”
La soluzione delle élite di Valacchia e Moldavia per la modernizzazione era il romanticismo francese, mentre per i romeni dell’Impero austriaco era dominante il modello romantico tedesco: “Il principale problema della differenza tra i due romanticismi riguarda la definizione della nazione. Il romanticismo tedesco è, in un certo suo settore, organicista, conservatore e xenofobo. La sua influenza si nota non tanto nella generazione del 1848, quanto in Eminescu, che è il più influenzato dal romanticismo tedesco. In Transilvania si sente l’influenza dell’illuminismo che ricorda quello di Giuseppe II dAsburgo-Lorena, e della contaminazione con l’ideologia rivoluzionaria. Ma la rivoluzione in Transilvania è paradossale perché, in termini europei, è una controrivoluzione pensata come reazione agli eccessi xenofobi di una rivoluzione per eccellenza europea, come quella magiara.”
La rivoluzione del 1848 ha rappresentato l’apice della manifestazione del romanticismo romeno. È stato anche l’inizio delle riforme e della modernizzazione dello spazio romeno. Ioan Stanomir: “Il romanticismo romeno è quello del 1848, e in questo quadro di famiglia tutti sono stati implicati, in maniera più o meno brillante, nella politica, ciò vuol dire la fondazione di società culturali e letterarie, società segrete, in esilio e poi di ritorno dall’esilio in ciò che era rimasto ancora da fare, fino verso gli anni 1860-1870 quando quella generazione, in pratica, si esaurisce. Dipende molto dalla longevità dei romantici. Abbiamo romantici che entrano in una fase di eclissi, come Grigore Alexandrescu, romantici anziani che attraversano periodi di trasformazione e metamorfosi, come Heliade Rădulescu, romantici esponenziali e strumentalizzati ulteriormente dal comunismo, come Nicolae Bălcescu, entrati nella storia per la loro morte eroica. Ma ci sono anche romantici che abbandonano la carriera letteraria per dedicarsi alla politica, come C. A. Rosetti, oppure romantici come Bolliac, che era più giornalista che poeta.”
Il romanticismo diventa, nel tempo, il modello culturale di riferimento. Così è apparsa la cultura standardizzata o la norma: “Se vogliamo accennare ad una certa ricezione meccanica e alterata mi soffermerei su Dimitrie Bolintineanu. È ricordato soprattutto per le sue leggende storiche, che sono una specie di piccolo manuale di patriottismo tipico del 1848. Le leggende storiche sono riuscite a creare un codice di comportamento e a immortalare certi personaggi, creando una specie di mitologia. Ma ciò che la norma ha ommesso è l’opera romantica più profonda di Bolintineanu, il poema “Conrad”, che è una piccola versione romena de “Il pellegrinaggio del giovane Aroldo”, di Byron. L’influenza di Byron è stata una moda di cui i romantici romeni non potevano fare a meno.”
L’unità nazionale è stata la chiave della modernizzazione e dell’emancipazione nazionale proposta dal romanticismo. Ioan Stanomir: “L’unità nazionale è un’espressione dovuta a questo discorso tipico 1848. Ciò che a noi sembra norma, il principe Michele il Bravo, è un’invenzione di Florian Aaron e Nicolae Bălcescu, e, in particolare, di Gheorghe Bibescu, che usava il suo mantello nelle cerimonie ufficiali. La coscienza nazionale è una formula anacronistica che noi utilizziamo per spiegare comportamenti che non hanno nulla a che fare con il loro senso all’epoca. I romantici della generazione 1848 hanno sicuramente voluto l’unità dei principati. Le cose erano più complicate in Transilvania e nel Banato perché in quella zona c’era una corrente federalista che guardava piuttosto verso l’Europa Centrale e meno verso i Carpazi.” (tr. G.P.)