Diplomatici stranieri in Romania. Il conte di Saint-Aulaire
Auguste-Félix-Charles de Beaupoil, conte di Saint-Aulaire, è arrivato in Romania come ambasciatore di Francia nella tumultuosa estate del 1916, lanno in cui la Romania entrava nella prima guerra mondiale
Steliu Lambru, 03.02.2017, 17:32
Nato nel 1866 e morto nel 1954, Auguste-Félix-Charles de Beaupoil, conte di Saint-Aulaire, è arrivato in Romania come ambasciatore di Francia nella tumultuosa estate del 1916, l’anno in cui la Romania entrava nella prima guerra mondiale. “Gli appunti di un diplomatico di altri tempi. In Romania, 1916–1920” sono gli scritti del conte ambasciatore sulle profonde trasformazioni che avvenivano sotto i suoi occhi. Il libro rappresenta una delle più importanti e forti fonti di informazioni sui giochi politici e sulle tragedie che avvenivano alla fine della Grande Guerra. Filo romeno, anticomunista e sostenitore dell’entrata della Romania in guerra, Saint-Aulaire vanta uno spirito analitico molto fine quando guarda il mondo intorno a sé e anticipa l’evolversi della storia.
Lo storico Alina Pavelescu raccomanda che le memorie di Saint-Aulaire siano lette due volte: La prima scena che ho letto nel libro è stato il racconto di Saint-Aulaire sulla sua visita nell’ufficio di Aristide Briand, prima di partire per la Romania, e scrive: “l’uomo aveva un ufficio altrettanto vuoto di carte com’era la sua testa vuota di idee”. Me lo ha fatto diventare subito simpatico ed ho pensato che meritasse la riconoscenza di tutti coloro che rinviano all’infinito di mettere in ordine le loro carte sulla scrivania. Raccomando due letture di questo libro. La prima lettura scorre molto bene per noi romeni, perché ci è favorevole. Ci è favorevole in più situazioni rispetto ai libri di memorie dei romeni dell’epoca perché Saint-Aulaire è un personaggio innamorato della regina Maria. Dice delle cose straordinarie sul potere di sacrificio dei romeni e sulla loro generosità in questo sacrificio, parla della classe politica romena così come noi non siamo abituati a farlo. E’ ancora più lusinghevole leggere Saint Aulaire quando dice queste cose sui romeni, mentre d’altra parte critica la classe politica francese.
Il conte di Saint-Aulaire dimostra un’intelligenza notevole perché capisce il mondo in cui è arrivato. Alina Pavelescu è del parere che la seconda lettura ci aiuti a vedere meglio le osservazioni dell’autore: Raccomando anche una seconda lettura perché solo apparentemente Saint-Aulaire è una fonte facilmente reperibile nel paesaggio. Perché? E’ un aristocratico che rappresenta una repubblica, è un conservatore che lavora come diplomatico in un regime di sinistra, è un civile che si rende conto di essere claustrato, ad un certo momento, assieme a molti altri, in un ambiente dominato dalla guerra e dall’esercito, da militari e dalla loro logica. Noi sappiamo com’è finita la storia, ma quando leggiamo le memorie di Saint-Aulaire non sappiamo come andrà a finire. Lui scrive nel 1953, e tristemente sa come è finita la sorte della Grande Romania, ha in qualche modo alcune conferme sui giudizi aspri di valore legati alla pace dopo la prima guerra mondiale. Non sa però come è finito il mondo insediato in seguito al successo dell’Unione Sovietica nella seconda guerra mondiale. Ogni volta, il lettore viene messo su vari piani e gli si fa capire come vedeva le cose la gente dell’epoca in diverse tappe in cui non sapeva come sarebbe andata a finire la storia. Essendo francese, proveniva da una società che, in quel momento, era più favorevole ai russi che alla società romena. I francesi amavano i russi, forse li amano ancora, molto di più di quanto li abbiano amati i romeni. Saint-Aulaire non è filorusso, anzi direi al contrario, non si faceva illusioni neanche legate alla Russia zarista nel momento in cui allaccia rapporti a Bucarest con i rappresentanti della Russia con i quali si negoziava sull’entrata della Romania in guerra.”
Lo storico letterario Dan C. Mihăilescu ha letto il modo in cui gli altri hanno visto Saint-Aulaire: I. G. Duca sa benissimo padroneggiare tutto il mondo della diplomazia, vanta una grande sagacità e una perspicacità nel leggere i gesti e le parole dei diplomatici e li paragona: Poplewski, il russo mal visto dai suoi bolscevichi, al lord Barclay, il britannico che era sotto l’influenza del banchiere Jean Chrissoveloni. E scrive anche su Saint-Aulaire: “Quest’uomo era onesto!” Come tutti i francesi, non sapeva adattarsi. Adattarsi al mondo romeno, al bizantinismo era molto difficile. Il povero Saint-Aulaire non sapeva come muoversi fra i conservatori di Marghiloman e Carp, che erano filotedeschi, e i filofrancesi Brătianu, Duca, la regina Maria, Barbu Ştirbey. Pian piano, Duca fa vedere come impara ad adeguarsi agli orizzonti di attesa e questo francese diventa esperto nella psicologia mercantile dei romeni.
Come si nota nelle sue memorie, il conte di Saint-Aulaire è stato un visionario, ha avuto il potere di anticipare il fallimento del comunismo, fatto che ha sottolineato anche Dan C. Mihăilescu: Ammiro quest’uomo perché ha saputo essere un uomo di destra, un conservatore, che non ha esitato, in un’Europa dominata dai mass-media di sinistra, durante la guerra civile in Spagna, ad essere dalla parte dei nazionalisti di Franco. Saint-Aulaire era bisnipote di un colonnello di Beaupoil che aveva combattuto in Vandeea dove si erano verificati i più atroci massacri di quella catastrofe europea che è stata la rivoluzione francese, la madre della rivoluzione bolscevica. Quest’uomo è stato molto vicino al vertice del potere romeno che ha creato la Grande Romania. E’ stato vicino a Ferdinando, a Maria, a Barbu Știrbey, a I.G. Duca e sa filtrare tutta la documentazione attraverso la sua soggettività sui grandi avvenimenti. Allo stesso tempo, sa offrire anche una storia più minuta, fatta di pettegolezzi e intrighi nella diplomazia francese, truffe, invidie e appoggi che esistono in tutte le diplomazie.
Il libro del conte di Saint-Aulaire è il libro di un uomo che ha capito la storia in cui ha vissuto e ha anticipato il suo futuro che, di solito, è cupo. (tr. G.P.)