Il dissotterramento dei crimini del comunismo
Per decine di anni, le tombe delle vittime del regime comunista sono rimaste sconosciute. Dopo il crollo del regime nel 1989, la società ha cominciato a scavare alla ricerca di coloro che dormivano il sonno dei giusti in luoghi sconosciuti e abbandonati.
Steliu Lambru, 09.12.2016, 19:31
Per decine di anni, le tombe delle vittime del regime comunista sono rimaste sconosciute. Dopo il crollo del regime nel 1989, la società ha cominciato a scavare alla ricerca di coloro che dormivano il sonno dei giusti in luoghi sconosciuti e abbandonati.
Lo storico Marius Oprea ha fondato e diretto l’Istituto per l’Investigazione dei Crimini del Comunismo nel 2006. Lui e la sua equipe hanno avviato campagne di archeologia forense e dalla data della fondazione dell’istituto sono state svolte 4-5 campagne all’anno. Abbiamo parlato con lo storico Marius Oprea sui risultati di queste campagne a 10 anni dalla fondazione dell’Istituto. Marius Oprea è autore di vari volumi sulla Securitate quale strumento repressivo del regime comunista. In base ad uno dei volumi, è stato realizzato il documentario “Quattro modi di morire”: Abbiamo trovato, girando dappertutto nel Paese, molti luoghi in cui la Securitate ha fucilato e sepolto delle persone senza lasciare alcuna traccia, all’inizio degli anni 1950. Abbiamo fatto indagini anche presso i centri carcerari di Aiud, Periprava e Târgu Ocna. L’anno prossimo andremo anche nella zona dei lager di Balta Brăilei, a Salcia, Frecăţei e Agaua dove abbiamo trovato alcune fosse comuni e studieremo le ossa delle persone che sono morte in quella zona. E’ un lavoro difficile perché si parte da documenti e testimonianze, e sul terreno le cose sembrano diverse ora, a 50-60 anni da quando sono stati commessi gli omicidi. A volte risulta difficile e addirittura impossibile trovare i luoghi in cui sono state sepolte le persone uccise anche perché nel frattempo sono stati costruiti degli edifici, come nel caso delle persone uccise a Cluj nella sede della Securitate, oppure perché la gente non si ricorda più quei luoghi. Non abbiamo sempre trovato le fosse comuni, ma il tasso di successo è di oltre il 60%, il che è una cosa rilevante.
Abbiamo chiesto a Marius Oprea quante vittime sono state disseppellite finora: Non abbiamo un numero esatto, ma vi posso dire che abbiamo individuato circa 50 fra coloro che sono stati giustiziati per essersi opposti con l’arma in mano al regime comunista. Abbiamo trovato altre 70 persone fucilate nei penitenziari. Non si conosce il numero esatto perché in molte situazioni le ossa erano mescolate. Non sappiamo esattamente se tutte le ossa che abbiamo rinvenuto, come nel caso di Sighet, appartengano ad ex detenuti politici, ciò sarà stabilito in seguito alle indagini criminalistiche. Nel momento in cui individuiamo scheletri di persone uccise dalla polizia politica comunista, per le quali abbiamo dei documenti e ne conosciamo l’identità, facciamo venire anche i criminalisti. La collaborazione è eccellente, anche se ci sono state interruzioni, soprattutto all’inizio, quando le istituzioni abilitate a fare inchieste penali non avevano ancora capito bene i nostri obiettivi. Per loro, erano casi archiviati da molto tempo, perché ritenuti dei semplici omicidi. Noi ci siamo ostinati affinché questi casi non siano più considerati solo dei semplici omicidi, ma crimini contro l’umanità. Così si è arrivati a condanne nei confronti di Ion Ficior e Alexandru Vişinescu. Spero che tali condanne di persone colpevoli di crimini contro l’umanità commessi negli anni del regime comunista continuino. Noi raccogliamo prove materiali dirette, le ossa delle persone uccise.
Le esecuzioni erano quelle standard, per fucilazione. Marius Oprea ci ha offerto particolari in merito: C’erano vari tipi di esecuzione, la maggior parte motivate con il pretesto del tentativo dei detenuti di scappare. I detenuti venivano fatti uscire dall’arresto della polizia politica e portati in certi luoghi per delle cosiddette ricostituzioni dei fatti. Strada facendo, venivano fatti scendere dai furgoni con cui erano trasportati e fucilati a raffiche di mitragliatrice, dopo di che a molti di loro veniva sparata anche una pallottola in testa. Altri erano fucilati semplicemente da dietro, come nel caso di un anziano di 74 anni, semiparalizzato, il quale è stato fucilato da dietro dopo che era stato invitato fuori di casa “per una passeggiata”. La sua “colpa” era quella di aver offerto dell’uva ad alcuni partigiani. Abbiamo trovato anche le ossa dei partigiani, nei loro stomachi c’erano semi d’uva, il loro ultimo pranzo offerto da quell’anziano.
Dietro ciascuno scheletro c’è una storia e nel documentario “Quattro modi di morire” sono raccontate quattro vicende della vita e della morte di alcune persone che non hanno avuto altra colpa se non quella di essersi opposte al comunismo. Marius Oprea: Era una pratica della Securitate quella di destare paura tramite atti di violenza eccessiva. La gente dei villaggi di provenienza delle vittime, venendo a sapere che queste erano state uccise, non si opponevano più alla collettivizzazione. Secondo le mie stime, circa 10.000 persone sono state vittime di esecuzioni del genere, incluse le persone cui erano state già inflitte diverse condanne penali, che la Securitate considerava troppo leggere. Con il pretesto del trasporto dei condannati da un penitenziario all’altro, questi venivano uccisi. E’ stato anche il caso di 16 detenuti trasferiti da Costanza a Timişoara, uccisi nei pressi di Lugoj. Abbiamo trovato altri 5 detenuti trasferiti da Gherla a Timişoara per un cosiddetto completamento dell’indagine nei loro confronti, che non sono mai arrivati a destinazione. A Gherla sono state restituite solo le loro divise a strisce bianche e nere, ne abbiamo trovato persino il verbale di restituzione dei vestiti.
L’avvio di un programma nazionale, è del parere Marius Oprea, sarebbe un ultimo omaggio che la società romena può recare a queste persone che hanno lottato per la libertà e sono state uccise sui campi e sepolte senza croce. (tr. G.P.)