Gli echi della rivoluzione anticomunista ungherese in Romania
La Rivoluzione ungherese del 1956 ha avuto echi in Romania e migliaia di studenti che hanno partecipato a riunioni pubbliche sono stati arrestati ed esclusi dalle università.
Steliu Lambru, 28.10.2016, 12:00
60 anni fa, il 23 ottobre 1956, a Budapest cominciava l’eroica lotta dell’Ungheria per uscire dalla tirannide del partito comunista sostenuto dall’occupazione sovietica. Iniziate dagli studenti e sostenute dal leader riformista Imre Nagy, le dimostrazioni pacifiche si sono trasformate in lotte armate quando l’Unione Sovietica è intervenuta con truppe per porre fine al tentativo dell’Ungheria di liberarsi dal suo controllo.
In Romania, anch’essa occupata dai sovietici che avevano insediato un regime comunista, come in Ungheria, le proteste di strada di Budapest hanno avuto effetto soprattutto tra gli studenti. I centri studenteschi di Timişoara, Cluj, Oradea, vicino al confine con l’Ungheria, ma anche di Iaşi e Bucarest, hanno reagito e gli studenti si sono affiancati alle proteste dei loro colleghi del Paese confinante. Il regime più repressivo e l’assenza di leader riformatori al vertice del potere non hanno permesso che le proteste in Romania avessero lo stesso impatto come quelle in Ungheria.
Il politico Nestor Bădiceanu di Oradea, città vicina al confine con l’Ungheria, è stato intervistato dal Centro di Storia Orale della Radiodiffusione Romena in merito agli avvenimenti vissuti nell’ottobre 1956: A Oradea, dove la popolazione ungherese era del 30% e tutti ascoltavano la radio con volume massimo e con le finestre aperte, l’atmosfera era di euforia. Oradea è vicina al confine. Ci si aspettava, da un momento all’altro, che le proteste arrivassero anche da noi e che il fenomeno si generalizzasse. Avevamo troppe speranze. Ero stato a Lugoj e, sia all’andata che al ritorno, avevo visto sbarcare dei carri armati in tutte le stazioni che disponevano di rampe di carico. C’erano treni che sono venuti e poi sono andati in Ungheria. Con le forze che avevano in Ungheria, i russi non potevano fare gran che, perciò hanno dovuto ammassare molte truppe in modo da far fronte all’esercito ungherese. Dopo averlo sconfitto, hanno convocato il ministro della guerra per delle trattative, ma lo hanno arrestato, lasciando l’esercito senza direzione.
Andrei Banc, studente di giornalismo a Bucarest nel 1956, ricorda la repressione nei confronti di alcuni suoi colleghi: La maggior parte degli arresti e delle sommosse sono avvenute alle Facoltà di Legge e di Filosofia in quel periodo, non al Politecnico e alla Facoltà di Costruzioni. Era normale, in un certo modo, perché gli studenti di queste facoltà erano un po’ più politicizzati. Circa la metà proveniva dalla provincia e, in generale, le azioni che si sono succedute, gli arresti, sono avvenuti in questo ambiente. Noi altri, abitanti di Bucarest, eravamo alquanto isolati, mentre loro erano una massa compatta ed è proprio lì che sono scoppiate le sommosse. Va detto che, in quella massa di studenti che vivevano nella casa dello studente, c’erano anche informatori, cioè studenti che riferivano tutto alla polizia politica del regime. Fatto sta che una buona parte degli studenti delle case dello studente ha contribuito alla creazione dell’atmosfera provocata dagli avvenimenti del 1956. C’è stato solo un trambusto, perché la Securitate era abbastanza informata dai suoi infiltrati, per cui gli studenti non fecero in tempo a far scoppiare un movimento come quello in Ungheria.
Le rivendicazioni degli studenti romeni avevano come punto di partenza le carenze materiali, che non erano però i principali motivi di scontentezza. La gente sentiva che la profonda crisi sarebbe stata superata se il Paese avesse avuto un governo eletto in modo democratico. Andrei Banc: Le rivendicazioni non erano di natura materiale. Una delle prime rivendicazioni è stata l’eliminazione della lingua russa. Le rivendicazioni erano politiche, generali, non così antisocialiste come è avvenuto in Ungheria. Ricordo che c’erano rivendicazioni legate al programma di insegnamento, a una maggiore libertà e ad un accesso più ampio alle tradizioni culturali della Romania, alla filosofia straniera che arrivava a noi tramite i corsi all’università, ma non potevamo leggerla in originale. Nessuno ha chiesto allora la rimozione del socialismo, la sostituzione del Partito Comunista, oppure lo scioglimento dell’Unione della Gioventù Comunista. In Romania non ci sono state le stesse rivendicazioni come in Ungheria. Alcune, se non sbaglio, proposte dagli studenti della Facoltà di Legge, riguardavano la modifica della Costituzione.
Il professor Ion Agrigoroaie della Facoltà di Storia dell’Università di Iaşi era anche lui studente nel 1956 e si è ricordato quello che è successo ad alcuni suoi colleghi che si erano solidarizzati con la rivoluzione ungherese: Nel 1956 o all’inizio dell’anno successivo, dopo la rivoluzione in Ungheria, c’è stato un periodo di tensione molto forte. Un collega, un anno più giovane di me, è stato arrestato proprio nella casa dello studente nel 1957 per una semplice barzelletta politica legata ai sovietici e al loro ingresso in Ungheria ed ha fatto 7 anni di carcere. Abbiamo sempre saputo quello che succedeva in Ungheria, anche se spesso i fatti erano presentati come azioni “terroristiche” messe a punto dai rivoluzionari magiari. Ad esempio, tutti eravamo al corrente della faccenda di Imre Nagy e del fatto che era stato affidato alle forze repressive. Era molto difficile conoscere tutti i fatti accaduti, ma non vorrei elogiare troppo la mia generazione.
La Rivoluzione ungherese del 1956 ha avuto echi in Romania e migliaia di studenti che hanno partecipato a riunioni pubbliche sono stati arrestati ed esclusi dalle università. Cominciava una seconda ondata di repressione comunista, un segno che il regime comunista non poteva essere riformato. (tr. G.P.)