Lo spazio romeno delle civiltà sovrapposte
La civiltà sovrapposta vuol dire che al patrimonio di una nazione o di un Paese di oggi hanno contribuito vari popoli. Siccome la civiltà va assieme alla cultura, si può dire che una civiltà sovrapposta è anche una cultura sovrapposta.
Steliu Lambru, 19.09.2016, 07:00
Non esistono spazi geopolitici monoculturali o di un’unica civiltà, perciò neanche lo spazio romeno ha ereditato un’unica cultura e civiltà. Dalla preistoria fino ai nostri giorni, gli archeologi e gli antropologi hanno cercato di individuare peculiarità e influenze negli oggetti che vediamo oggi nei musei o nei siti archeologici. Il concetto di civiltà sovrapposta racconta al pubblico varie storie del passato, che si tratti di storie raccontate da qualche cronaca, da un disegno, un quadro o un’icona. La civiltà sovrapposta vuol dire che al patrimonio di una nazione o di un Paese di oggi hanno contribuito vari popoli. Siccome la civiltà va assieme alla cultura, si può dire che una civiltà sovrapposta è anche una cultura sovrapposta.
Le civiltà sovrapposte sul territorio della Romania sono numerose, dalla preistoria fino ad oggi, e formano un patrimonio identitario specifico. I popoli neolitici, le influenze elleniche, gli sciti, i geto-daci, i romani e i coloni che loro hanno portato, le decine di popoli migratori dei secoli II e XIII dell’epoca cristiana, tutti hanno creato un insieme di interferenze materiali e spirituali che i romeni hanno ereditato. La mostra “La Romania, civiltà sovrapposte” organizzata dal Museo Nazionale di Storia della Romania si è proposta di parlare a coloro che l’hanno visitata della molteplicità di elementi culturali e di civiltà che entrano nell’universo di confluenza europeo ed asiatico.
L’archeologa Corina Borş, curatrice della mostra, ha sintetizzato la presenza delle civiltà che ha inserito nelle vetrine del Museo: Dal paleolitico, cioè dall’epoca della pietra antica, fino alla pre-modernità sono presentate numerose civiltà preistoriche, dal neolitico e dal eneolitico, dall’epoca dei metalli, dalla civiltà dacica, romana e tutto ciò che significa ulteriormente la civiltà storica sull’attuale territorio della Romania, nel periodo del Medioevo e dell’epoca premoderna. Io sono un’archeologa specializzata nella preistoria ed apprezzo in particolar modo le vestigia preistoriche. Da oltre un decennio e mezzo in Romania non sono stati più visti i tesori assoluti della civiltà neolitica. Fra gli oggetti recuperati negli ultimi anni, con il sostegno delle autorità romene, ma anche tramite una collaborazione internazionale, si annoverano le due tavolette municipali di Troesmis, documenti storici di particolare importanza che si ritrovano in una classifica mondiale. E’ corretto dire che tutti i pezzi hanno il proprio significato, non solo estetico o pecuniario. Ciascuno, nella sua unicità, racconta una storia del passato.
Nelle vetrine dei musei, gli oggetti del passato sembrano fragili, privi di un’utilità attuale. Tuttavia, sono oggetti molto preziosi da molti punti di vista, non solo esteticamente. La loro singolarità parla anche dell’ingegnosità e dello spirito di coloro che li hanno creati e utilizzati. Sul cartellone della mostra c’è la ceramica della cultura Cucuteni, unica in Europa. Le somiglianze tra questa ceramica e quella di una cultura neolitica della Cina sono sorprendenti. La ceramica di Cucuteni ha decorazioni a spirale, con numerose varianti e combinazioni, gli archeologi hanno trovato persino dei personaggi femminili dal torso piatto, decorati con motivi geometrici.
Nella ceramica del periodo neo-eneolitico, di particolare importanza è quella delle culture Cucuteni e Gumelniţa. E’ esposto per la prima volta un tesoro d’oro risalente alla fine dell’epoca del bronzo, il tesoro di Sarasău, che sarà comprato dal Ministero della Cultura per il Museo di Storia della Romania. Ci sono poi le già menzionate tavolette di Troesmis, e oggetti medioevali molto svariati. Direi che questa è una delle rare occasioni in cui vengono presentati in extenso gioielli in metalli preziosi, soprattutto d’argento, risalenti al Medioevo, ai secoli XI-XIV. — ha detto Corina Borş.
La mostra “La Romania, civiltà sovrapposte” non è solo opera di storici e archeologi, ma anche degli architetti che le hanno dato personalità e struttura. Gli oggetti delle civiltà sovrapposte sono, per se stessi, una creazione dello spirito umano polivalente che spesso rimane anonimo.
La mostra è stata ideata dal giovane architetto Andrei Câmpean. Partendo dal concetto di civiltà sovrapposte, sono definite quattro zone: la preistoria, l’antichità, il Medioevo e l’epoca premoderna. La mostra è stata progettata per dare l’idea di fluidità, non di segregazione cronologica, ma di percorso, di ritorno nella storia. I visitatori possono scegliere il senso in cui visitarla. La civiltà sovrapposta è una coordinata geografica, è il luogo in cui si trova la Romania di oggi. Partendo da questa coordinata geografica, vengono messe in evidenza le sovrapposizioni di civiltà esistite lungo il tempo. Sono evidenziate varie influenze dell’est, dell’ovest, del sud, del nord, e certamente, le influenze che le grandi civiltà dell’antichità hanno avuto sull’intero spazio romeno e mi riferisco soprattutto all’Impero romano. — ha aggiunto Corina Borş.
Il concetto di civiltà sovrapposta raccomanda la formazione di un pensiero riflessivo sul passato in cui la qualità, l’eccellenza e la superiorità non sono caratteristiche di un unico popolo. Le civiltà e le culture creano, prendono in prestito elementi le une dalle altre e si reinventano nelle epoche storiche a venire. La Romania delle civiltà e delle culture sovrapposte è non solo quella di oggi, ma soprattutto quella di ieri. (tr. G.P.)