Elie Wiesel e la memoria dell’Olocausto
Elie Wiesel (30 settembre 1928 - 2 luglio 2016) è stato uno dei più noti attivisti per la memoria dellOlocausto.
Steliu Lambru, 15.09.2016, 18:38
Elie Wiesel è nato il 30 settembre 1928 a Sighetu Marmaţiei e si è spento il 2 luglio 2016 a New York. E’ stato uno dei più noti attivisti per la memoria dell’Olocausto, fenomeno che ha causato la morte di circa 6 milioni di ebrei europei, 400.000 di loro in Romania o in territori amministrati dalla Romania nel periodo 1941 – 1944. A maggio 1944, quando aveva 15 anni, le autorità ungheresi della Transilvania Settentrionale, territorio romeno annesso all’Ungheria tramite il Diktat di Vienna del 30 agosto 1940, è stato deportato ad Auschwitz assieme ai genitori e alle tre sorelle. Sono riusciti a salvarsi dal lager, nell’aprile del 1944, solo lui e le due sorelle maggiori. Il suo volume di memorie intitolato “La Notte”, tradotto in 30 lingue, include i suoi ricordi dei campi di concentramento nazisti. Il più importante premio di cui è stato insignito, fu il Nobel alla Pace nel 1986, assegnatoli per il suo attivismo di decenni contro le politiche e i regimi di genocidio di tutto il mondo.
Elie Wiesel ha parlato al mondo delle sue sofferenze e di quelle degli ebrei durante la seconda guerra mondiale affinché non si ripetessero mai più. Alla sua scomparsa, l’eredità lasciata da Wiesel è rappresentata dallo spirito civico e dagli ideali dell’umanità di tolleranza e rispetto per la diversità.
Alexandru Florian, il direttore dell’Istituto Nazionale per lo Studio dell’Olocausto intitolato a Elie Wiesel, ritiene la sua morte una perdita enorme per l’umanità: Secondo me, è una grossa perdita per l’umanità. E se nel 1986, quando è stato insignito del Premio Nobel alla Pace, è stato definito messaggero per l’umanità”, oggi non penso sia esagerato dire che la morte di Elie Wiesel è una perdita per l’umanità. Egli ha dedicato praticamente tutta la sua vita dopo l’Olocausto alla lotta per i diritti e per la libertà degli esseri umani. La sua è stata una lotta equilibrata e costante per la memoria dell’Olocausto affinché ciascuno di noi capisca che ciò che è veramente successo con gli ebrei nella seconda guerra mondiale è stata una tragedia che non deve mai più ripetersi. Allo stesso tempo, si è impegnato nella condanna dei grandi genocidi del XX-esimo secolo come quello in Rwanda. Per i militanti per i diritti umani, per la società, per ciascuno di noi, la morte di Wiesel è una grossa perdita.
Abbiamo chiesto ad Alexandru Florian in che cosa consiste la forza simbolica di Wiesel e della sua eredità? Ecco la sua risposta: Per ciascuna persona normale e razionale, Elie Wiesel ha rappresentato qualcosa. Per coloro che pensano o partecipano ad azioni di sterminio o a crimini contro l’umanità credo che la vita di Elie Wiesel non possa essere che una barriera, un freno ai loro intenti criminali. Simili personaggi, che non posso definire esseri umani, vorrebbero che non ci fossero tante persone come Elie Wiesel. Potrei ricordare casi in Romania in cui Elie Wiesel è stato accusato di non essere un vero superstite della Shoah e una serie di miti negativi inventati solo per minimizzare le sue azioni.
Tutti coloro che hanno sofferto, che amano la tolleranza e la comprensione si augurano che la gente impari dalle lezioni della storia. Abbiamo chiesto ad Alexandru Florian se ciò che ha rappresentato l’Olocausto può ripetersi: Così come nella politica non va bene dire “mai” oppure affermare che una cosa è impossibile, non posso dire con certezza se si ripeterà o meno. Credo però che sia poco probabile la distruzione di un gruppo di popolazioni a causa di politiche come quelle della seconda guerra mondiale, con una tale portata, oggi, nel XXI-esimo secolo. Credo che l’attività pubblica, civica, di Elie Wiesel abbia svolto un ruolo importante in tal senso, assieme ai pochi politici europei dopo la seconda guerra mondiale che hanno dimostrato di essere razionali anche quando si stavano delineando certi conflitti. Credo che disastri come quello della seconda guerra mondiale non siano impossibili, ma che ci siano scarse probabilità che avvengano ancora. Non dobbiamo dimenticare che abbiamo più di 70 anni di pace in Europa, anche se in alcuni Paesi ci sono stati conflitti o guerre civili. — ha risposto Alexandru Florian
Come ha visto Alexandru Florian Elie Wiesel all’incontro avuto nel 2004? Questa è la sua risposta: L’ho incontrato in occassione della riunione della Commissione per lo Studio dell’Olocausto in Romania nel 2003-2004. Era il presidente della Commissione di cui ero membro anch’io. Ho ascoltato i discorsi che ha tenuto a Bucarest in occasione della chiusura dell’attività della Commissione e dell’assunzione del rapporto da parte dell’allora presidente della Romania, Ion Iliescu. Allora ho avuto l’occasione di avere un breve colloquio personale con lui. Solo ora, quando non c’è più, mi rendo conto che mi hanno colpito molto l’equilibrio, il calore e l’umanità che era in grado di trasmettere. Allo stesso tempo, ero impressionato anche dalla determinazione con la quale agiva affinché la memoria dell’Olocausto si rafforzasse e affinché politici criminali come quelli attivi durante la seconda guerra mondiale non arrivassero a tenere i redini del potere in alcun Paese del mondo.
Il mondo sarà più povero senza Elie Wiesel, ma speriamo che in futuro non siano ripetuti gli errori del passato. Elie Wiesel è partito in un mondo migliore, senza lasciare però alcuna garanzia che non ci sia più bisogno di esperienze come la sua. (tr. G.P.)