Il manoscritto fanariota
La corrente del narrativismo storico considera i romanzi storici altrettanto importanti per conoscere il passato e per la formazione di una cultura storica, come lo studio della storia con date e cifre.
Steliu Lambru, 26.10.2015, 12:47
La corrente del narrativismo storico considera i romanzi storici altrettanto importanti per conoscere il passato e per la formazione di una cultura storica, come lo studio della storia con date e cifre. Esistono molti esempi di produzioni letterarie, soprattutto romanzi, basati su fonti storiche autentiche, che rendono la storia molto interessante. Doina Ruşti è scrittrice ed ha studiato centinaia di documenti risalenti agli anni 1770, fino al 1830, per il suo romanzo Il manoscritto fanariota. Dai documenti ha saputo di un giovane arrivato a Bucarest per fare fortuna. Uno dei personaggi di Doina Ruşti è il principe Alexandru Moruzi vissuto nel periodo 1750-1816.
Mi interessava Moruzi, questo principe fanariota. Ebbe una vita molto interessante e lasciò forse i più numerosi documenti. Di origine greca, Alexandru Moruzi, sposò una romena e regno a più tappe in Valacchia e Moldova Ciò che mi ha attirato l’attenzione è proprio questo: che ogni giorno dettava le sue idee. Per questo lasciò numerosi documenti dai quali veniamo a sapere come si svolgeva la vita nel periodo fanariota. La sua fine fu terribile: catturato dai turchi e venduto come prigioniero sulle galere, diventò lui stesso schiavo. La figura di Moruzi è presente in tutto il romanzo, ad un certo momento ho lasciato da parte la storia del mio protagonista per parlare dell’ombra di Moruzi sulla Bucarest in cui era arrivato il mio personaggio, spiega la scrittrice.
La Bucarest di inizio Novecento era un mix di lingue e nazioni, una specie di Torre di Babele della Romania. Uno dei personaggi importanti del Manoscritto fanariota e Delizorzo. Molti dei greci venuti qui erano infatti macedo-romeni o megleno-romeni, parlavano bene il romeno e quasi ciascuno di loro aveva legami con in mondo romeno. Uno di loro fu un metropolita che allontanò il metropolita Filaret, il cui nome si mantenne fino ad oggi. Filaret fu allontanato da Dositei Filiti, detto anche Delizorzo. Questo greco arrivato nei Principati Romeni, con una cultura greca alle spalle, diventò metropolita. Era nato da padre greco e madre albanese, ma questi abbinamenti erano normali nei Balcani. Delizorzo fu soprannominato così dai bucarestini, è un nome che ho lasciato nel romanzo così come l’ho trovato nei documenti e che ho faticato molto a decifrare. Era un nome buffo, metà in turco e metà in greco. Nella lingua turca, deli significava matto, però detto con simpatia, il matto Zorzo. Zorzos era un nome molto diffuso nei Balcani ed era così divertente per i romeni che fu creato questo soprannome. Era molto agitato, una specie di professore distratto. Si diceva di lui che fosse come il peperoncino, aggiunge Doina Ruşti.
Il giovane giunto a Bucarest per fare fortuna visse la vita dei suoi tempi. Ma la scrittrice Doina Ruşti introduce nella biografia l’esperienza di un altro personaggio, un suo contemporaneo. Questo personaggio che ho trovato in un manoscritto, mi ha destato meraviglia per la sua storia molto concisa. Si tratta di un valacco che arriva a Bucarest, con obiettivi audaci, si presenta come greco, straniero, figlio di Radu, un nome tipico romeno. Nel manoscritto originale, si chiamava Ion figlio di Radu. Era molto meglio presentarti come greco che come valacco giunto da chi sa dove. Per caso, questo personaggio diventa schiavo del boiardo Doicescu. Si tratta di una storia di amore, disperazione e schiavitù. Ion, figlio di Radu arriva a Bucarest e viene preso per Leun, personaggio menzionato in molti documenti. Ho fatto il collegamento fra Ion figlio di Radu e Leun non perché fosse successo questo a Ion, ma perché i documenti che menzionano Leun sono molto numerosi. Leun era un maggiordomo, probabilmente francese, un ragazzo di 17 anni, era arrivato a fare da maggiordomo per il conte Hasatov, il primo console della Russia a Bucarest. Questo Leon, che persino il principe Moruzi chiama Leun, scompare una notte e viene cercato con la polizia. Ci sono numerosi ordini e decreti dati persino dal principe in cui si dice che bisognava trovare per forza il disgraziato Leun. Era normale chiederti chi fosse Leun e che cosa avesse fatto da essere cercato con la polizia? Sappiamo che indossava abiti verdi, abbastanza indecenti, pantaloni stretti, strani, tedeschi, probabilmente aveva anche i capelli lunghi. Ho trovato un documento in cui, finalmente si dice che cosa aveva fatto Leun. Lo stesso Moruzi diceva che Leun, non appena acchiappato, doveva essere portato da un mercante di Bucarest perché la figlia del mercante lo aspettava. Il ragazzo doveva sposarla e invece era scappato, fatto che aveva fatto arrabbiare tutta Bucarest, perché nessuno capiva come mai un servo si potesse rifiutare una proposta che doveva fargli onore. Lo cercavano tutti disperatamente e lui era scappato per paura di questo matrimonio concordato. Ho trasferito questo fatto da un documento reale nella storia del mio personaggio, Ion figlio di Radu. Ion arriva a Bucarest con il pensiero di fare fortuna, ma non vuole entrare a fare parte dell’esercito liberatore della Grecia condotto dal generale Lambros, ma vivere la sua vita, perché aveva solo 17 anni, conclude la scrittrice.
I documenti storici possono essere altrettanto confusi come la realtà che pretendono di rispecchiare, così come lo sono anche le produzioni letterarie. (traduzione di Gabriela Petre)