Riforme monetarie nella Romania interbellica
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, la Piccola Romania diventò la Grande Romania. La vittoria dellIntesa portò alla Romania lannessione di Bessarabia, Bucovina, del Banato e della Transilvania al Vecchio Regno.
Monica Chiorpec, 28.02.2015, 15:39
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, la Piccola Romania diventò la Grande Romania. La vittoria dell’Intesa portò alla Romania l’annessione di Bessarabia, Bucovina, del Banato e della Transilvania al Vecchio Regno. Ma la Grande Romania si confrontava con una situazione economico-finanziaria precaria e doveva integrare le nuove province. Presieduto da Vintilă Brătianu, il Ministero delle Finanze romeno continuo un piano di rafforzamento economico avviato dal precedente ministro, Nicolae Titulescu. Lo storico Ioan Scurtu, con spiegazioni sulle principali tappe della riforma fiscale degli anni 1920.
Nicolae Titulescu fu il primo ministro ad elaborare una legge — d’altronde molto complessa, motivo per cui non venne applicata — che introduceva il principio della progressività, ovvero tasse a seconda dei redditi, ma anche l’imposta sui redditi complessivi. Chi incassava da più fonti, pagava un’imposta per la somma totale guadagnata. In pratica, Vintilă Brătianu riprese le idee di base di Nicolae Titulescu. Sempre in seguito alla sua iniziativa, venne adottata, a febbraio 1923, una nuova legge che in essenza aveva lo stesso contenuto, con l’unica differenza che c’erano meno categorie di redditi”, spiega Ioan Scurtu.
La politica finanziaria di Vintilă Brătianu puntò sulla modernizzazione del sistema fiscale romeno e sull’osservanza del principio dell’equilibrio di bilancio. Il disegno di legge sui contributi diretti, elaborato sotto il suo stretto coordinamento e votato nel Parlamento nel 1923, rispondeva alle necessità di ammodernamento del sistema fiscale romeno ed ebbe un impatto positivo sul valore e la struttura degli incassi al budget dello stato. Il nuovo sistema di suddivisione delle spese era una passo importante nel consolidamento della situazione finanziaria della Romania interbellica.
Questa legge introduceva anche una tutela speciale per quanto riguardava gli incassi dalle attività industriali. Vintilă Brătianu era un sostenitore della politica tramite noi stessi”, di una politica volta a determinare lo sviluppo dell’economia e soprattutto dell’industria. Secondo lui, in seguito alla guerra e agli atti di unificazione, la Romania aveva conquistato i suoi territori e indipendenza politica, ma aveva bisogno anche di indipendenza economica. Vintilă Brătianu era del parere che l’indipendenza politica fosse impossibile in assenza di quella economica. Tale riforma aveva lo scopo di sostenere lo sviluppo economico della Romania, soprattutto dell’industria. Il quadro era il governo liberale, il più lungo nell’intero periodo interbellico, durato più di quattro anni, dal gennaio 1922 fino alla fine del marzo 1926. In questo periodo fu adottata anche una nuova Costituzione che prevedeva la nazionalizzazione delle richezze del sottosuolo. Su questa base, fu adottata anche una legislazione che permetteva l’applicazione del principio liberale tramite noi stessi”, garantendo lo sviluppo in un ritmo accellerato dell’economia nazionale. Menzionerei il fatto che nel 1928, a dieci anni dall’Unità, il livello di sviluppo industriale della Romania era quasi due volte e mezzo superiore a quello precedente la prima guerra mondiale”, aggiunge lo storico.
Le sfide per la carica di ministro delle finanze furono l’importanza economica speciale del confine danubiano e lo sfruttamento del greggio romeno. E’ riconosciuto il merito di Vintilă Brătianu di aver individuato le difficoltà affrontate dall’economia nazionale in seguito alla importante presenza di capitale straniero nell’industria petrolifera della Romania. Brătianu fu il politico che stabilì le principali coordinate di una politica energetica nazionale, insistendo sull’impiego ottimale delle risorse petrolifere in Romania nel contesto dell’aumento della domanda di energia non solo a livello interno, ma anche a livello mondiale.
La riforma di Nicolae Titulescu fu importante perché stabilì una certa direzione. Vintilă Brătianu diede contenuto a questa riforma, stabilendo ciò che si doveva fare con le somme che arrivavano alle casse dello stato, dopo il pagamento di stipendi e pensioni, anche se all’epoca erano pochi i beneficiari delle pensioni dallo stato. Lui non puntò sul pagamento dei debiti dello stato romeni, bensì sul garantire gli investimenti, soprattutto concedendo mutui a coloro che avevano l’audacia di avviare attività industriali per produrre beni che non si fabbricavano ancora in Romania. Parliamo soprattutto dell’industria metalmeccanica. Così venne fondata la fabbrica Malaxa e sempre in questo modo furono gettate le basi dell’Industria Aeronautica Romena e di altre grandi imprese del periodo interbellico”, conclude Ioan Scurtu.
La valorizzazione delle risorse naturali rappresentava nella visione del ministro delle finanze Vintilă Brătianu, un elemento importante per creare un’economia che non fosse più così dipendente dal capitale straniero. Le misure di politica economica sostenute dal governo liberale contribuirono nel periodo 1918 – 1940 anche alla stabilizzazione della moneta romena. (traduzione di Gabriela Petre)