L’emigrazione politica greca nella Romania comunista
Dal 1946 al 1949, in Grecia si verificò una sanguinosa guerra civile tra le guerriglie comuniste finanziate dallURSS e le forze governative greche.
Steliu Lambru, 11.02.2015, 13:28
Dal 1946 al 1949, in Grecia si verificò una sanguinosa guerra civile tra le guerriglie comuniste finanziate dall’URSS e le forze governative greche. Gli scontri cominciarono con l’attacco contro le forze governative da parte dei ribelli comunisti nelle regioni montane al confine con la Jugoslavia e l’Albania. L’obiettivo dei comunisti era l’allontanamento del regime legittimo monarchico, ritenuto fascista, e l’insediamento di una repubblica socialista. Il conflitto fra Stalin e Tito significà la sconfitta delle gurriglie comuniste greche. Ulteriormente il Partito Comunista Greco si avvicinò a Mosca. Tito decise la chiusura dei confini jugoslavi con la Grecia e alle guerriglie comuniste venne a mancare il sostegno vitale, strategico e morale. L’Albania, che era sotto l’influenza di Tito, rinunciò pure essa a sostenere i comunisti greci. Fino al settembre 1949, gruppi sempre più sporadici di partigiani comunisti si arresero o attraversarono il confine in Albania da dove la maggior parte emigrarono verso Paesi socialisti.
La Romania diventò così il posto prediletto dell’emigrazione comunista greca in cerca di riparo. 200.000 emigrati politici greci arrivarono nei Paesi socialisti, di cui tra 11.500 e 12.000 emigrati vennero in Romania. La Romania ricevette il maggiore numero di bambini greci, circa 5700, a cominciare dal 1948, su un numero totale di circa 28.000 bambini greci arrivati in 7 stati comunisti. La maggiore colonia di bambini greci fu quella di Sinaia, attiva dal 1948 al 1953. Negli alberghi della stazione sita sulla Valle del Prahova alloggiarono 1700 bambini, cui si aggiunsero alcune migliaia di bambini nord-coreani rifugiati in Romania a causa della guerra in Corea degli anni 1950-1953.
Per tradizione, in Romania si erano insediati più coloni greci lungo il tempo. Entrata nella sfera di influenza sovietica, la Romania era preferita da coloro che avevano lasciato la Jugoslavia e l’Albania. Lo storico Radu Tudorancea dell’Istituto di Storia Nicolae Iorga” di Bucarest ha spiegato come sono stati accolti i combattenti comunisti greci in Romania. Una parte degli ex combattenti comunisti greci che avevano lasciato il Paese d’origine alla fine della guerra civile emigrarono anche in Romania, ricevendo sostegno da parte delle autorità di Bucarest, i feriti per curarsi, gli altri per potersi adeguare alle condizioni esistenti nel Paese e per integrarsi nella società romena. L’esistenza di una importante comunità greca in Romania sembrava favorire l’integrazione dei neo-arrivati, soprattutto dato che dal 1948 il gruppo filo-comunista all’interno della comunità greca era riuscito, con il sostegno delle autorità romene, ad assumere il controllo nella comunità e a gettare le basi di una nuova organizzazione intitolata l’Unione Patriottica Greca. Così, i pochi sostenitori del gruppo monarchista che erano rimasti in Romania furono emarginati”, spiega lo storico.
Il Governo comunista romeno ha concesso un sostegno molto generoso agli ex membri delle guerriglie comuniste greche. Il sostegno offerto fu uno totale, dall’allogggio e dalle cure mediche fino ai soldi. Come in tutti i Paesi accaparrati dal regime comunista, anche in Romania la stampa strumentalizzò le informazioni sulla guerra civile greca. ”Lo svolgimento della guerra civile in Grecia fu seguito con preoccupazione in Romania essendo trattato intensamente nei periodici del partito. Come c’era da aspettarsi, i riferimenti sulla stampa romena si trasformarono in forti campagne, coordinate dal partito, che invariabilmente favorivano la lotta dei partigiani comunisti greci, sparlando costantemente nei confronti della parte anglo-americana e del suo ruolo nella guerra civile greca. Il leader comunista greco Nikos Zahariadis aveva inviato in Romania sin dal gennaio 1948 Letferis Apostolou, accreditato come rappresentante del cosiddetto governo democratico della Grecia. I suoi incarichi riguardavano le relazioni con le autorità romene, l’ottenimento del sostegno del governo della Repubblica Popolare Romania ai comunisti greci, la cura dei feriti e la preparazione delle colonie di bambini greci che dovevano essere fondate in Romania. Le autorità comuniste romene stanziarono importanti somme di denaro a sostegno degli emigrati politici greci. Veniva garantito un budget consistente al PCG, solo nel 1951 gli furono stanziati circa 300.000 dollari americani, ai quali si aggiungevano altre spese per la direzione. Le somme stanziate aumentarono l’anno successivo. Nel 1952 ricevettero circa 750.000 dollari americani e molte altre somme a sostegno delle case editrici. La sede del CC del PCG fu spostata a Bucarest e a molti degli attivisti di partito furono offerte abitazioni nel quartiere di lusso Primăverii, in diverse ville segrete”, aggiunge Radu Tudorancea.
I rifugiati greci non rinunciarono alla lotta per l’instaurazione dell’ideale comunista nel loro Paese. Avevano considerato la sconfitta una cosa provvisoria, essendo pronti in qualsiasi momento a tornare a lottare, se la situazione internazionale si fosse presentata favorevole. La Romania diventava così una base per le azioni degli agenti comunisti greci in Grecia, addestrati da ideologi comunisti formatisi a Mosca. ”Anticipando una futura ripresa degli scontri in terra greca, gli attivisti greci di Romania volevano mantenere i gruppi degli ex partigiani all’erta, pronti a lottare. Nel 1950 fu organizzata a Breaza una scuola politica dove insegnavano anche personaggi come Nikos Zahariadis e Vasilis Barţiotas. L’ente doveva addestrare agenti disposti ad attivare illegalmente sul territorio della Grecia a sostegno della causa comunista. Nel periodo 1952-1955, più di 120 simili attivisti e agenti furono mandati clandestinamente in Grecia, molti di loro essendo catturati dalla polizia greca”, conclude lo storico.
La morte di Stalin e il processo di desovietizzazione portarono anche alla morte della causa dei comunisti greci. La normalizzazione dei rapporti fra Romania e Grecia, gli interessi dei rapporti bilaterali posero fine all’opzione degli scontri armati. (traduzione di Gabriela Petre)