Lettere dal fronte della Grande Guerra
La prima guerra mondiale o la “Grande Guerra ha determinato una profonda trasformazione dellumanità. Il conflitto ha significato anche il maggiore dispiegamento di forze umane e materiali, concludendosi, come al solito, con vincitori e vinti.
Steliu Lambru, 24.01.2015, 14:53
La prima guerra mondiale o la “Grande Guerra” ha determinato una profonda trasformazione dell’umanità. Il conflitto ha significato anche il maggiore dispiegamento di forze umane e materiali, concludendosi, come al solito, con vincitori e vinti.
I traumi sono stati però uguali da ambo le parti e la corrispondenza è una fonte molto importante per conoscere i sentimenti e le situazioni di coloro che erano partiti sul fronte. Il Museo Militare Nazionale di Bucarest vanta nella sua collezione circa 120 lettere e cartoline appartenute ai militari romeni della prima guerra mondiale.
Lo storico Carla Duţă ci ha spiegato quello che hanno sentito, patito e sperato coloro che cent’anni fa’ sono morti per i valori in cui credevano. Le abbiamo chiesto a chi erano indirizzate le lettere dei militari romeni sul fronte.
“Il più delle volte, i soldati romeni scrivevano dal fronte alle famiglie, alle mogli, alle madri, ai figli. Un esempio è l’album di lettere inviate alla moglie Elena dal colonello Alexandru Stoenescu del regimento 10 fanteria. Si tratta di 12 cartoline militari, che cominciano tutte per “cara Lunca”, e finiscono con un bacio a voi tutti e tutto il mio amore, Alexandru”. Le 12 lettere risalgono al 1916 quando il colonello ha partecipato alle lotte nel sud della Dobrugea e in cui è stato leggermente ferito”, spiega Carla Duţă, facendo riferimento anche ai valori che animavano coloro che subivano dure privazioni sul fronte.
“I sentimenti, le aspirazioni dei militari romeni sul fronte, sono, come risulta dalle lettere e dalle cartoline inviate alle famiglie, sia di partecipazione all’ideale romeno, che di preoccupazione per le persone care rimaste a casa, spesso senza alcun sostegno e in situazioni precarie. Ecco un brano della lettera di Pascal Rădulescu sulla campagna di Flămânda del 1916. ”Non dimenticherò mai quella scena quando, metà nell’acqua, con la mitragliatrice rotta, con in braccio un sergente amato e devoto, che era morto con una palottola nel cervello, ordinai al trombettista di suonare l’attacco. Per partire poi confuso all’attacco con le mani vuote.” Dalle stesse lettere risultano anche i sentimenti di orgoglio, di ottimismo e di fede che animavano i romeni in quei momenti. Cito da un’altra lettera: I tedeschi e i bulgari, spaventati dalle baionette, facevano di tutto per scappare. Ma guai a chi finiva vicino al fucile di un romeno”, aggiunge Carla Duţă.
Dalla corrispondenza studiata, la nostra interlocutrice ha ricostituito alcune scene di guerra. In alcune lettere troviamo descrizioni impressionanti di scene di guerra. Soprattutto nelle lettere, perché lo spazio ridotto di una cartolina non permetteva contenuti lunghi. Tuttavia, nelle 12 cartoline menzionate all’inizio, inviate dal colonello Alexandru Stoenescu, sono riassunte alcune scene. Ecco un brano: “Il 6 settembre 1916, il regimento entrò in lotta, una lotta dura come non c’era mai stata per noi. Il regimento fu dimezzato. Ma Dio mi ha protetto. 20 ufficiali rimasero feriti, il campo era pieno di morti bulgari, i nostri attacchi decisi li avevano scoraggiato e fatto indietreggiare. Occupammo le loro posizioni dove era pieno di cadaveri bulgari.” Le scene di guerra sono più dettagliate e sono ancora più complete e impressionanti. Ecco come descrive un simile momento un soldato che si trovava nelle trincee in Moldavia nel 1917. “I tedeschi stanno male, disertano spesso per venire da noi. Dicono di non avere da mangiare. Non appena alzano la testa dalle trincee, i nostri fanteristi li si buttano addosso con le armi. Di obici ne passarono tre poco fa. Così è la guerra”, spiega ancora Carla Duţă.
Come vedevano i militari romeni la loro presenza sul fronte? Carla Duţă ci ha letto un brano della lettera di un padre a suo figlio, il soldato volontario Vasile Florescu, inviata da Galaţi nel 1917.
“Caro mio, oggi il signor Niculescu mi ha portato la tua lettera. Vai avanti con la fiducia che vincerai. Non dimenticare chi sono stati i tuoi antenati e onora il tuo nome di romeno. Non ti preoccupare per la tua vita che ora appartiene solo al re e al tuo Paese. Il solo pensiero che siete voi a costruire la Grande Romania ti deve animare e deve allontanare l’ultima goccia di dubbio. Perché morire per la patria è una morte da eroe. Dimostra di comporti come ci scrivi e il mio cuore di genitore di benedirà. Tua madre e i tuoi fratelli si augurano di vederti tornare vittorioso e non dimenticano mai di pregare per te e per il nostro caro Paese. Saluta i tuoi fratelli d’armi da parte mia e che Dio vi protegga! Caro Vasilică, non dimenticare che nella tua famiglia non ci sono mai stati codardi e che lo slogan di noi tutti è sempre stata l’onestà.”
E’ ovvio che tutte le grandi vittorie vengono costruite con sforzi e con il sangue e la corrispondenza dei militari romeni della prima guerra mondiale conferma pienamente questa verità. (traduzione di Gabriela Petre)