Il romenista Bruno Mazzoni e la poesia di Ana Blandiana
Nel 2019, la Comunità Radiotelevisiva Italofona promuove la coproduzione Poesia ultim'ora. Radio Romania Internazionale ha scelto un argomento che prende lo spunto dal 30/o anniversario del crollo della Cortina di ferro
Iuliana Sima Anghel, 10.09.2019, 09:39
Nel 2019, la Comunità Radiotelevisiva Italofona promuove la coproduzione Poesia ultim’ora, con puntate che le radio aderenti hanno dedicato a questo tema. Vi partecipano Rai Radio 3, Rai Sicilia, Rai Sardegna, Rai Alto Adige, Rai Friuli Venezia Giulia, Radio Vaticana Italia, Radio Svizzera Italiana, Radio Romania Internazionale, Radio Capodistria, Radio Atene.
Radio Romania Internazionale ha scelto un argomento che prende lo spunto dal 30/o anniversario del crollo della Cortina di ferro, celebrato nel 2019 in Romania, e negli altri Paesi dell’Europa centro-orientale. Siamo stati accompagnati dalla poetessa Ana Blandiana, grande oppositrice del comunismo in Romania, l’unico Paese dell’ex blocco sovietico in cui il regime fu rimosso col prezzo del sangue: quasi 1.100 morti e 3.300 feriti. Per quasi mezzo secolo, il comunismo ha voluto annientare qualsiasi forma di resistenza, compresa quella artistica e letteraria.
Nata il 25 marzo 1942 proprio a Timisoara, dove scoppiò la Rivoluzione del 1989, la poetessa Ana Blandiana, pseudonimo letterario di Otilia Valeria Coman-Rusan, fu perseguitata dal regime sin da giovane, in quanto suo padre – prete ortodosso – venne buttato nelle carceri comuniste.
Per il nostro contributo alla coproduzione, mandato in onda il 9 settembre, abbiamo selezionato il componimento I testimoni, scritto prima del 1989, ma vietato e pubblicato solo dopo la caduta del regime, nel volume L’architettura delle onde. Un atto d’accusa verso coloro che osservano e non prendono posizione, spiega a Radio Romania Internazionale il professore Bruno Mazzoni, noto romenista, che gentilmente ha tradotto anche questa poesia in italiano.
Dopo la caduta del comunismo, Ana Blandiana – Premio speciale per la poesia Giuseppe Acerbi nel 2005 per il volume Un tempo gli alberi avevano occhi, uscito in Italia, presso la Donzelli nel 2004, a cura di Biancamaria Frabotta e Bruno Mazzoni – fece accompagnare la fama letteraria, accanto al marito Romulus Rusan, anche lui scrittore, ad un forte impegno civile. A loro si deve la trasformazione del carcere di Sighet, nel nord della Romania, dove fu sterminata buona parte dell’élite, nel Memoriale delle Vittime del Comunismo e della Resistenza. I sette vescovi greco-cattolici martiri beatificati quest’anno da Papa Francesco in occasione della sua visita in Romania furono tutti imprigionati lì, e tre di loro si sono anche spenti in seguito alle orrende torture e al duro regime carcerario.