Natale con la comunità romena di Arcore
Una Romania in miniatura: così definisce padre Gabriel Popescu la Parrocchia ortodossa romena di Arcore, che si prepara a celebrare la Natività del Redentore.
Iuliana Sima Anghel, 18.12.2020, 10:10
Una Romania in miniatura: così definisce padre Gabriel Popescu la Parrocchia ortodossa romena di Arcore, che si prepara a celebrare la Natività del Redentore. Infatti, i suoi fedeli provengono da tutte le regioni del Paese e anche dalla confinante Moldova. Benchè istituita ufficialmente il 1 febbraio scorso, a causa dell’emergenza sanitaria, ha aperto i battenti appena il 7 giugno, in occasione della Festa delle Pentecoste ortodosse.
Sono passati ormai più di sei mesi da quando abbiamo celebrato la nostra prima liturgia, nel giorno di Pentecoste, nella bellissima chiesa di Arcore dedicata a San Giacomo Maggiore. La nostra piccola chiesa ortodossa è nata in un periodo di pandemia e di sofferenza, come un seme seminato in una terra di dolore, per testimoniare il fatto che Dio non ci dimentica, soprattutto quando siamo in sofferenza, spiega a Radio Romania Internazionale il parroco Gabriel Popescu, che vive ad Arcore, e nel 2012 è stato ordinato prete ortodosso a Lugano. Anche se all’inizio del cammino, la chiesa di Arcore è sempre animata dalla presenza dei fedeli: genitori accanto ai propri figli, giovani coppie, badanti, semplici lavoratori, aggiunge padre Gabriel.
Se nel 2020 non è stato possibile celebrare la Pasqua così come siamo abituati a farlo ogni anno, invece a Natale si andrà in chiesa, naturalmente nel pieno rispetto delle restrizioni imposte dalla legge. Il virus ha confuso un po’ tutti i piani della nostra società moderna, e lo sta facendo anche per quanto riguarda la Chiesa, perchè ci sono alcune cose che non riusciamo a fare come dovremmo, dice ancora il parroco dei fedeli ortodossi romeni di Arcore, sottolineando che dobbiamo essere ottimisti sempre e cercare anche in questo periodo difficile gli aspetti positivi, come quello di passare più tempo insieme alla famiglia.
Generalmente, i romeni erano abituati a rientrare nel Paese di origine per passare le feste natalizie insieme ai parenti, ma quest’anno non sarà possibile per molti di loro. In questa situazione, è compito della nostra chiesetta offrire loro un po’ di supporto morale e farli sentirsi a casa, facendo risuonare in chiesa i canti natalizi tradizionali chiamati colinde. Quest’anno, abbiamo la possibilità di spostare l’accento da Babbo Natale a Gesù Cristo, dagli acquisti fatti nei negozi all’acquisto spirituale portato da preghiera e meditazione, e dalle luminarie stradali alla luce che viene dai nostri gesti di bontà: solo così potremo goderci pienamente la Natività del Redentore, conclude padre Gabriel Popescu, rivolgendo i migliori auguri ai cristiani dell’intero mondo.