Dossier statistico immigrazione 2020, i romeni restano la più numerosa comunità straniera in Italia
Da alcuni anni, il numero dei romeni in Italia, cittadini comunitari in mobilità, è stazionario: circa 1,2 milioni di persone, che costituiscono la parte più importante della presenza straniera in Italia.
Iuliana Sima Anghel, 02.12.2020, 11:56
Da alcuni anni, il numero dei romeni in Italia, cittadini comunitari in mobilità, è stazionario: circa 1,2 milioni di persone, che costituiscono la parte più importante della presenza straniera in Italia. Sono presenti nell’intera Penisola, con una prevalenza in regioni come il Lazio e la capitale. Lo spiega a Radio Romania Internazionale Antonio Ricci, il vicepresidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, che cura, in partenariato con il Centro Studi Confronti, il Dossier statistico immigrazione. Lanciata il 28 ottobre a Roma in un evento virtuale, l’edizione 2020 segna anche il 30/o anniversario del rapporto più esaustivo sull’immigrazione in Italia, che conosce anche la più ampia diffusione sul territorio nazionale. Infatti, è anche partita la campagna delle presentazioni territoriali.
Attualmente, sono 5,3 milioni gli stranieri presenti in Italia, con i numeri dei non comunitari in calo, aggiunge Antonio Ricci, ricordando che 127.000 hanno acquisito la cittadinanza italiana nel 2019. Degli 860.000 bambini stranieri che studiano nelle scuole italiane, 550.000 sono nati nella Penisola. 2,5 milioni di stranieri lavorano regolarmente nel Paese, quasi l’11% della forza lavoro. Il loro tasso di occupazione è più alto rispetto agli italiani di circa il 2%, perchè sono più giovani e la motivazione della loro migrazione è legata all’inserimento del mercato del lavoro, osserva il nostro ospite.
La comunità romena si caratterizza per una forte connotazione di stabilità. Attualmente sono quasi 160.000 gli studenti romeni nelle scuole italiane. 13.500 bambini romeni sono nati in Italia nel corso dell’ultimo anno, che ha visto anche oltre 3.300 matrimoni misti. Si tratta di una presenza che comincia ad essere storica, grazie ai suoi oltre 30 anni di permanenza, e che sempre più va a connotarsi per segnali di voglia di partecipazione, inserimento e di vedere riconosciuti i giusti meriti, nota ancora Antonio Ricci.
In seguito alla pandemia di Covid-19, l’Italia ha scoperto che circa il 40% dei lavoratori stranieri erano essenziali. Abbiamo avuto delle difficoltà nel far rientrare gli stagionali che servivano alla nostra agricoltura, alle nostre famiglie, sottolinea Antonio Ricci, ricordando che tante persone hanno perso il lavoro, o si sono ritrovate all’improvviso in una situazione di grande fragilità. Si stima che, dall’inizio della pandemia, circa 150.000 assistenti familiari abbiamo perso il lavoro e con questo anche un tetto dove vivere in Italia.
Naturalmente, anche la presenza dei romeni nella Penisola ha un significativo impatto nel mercato del lavoro, con un contributo indispensabile in alcuni settori. Nei servizi alla persona, un lavoratore straniero su quattro è romeno, mentre nell’agricoltura uno su tre, spiega Antonio Ricci. Il ruolo essenziale svolto dei romeni è stato evidenziato anche durante la pandemia.
Siccome alcuni erano rientrati temporaneamente in Patria, si sono svolte discussioni con le autorità romene su come creare dei corridoi per permettere il ritorno in Italia, nel rispetto delle norme sanitarie. Si sono creati dei corridioi verdi per l’agricoltura, visto il loro notevole contributo al mercato del lavoro stagionale, ricorda il vicepresidente del Centro IDOS, aggiungendo che il Sistema Italia ha molto sofferto dal fatto che la chiusura dei confini, a causa della pandemia, ha impedito questo tipo di mobilità.
Le conseguenze dell’attuale crisi pandemica comporteranno nei prossimi mesi e anni una ricaduta su tutti i lavoratori, ha detto ancora Antonio Ricci, auspicando che, anche attraverso i fondi comunitari, possano essere trovate le risorse per superare la crisi.