Proteste dei farmers
Derisorio: così definiva recentemente il ministro dell’Agricoltura, Petre Daea, l’aiuto ricevuto dalla Romania dalla Commissione Europea per compensare le perdite subite dai farmers autoctoni in seguito al massiccio afflusso di cereali a basso prezzo dall’Ucraina. La Commissione ha deciso di sbloccare dalla riserva di crisi circa 56 milioni di euro per compensare le perdite economiche e limitare gli squilibri sui mercati in Polonia, Romania e Bulgaria. Circa 30 milioni di euro vanno alla Polonia, oltre 16 milioni alla Bulgaria e 10 milioni di euro alla Romania, estremamente poco rispetto alle perdite subite.
Roxana Vasile, 31.03.2023, 11:28
Lo stesso presidente Klaus Iohannis, presente al recente Consiglio Europeo a Bruxelles, ha sollecitato alla Commissione di rivalutare l’aiuto. La Commissione deve tener presente che la Romania ha compiuto dei sacrifici per agevolare l’esportazione di cereali ucraini, dichiarava in quell’occasione Klaus Iohannis, ritenendo molto strano che nella Commissione Europea, in questi casi, non sia negoziato nulla, ma solamente individuate formule. Queste cose non possono essere risolte in maniera contabile, concludeva il presidente.
Pochi giorni dopo, il ministro dell’Agricoltura, Petre Daea, ha annunciato che all’aiuto iniziale di 10 milioni si aggiunge un altro, tramite un nuovo meccanismo di supporto. Stando al corrispondente di Radio Romania a Bruxelles, che cita fonti ufficiali, 75 milioni di euro saranno erogati per Polonia, Romania e Bulgaria, ma anche per Ungheria e Slovacchia. I negoziati sulla loro divisione cominceranno presto, cosicchè i cinque stati dovranno fornire quanti più dati e argomenti per ottenere più fondi. A prima vista, la Romania potrebbe ottenere in più tra 15 e 20 milioni di euro, cosicchè le due tranche ammonterebbero complessivamente a 25-30 milioni di euro.
Intanto, per mantenere la pressione sui fattori decisionali nazionali ed europei, i farmers protestano. In questi giorni, il traffico merci in più valichi di confine romeno-bulgari è stato affollatissimo e i conducenti di camion hanno atteso per ore in fila per le formalità usuali. Il motivo sono le proteste degli agricoltori bulgari, scontenti che sul mercato del loro paese sono arrivati moltissimi prodotti agricoli a basso costo dall’Ucraina, senza tasse doganali.
Uno tra i maggiori esportatori mondiali di cereali, questo paese ha visto i propri porti al Mar Nero bloccati dopo l’invasione russa ed è stato costretto a trovare rotte alternative di trasporto. Solo che grosse quantità di cereali, meno costosi rispetto a quelli prodotti nell’Unione Europea, sono rimaste in paesi centro-europei, dove hanno colpito i prezzi e le vendite degli agricoltori locali. La Commissione Europea, decisa ad aiutare l’Ucraina fino alla fine, deve individuare delle soluzioni per i propri farmers. Il 7 aprile si annuncia una protesta congiunta degli agricoltori in tutti i paesi intaccati.