Possibile abolizione MCV
Entrata a far parte dell’Unione Europea il 1 gennaio 2007, la Romania è rimasta fino ad oggi un potenziale membro con problemi delle strutture comunitarie. I partner di Bruxelles hanno sospettato sempre i governi succedutisi a Bucarest, a prescindere dall’ideologia dichiarata e dai personaggi, longevi o effimeri, che li guidavano, di tentare di aggirare i principi dello stato di diritto, di subordinare i magistrati e fermare la lotta alla corruzione. L’istituzione del cosiddetto Meccanismo di Cooperazione e Verifica (MCV) sin dall’ingresso ha rappresentato una leva tramite cui gli europei hanno potuto monitorare la riforme nel campo della giustizia romena.
Bogdan Matei, 23.11.2022, 12:10
Entrata a far parte dell’Unione Europea il 1 gennaio 2007, la Romania è rimasta fino ad oggi un potenziale membro con problemi delle strutture comunitarie. I partner di Bruxelles hanno sospettato sempre i governi succedutisi a Bucarest, a prescindere dall’ideologia dichiarata e dai personaggi, longevi o effimeri, che li guidavano, di tentare di aggirare i principi dello stato di diritto, di subordinare i magistrati e fermare la lotta alla corruzione. L’istituzione del cosiddetto Meccanismo di Cooperazione e Verifica (MCV) sin dall’ingresso ha rappresentato una leva tramite cui gli europei hanno potuto monitorare la riforme nel campo della giustizia romena.
Dopo quasi 16 anni, la Commissione Europea valuta che i progressi raggiunti sono sufficienti per l’abolizione del meccanismo. In riferimento alle tre leggi promulgate di recente dal presidente Klaus Iohannis, riguardanti lo statuto dei giudici e dei procuratori, l’organizzazione giudiziaria e il Consiglio Superiore della Magistratura, l’Esecutivo comunitario considera che il parere emesso con la procedura d’urgenza dalla Commissione di Venezia indica che, complessivamente, le cose sembrano andare nella direzione giusta. Gli elementi positivi sono legati, tra l’altro, alle nomine ai vertici delle procure, alle garanzie offerte contro l’ingerenza politica nell’attività della Direzione Nazione Anticorruzione o alla chiara delimitazione delle competenze del procuratore generale per quanto rigaurda la DNA e la Direzione per l’Investigazione dei Reati di Criminalità Organizzata e Terrorismo.
La Commissione annuncia che continuerà a seguire da vicino il processo di revisione del Codice penale e di quello di procedura penale, notando, però, che finora sono stati registrati dei progressi. Vista da Bruxelles, l’Agenzia Nazionale di Integrità continua a dar prova di efficienza. Sempre da lì si notano risultati positivi anche per quanto riguarda l’investigazione e la sanzione della corruzione al vertice. Tutto sommato, la Commissione considera che, nel futuro, in Romania va applicato lo stesso meccanismo valido per tutti gli stati membri e che collega la concessione dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto. Come procedura, la valutazione della Commissione è solo una tappa. La decisione finale sulla cessazione del monitoraggio sulla giustizia romena dipende dal parere del Consiglio e del Parlamento europeo.
Per ora, la classe politica di Bucarest è soddisfatta. La Romania, sostiene il presidente Iohanis, ha dimostrato volontà politica e soprattutto un forte sostegno dei cittadini per correggere qualsiasi deviazione da un percorso democratico e riprendere rapidamente le riforme. Le autorità di Bucarest restano fermamente attaccate alla visone proeuropea, basata su unità, democrazia e stato di diritto, afferma anche Nicolae Ciucă, il premier liberale del governo di coalizione PSD-PNL-UDMR. Il regime Iohannis non sfugge al monitoraggio europeo, è del parere, però, dall’opposizione il leader dell’USR, Cătălin Drulă, ricordando che le evoluzioni nel paese saranno valutate tramite il meccanismo generale, applicabile a tutti gli stati membri dell’Unione.