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100 giorni di guerra in Ucraina

Migliaia di civili uccisi o feriti, milioni di profughi, città distrutte — questa è l’Ucraina a 100 giorni dall’inizio dell’invasione russa. Il continente europeo è stato destabilizzato (come se la pandemia non lo avesse già destabilizzato abbastanza!), l’Unione Europea ha approvato sei pacchetti di sanzioni contro la Russia, l’ordine geopolitico mondiale è capovolto, e l’economia internazionale è indebolita. Nel frattempo, il leader del Cremlino, Vladimir Putin, continua le sfide e le ostilità nei confronti degli ucraini. Al momento, la Russia occupa circa il 20% del territorio dell’Ucraina, Paese che sta indagando su circa 15 mila presunti crimini di guerra.



Già dall’inizio dell’invasione, il 24 febbraio scorso, la capitale Kiev è stata fortemente bombardata, ma i russi non l’hanno mai potuta conquistare. Cherson, nei pressi della Crimea annessa in precedenza dai russi, diventa il 2 marzo la prima grande città conquistata. Charkiv, la seconda città del Paese come importanza, è anch’essa ampiamente bombardata. I negoziati politici bilaterali non sembrano avere alcuna finalità. Ad aprile, le immagini del massacro di Bucha fanno il giro del mondo. La città di Mariupol, il legame tra la Crimea e le regioni separatiste dell’est dell’Ucraina, cade in seguito a lotte drammatiche all’interno dell’acciaieria Azovstal.



Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, trasmette incessantemente messaggi di incoraggiamento ai suoi soldati e chiede aiuto alla comunità internazionale. Gli USA, il G7, la NATO e l’Unione Europea offrono il loro aiuto, ma allo stesso tempo stringono le file per difendersi. L’Ucraina desidera aderire all’UE, mentre la Svezia e la Finlandia vogliono diventare membri della NATO. Mosca ricatta l’Occidente minacciando di interrompere la fornitura di gas. I grandi raccolti di cereali dell’Ucraina non possono essere più esportati, si annuncia una crisi alimentare che colpirebbe i Paesi più affamati del mondo. Ed è ancora difficile descrivere completamente il quadro dei 100 giorni di guerra.



Un sondaggio demoscopico realizzato di recente tra i romeni rileva che oltre il 71% considera la Russia colpevole della guerra nella confinante Ucraina, oltre l’87% è del parere che i leader russi andrebbero condannati per crimini di guerra, mentre il 65% ha una buona opinione in merito al fatto che la NATO e gli USA mandino più truppe in Romania a scopo difensivo. È un sondaggio pro-occidentale, pro-NATO, di solidarietà con la linea che l’Unione Europea e l’intero spazio euroatlantico seguono in questo periodo — affermano alcuni analisti di Bucarest. Il Governo romeno ha continuato a prendere misure di sostegno ai profughi: ha esaminato, in prima lettura, un piano nazionale di misure, di modo che gli ucraini diventino più indipendenti, possano trovare un posto di lavoro, un’abitazione, iscrivere i bambini a scuola, per imparare quanto prima il romeno e potersi integrare rapidamente. È diventata funzionale anche la piattaforma governativa di informazione per i beneficiari di protezione temporanea. Tutto ciò, a continuazione dell’immensa ondata di empatia che si è diffusa in Romania già dall’arrivo dei primi profughi!

100 giorni di guerra in Ucraina
100 giorni di guerra in Ucraina

, 03.06.2022, 14:07

Migliaia di civili uccisi o feriti, milioni di profughi, città distrutte — questa è l’Ucraina a 100 giorni dall’inizio dell’invasione russa. Il continente europeo è stato destabilizzato (come se la pandemia non lo avesse già destabilizzato abbastanza!), l’Unione Europea ha approvato sei pacchetti di sanzioni contro la Russia, l’ordine geopolitico mondiale è capovolto, e l’economia internazionale è indebolita. Nel frattempo, il leader del Cremlino, Vladimir Putin, continua le sfide e le ostilità nei confronti degli ucraini. Al momento, la Russia occupa circa il 20% del territorio dell’Ucraina, Paese che sta indagando su circa 15 mila presunti crimini di guerra.



Già dall’inizio dell’invasione, il 24 febbraio scorso, la capitale Kiev è stata fortemente bombardata, ma i russi non l’hanno mai potuta conquistare. Cherson, nei pressi della Crimea annessa in precedenza dai russi, diventa il 2 marzo la prima grande città conquistata. Charkiv, la seconda città del Paese come importanza, è anch’essa ampiamente bombardata. I negoziati politici bilaterali non sembrano avere alcuna finalità. Ad aprile, le immagini del massacro di Bucha fanno il giro del mondo. La città di Mariupol, il legame tra la Crimea e le regioni separatiste dell’est dell’Ucraina, cade in seguito a lotte drammatiche all’interno dell’acciaieria Azovstal.



Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, trasmette incessantemente messaggi di incoraggiamento ai suoi soldati e chiede aiuto alla comunità internazionale. Gli USA, il G7, la NATO e l’Unione Europea offrono il loro aiuto, ma allo stesso tempo stringono le file per difendersi. L’Ucraina desidera aderire all’UE, mentre la Svezia e la Finlandia vogliono diventare membri della NATO. Mosca ricatta l’Occidente minacciando di interrompere la fornitura di gas. I grandi raccolti di cereali dell’Ucraina non possono essere più esportati, si annuncia una crisi alimentare che colpirebbe i Paesi più affamati del mondo. Ed è ancora difficile descrivere completamente il quadro dei 100 giorni di guerra.



Un sondaggio demoscopico realizzato di recente tra i romeni rileva che oltre il 71% considera la Russia colpevole della guerra nella confinante Ucraina, oltre l’87% è del parere che i leader russi andrebbero condannati per crimini di guerra, mentre il 65% ha una buona opinione in merito al fatto che la NATO e gli USA mandino più truppe in Romania a scopo difensivo. È un sondaggio pro-occidentale, pro-NATO, di solidarietà con la linea che l’Unione Europea e l’intero spazio euroatlantico seguono in questo periodo — affermano alcuni analisti di Bucarest. Il Governo romeno ha continuato a prendere misure di sostegno ai profughi: ha esaminato, in prima lettura, un piano nazionale di misure, di modo che gli ucraini diventino più indipendenti, possano trovare un posto di lavoro, un’abitazione, iscrivere i bambini a scuola, per imparare quanto prima il romeno e potersi integrare rapidamente. È diventata funzionale anche la piattaforma governativa di informazione per i beneficiari di protezione temporanea. Tutto ciò, a continuazione dell’immensa ondata di empatia che si è diffusa in Romania già dall’arrivo dei primi profughi!

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