Coordinamento per diminuire la dipendenza energetica
Sullo sfondo dell’invasione russa in Ucraina, l’Unione Europea si è prefissa quest’anno di diminuire di due terzi le importazioni di gas russo, con l’obiettivo di rinunciare del tutto alle importazioni energetiche dalla Russia entro il 2027. Le forniture alternative di gas e la solidarietà tra gli stati membri sono viste dalla Commissione Europea come soluzioni immediate per controbilanciare la cessazione delle forniture di combustibili alla Polonia e alla Bulgaria, decisa dalla compagnia russa Gazprom. La presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, ha definito la decisione di Mosca un ricatto ed ha dato assicurazioni che i livelli di stoccaggio sono al momento i migliori possibili in tutta l’Unione.
Intanto, l’UE sta preparando il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, che interesseranno il greggio russo, le banche russe e bielorusse, ma anche più persone fisiche e compagnie. Tutto ciò sullo sfondo dell’idea che alcuni stati UE sono pronti a rinunciare al greggio russo prima della fine del 2022, mentre altri, soprattutto quelli del sud dell’Europa, sono preoccupati del possibile impatto di una misura del genere sui prezzi. Ad esempio, la Germania, uno dei maggiori compratori di greggio russo, sembra ora disposta ad accettare un embargo a cominciare dalla fine di quest’anno.
In risposta all’invasione russa in Ucraina, Berlino ha annunciato già di registrare progressi in merito alla diminuzione della dipendenza dall’energia fornita dalla Russia. Secondo alcuni diplomatici europei, citati dall’agenzia Reuters, Paesi come Austria, Ungheria, Italia e Slovacchia continuano ad avere alcune riserve. In più, Budapest, tramite la voce del capo gabinetto del premier afferma che è importante che l’UE non accetti sanzioni che rendano impossibili le importazioni di greggio o di gas naturale russo. Quanto all’Italia, l’Azerbaigian ha annunciato che potrebbe raddoppiare il volume di gas fornito alla Penisola, ma per farlo è necessario aumentare la capacità di trasporto del gasdotto Trans Adriatico.
Allo stesso tempo, i Paesi dell’Europa dell’Est si stanno alleando per sviluppare progetti e dividersi le risorse, per controbilanciare la dominazione della Russia sul mercato del gas e per ridurre la dipendenza dell’UE dalle forniture russe. Un gasdotto tra i confini di Grecia e Bulgaria dovrebbe essere portato a termine entro giugno, con l’obiettivo di garantire ai due Paesi e a quelli confinanti accesso alle nuove connessioni alla rete.
In Romania, il presidente Klaus Iohannis e il premier Nicolae Ciucă hanno discusso, venerdì, a Bucarest, con il premier della confinante Bulgaria, Kiril Petkov, dell’ottimizzazione della connettività energetica tra i due stati. Gli Stati Uniti annunciavano, a marzo, che avrebbero fornito quest’anno all’Europa una quantità supplementare di gas naturale liquefatto, 15 miliardi di metri cubi, con l’obiettivo di arrivare col tempo a 50 miliardi di metri cubi all’anno. Stando agli specialisti, questo volume, sebbene consistente, non potrà sostituire completamente le importazioni europee dalla Russia di circa 155 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno.
România Internațional, 02.05.2022, 12:59
Sullo sfondo dell’invasione russa in Ucraina, l’Unione Europea si è prefissa quest’anno di diminuire di due terzi le importazioni di gas russo, con l’obiettivo di rinunciare del tutto alle importazioni energetiche dalla Russia entro il 2027. Le forniture alternative di gas e la solidarietà tra gli stati membri sono viste dalla Commissione Europea come soluzioni immediate per controbilanciare la cessazione delle forniture di combustibili alla Polonia e alla Bulgaria, decisa dalla compagnia russa Gazprom. La presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, ha definito la decisione di Mosca un ricatto ed ha dato assicurazioni che i livelli di stoccaggio sono al momento i migliori possibili in tutta l’Unione.
Intanto, l’UE sta preparando il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, che interesseranno il greggio russo, le banche russe e bielorusse, ma anche più persone fisiche e compagnie. Tutto ciò sullo sfondo dell’idea che alcuni stati UE sono pronti a rinunciare al greggio russo prima della fine del 2022, mentre altri, soprattutto quelli del sud dell’Europa, sono preoccupati del possibile impatto di una misura del genere sui prezzi. Ad esempio, la Germania, uno dei maggiori compratori di greggio russo, sembra ora disposta ad accettare un embargo a cominciare dalla fine di quest’anno.
In risposta all’invasione russa in Ucraina, Berlino ha annunciato già di registrare progressi in merito alla diminuzione della dipendenza dall’energia fornita dalla Russia. Secondo alcuni diplomatici europei, citati dall’agenzia Reuters, Paesi come Austria, Ungheria, Italia e Slovacchia continuano ad avere alcune riserve. In più, Budapest, tramite la voce del capo gabinetto del premier afferma che è importante che l’UE non accetti sanzioni che rendano impossibili le importazioni di greggio o di gas naturale russo. Quanto all’Italia, l’Azerbaigian ha annunciato che potrebbe raddoppiare il volume di gas fornito alla Penisola, ma per farlo è necessario aumentare la capacità di trasporto del gasdotto Trans Adriatico.
Allo stesso tempo, i Paesi dell’Europa dell’Est si stanno alleando per sviluppare progetti e dividersi le risorse, per controbilanciare la dominazione della Russia sul mercato del gas e per ridurre la dipendenza dell’UE dalle forniture russe. Un gasdotto tra i confini di Grecia e Bulgaria dovrebbe essere portato a termine entro giugno, con l’obiettivo di garantire ai due Paesi e a quelli confinanti accesso alle nuove connessioni alla rete.
In Romania, il presidente Klaus Iohannis e il premier Nicolae Ciucă hanno discusso, venerdì, a Bucarest, con il premier della confinante Bulgaria, Kiril Petkov, dell’ottimizzazione della connettività energetica tra i due stati. Gli Stati Uniti annunciavano, a marzo, che avrebbero fornito quest’anno all’Europa una quantità supplementare di gas naturale liquefatto, 15 miliardi di metri cubi, con l’obiettivo di arrivare col tempo a 50 miliardi di metri cubi all’anno. Stando agli specialisti, questo volume, sebbene consistente, non potrà sostituire completamente le importazioni europee dalla Russia di circa 155 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno.