Nuove previsioni sull’inflazione
In Romania, come in tutto il mondo, l’inflazione diminuisce sempre di più i redditi dei romeni. Da un giorno all’altro, con gli stessi soldi si comprano sempre meno prodotti e, secondo le stime degli specialisti, seguirà un periodo economico ancora più difficile. Come si presenta l’inflazione della Romania nel contesto globale? L’inflazione è aumentata a febbraio 2022, arrivando al 8,5%. È una crescita relativamente bassa rispetto al mese precedente e molto più bassa rispetto a quella registrata da altri stati della regione. I Paesi baltici, sebbene parte dell’eurozona, registrano un’inflazione compresa tra l’11% e il 14%, mentre la Polonia, la Bulgaria e la Rep. Ceca hanno superato già il 9%.
La Romania si piazza, accanto all’Ungheria e al Belgio, alla metà della classifica dei Paesi dell’UE. Ciò, nel contesto in cui, l’anno scorso, il nostro Paese aveva il maggiore tasso inflazionistico dell’UE, affermava, di recente, il portavoce della Banca Centrale della Romania, Dan Suciu, in un articolo pubblicato sul blog OpiniiBNR.ro. Secondo le previsioni della Banca Centrale di Bucarest il tasso inflazionistico supererà le precedenti stime — comunque alte, pari all’11% alla metà dell’anno — le cause essendo legate all’aumento dei prezzi dei combustibili, dell’energia e dei cereali. È un costo che paghiamo a causa della guerra in Ucraina, ha spiegato a Radio Romania, Cristian Popa, membro nel Consiglio di Amministrazione della Banca Centrale: “Da una parte, notiamo che nello spazio pubblico vengono annunciate misure relative alla compensazione e all’applicazione di tetti massimi dei prezzi dell’energia e che i prezzi dell’energia hanno un grande impatto sul tasso inflazionistico. La proroga delle misure di compensazione e applicazione di tetti massimi dei prezzi farebbe diminuire le previsioni inflazionistiche, però dopo la pubblicazione delle previsioni è scoppiato anche il conflitto in Ucraina, in seguito al quale notiamo prezzi più alti del greggio, del gas, nonché possibili problemi con le catene di produzione. Molto importanti per l’inflazione di base sono i prezzi maggiori dei cereali. Adesso dobbiamo rifare i nostri calcoli. Notiamo un leggero rallentamento nell’attività economica, ma il tasso di crescita resta positivo, nonché una certa tendenza al rialzo del tasso inflazionistico.”
La Banca Centrale sta lottando contro l’inflazione, ma anche contro l’agitazione e contro il panico creato in questo periodo pieno di incertezze, afferma Cristian Popa, aggiungendo che la Banca Centra tiene sotto controllo la situazione, che non è affatto facile. Quanto agli interessi, il rappresentante della Banca Centrale della Romania sottolinea che, in questo momento, l’interesse di riferimento è al momento al livello di prima della pandemia. Si anticipa, però, che la Banca Centrale aumenterà nuovamente l’interesse di riferimento nel tentativo di tenere la situazione sotto controllo. D’altra parte, la crescita economica della Romania quest’anno si piazza tra il 2% e il 2,5%, mentre prima del conflitto in Ucraina ammontava al 4%.
Corina Cristea, 22.03.2022, 14:29
In Romania, come in tutto il mondo, l’inflazione diminuisce sempre di più i redditi dei romeni. Da un giorno all’altro, con gli stessi soldi si comprano sempre meno prodotti e, secondo le stime degli specialisti, seguirà un periodo economico ancora più difficile. Come si presenta l’inflazione della Romania nel contesto globale? L’inflazione è aumentata a febbraio 2022, arrivando al 8,5%. È una crescita relativamente bassa rispetto al mese precedente e molto più bassa rispetto a quella registrata da altri stati della regione. I Paesi baltici, sebbene parte dell’eurozona, registrano un’inflazione compresa tra l’11% e il 14%, mentre la Polonia, la Bulgaria e la Rep. Ceca hanno superato già il 9%.
La Romania si piazza, accanto all’Ungheria e al Belgio, alla metà della classifica dei Paesi dell’UE. Ciò, nel contesto in cui, l’anno scorso, il nostro Paese aveva il maggiore tasso inflazionistico dell’UE, affermava, di recente, il portavoce della Banca Centrale della Romania, Dan Suciu, in un articolo pubblicato sul blog OpiniiBNR.ro. Secondo le previsioni della Banca Centrale di Bucarest il tasso inflazionistico supererà le precedenti stime — comunque alte, pari all’11% alla metà dell’anno — le cause essendo legate all’aumento dei prezzi dei combustibili, dell’energia e dei cereali. È un costo che paghiamo a causa della guerra in Ucraina, ha spiegato a Radio Romania, Cristian Popa, membro nel Consiglio di Amministrazione della Banca Centrale: “Da una parte, notiamo che nello spazio pubblico vengono annunciate misure relative alla compensazione e all’applicazione di tetti massimi dei prezzi dell’energia e che i prezzi dell’energia hanno un grande impatto sul tasso inflazionistico. La proroga delle misure di compensazione e applicazione di tetti massimi dei prezzi farebbe diminuire le previsioni inflazionistiche, però dopo la pubblicazione delle previsioni è scoppiato anche il conflitto in Ucraina, in seguito al quale notiamo prezzi più alti del greggio, del gas, nonché possibili problemi con le catene di produzione. Molto importanti per l’inflazione di base sono i prezzi maggiori dei cereali. Adesso dobbiamo rifare i nostri calcoli. Notiamo un leggero rallentamento nell’attività economica, ma il tasso di crescita resta positivo, nonché una certa tendenza al rialzo del tasso inflazionistico.”
La Banca Centrale sta lottando contro l’inflazione, ma anche contro l’agitazione e contro il panico creato in questo periodo pieno di incertezze, afferma Cristian Popa, aggiungendo che la Banca Centra tiene sotto controllo la situazione, che non è affatto facile. Quanto agli interessi, il rappresentante della Banca Centrale della Romania sottolinea che, in questo momento, l’interesse di riferimento è al momento al livello di prima della pandemia. Si anticipa, però, che la Banca Centrale aumenterà nuovamente l’interesse di riferimento nel tentativo di tenere la situazione sotto controllo. D’altra parte, la crescita economica della Romania quest’anno si piazza tra il 2% e il 2,5%, mentre prima del conflitto in Ucraina ammontava al 4%.