Politica: CC rinvia decisione su vertenza Governo-Parlamento
Spesso criticata e antipatizzata da molti, la Corte Costituzionale resta l’arbitro incontestabile sulla scena politca romena, e i suoi verdetti non possono mai essere contestati. La suspense si è amplificata a Bucarest con l’annuncio della Corte di pronunciarsi appena il 28 settembre sul conflitto giuridico di natura istituzionale invocato dal governo guidato dal liberale Florin Cîţu nella relazione con il Parlamento, in riferimento alla sfiducia inoltrata dall’opposizione nazionalista AUR e dall’USR PLUS, in quel momento ancora partner di governo.
Bogdan Matei, 17.09.2021, 12:46
Spesso criticata e antipatizzata da molti, la Corte Costituzionale resta l’arbitro incontestabile sulla scena politca romena, e i suoi verdetti non possono mai essere contestati. La suspense si è amplificata a Bucarest con l’annuncio della Corte di pronunciarsi appena il 28 settembre sul conflitto giuridico di natura istituzionale invocato dal governo guidato dal liberale Florin Cîţu nella relazione con il Parlamento, in riferimento alla sfiducia inoltrata dall’opposizione nazionalista AUR e dall’USR PLUS, in quel momento ancora partner di governo.
Cosicchè fino allora è blocco sul dibattito e sul voto della sfiducia, secondo quanto ha deciso a maggioranza la dirigenza del Parlamento. D’altronde, gli Uffici Permanenti delle due camere hanno dato ragione al Governo anche per quanto riguarda la notifica inviata alla Corte Costituzionale dal Governo, in cui il primo ministro sostiene che non fosse stata rispettata la legge nella raccolta delle firme degli iniziatori della mozione, e il Parlamento avesse comunicato il documento all’Esecutivo in ritardo. Bloccata la mozione, i senatori e i deputati dell’AUR hanno annunciato di scendere in sciopero parlamentare, partecipando ai lavori senza votare alcun ddl.
A sua volta, USR PLUS continua a criticare con veemenza sia Florin Cîţu che il presidente Klaus Iohannis, percepito come il protettore del primo ministro. In seguito alle dimissioni dell’USR PLUS e alla revoca dei suoi segretari di stato, prefetti e sottoprefetti da parte del premier, lo stesso primo ministro sostiene di aver lasciato una porta aperta agli ex partner per tornare al governo. Una condizione per riprendere le discussioni sarebbe quella di rinunciare alla sfiducia firmata insieme all’AUR, partito ritenuto estremista dal premier e dai suoi sostenitori.
In replica, USR PLUS afferma di poter tornare solamente in un governo non guidato da Florin Cîţu. Quello che la stampa chiama il casino governativo è cominciato all’inizio del mese, quando, senza l’accordo dei ministri USR PLUS, il Governo ha dato luce verde all’ordinanza d’urgenza per l’approvazione del Programma nazionale di Investimenti Anghel Saligny, definito dal premier come una necessità assoluta, in grado di aiutare il finanziamento dei progetti inftrastrutturali – strade, fognature e gas – nelle località prive di queste minime condizioni di vita.
USR PLUS afferma, però, che il progetto rassomiglia ai programmi nazionali di sviluppo avviati dagli ex governi socialdemocratici, cioè una fonte dalla quale il denaro potrà essere orientato politicamente, senza trasparenza e in modo discrezionale. Essi accusano i liberali di aver calpestato in piedi la giustizia e di essersi dati il via libera a rubare.
Intanto, i sondaggi demoscopici indicano che, piuttosto indifferenti ai giochi politici, in un momento in cui i prezzi sono esplosi e la moneta nazionale, il leu, si sta costantemente deprezzando, circa tre quarti dei romeni ritengono che il Paese vada in una direzione sbagliata.