Coronavirus: Romania, un anno fa il lockdown
Il 16 marzo 2020, soli tre mesi dopo la comparsa in Cina del nuovo coronavirus che ha sconvolto lintero pianeta, in Romania veniva istituito lo stato di emergenza, al fine di far fronte alla pandemia. Tale misura eccezionale è durata 60 giorni ed ha presupposto una serie di rigorose limitazioni delle libertà e del modo di vivere normale della gente. Tramite ordinanze militari sono state chiuse tutte le scuole e università, la maggior parte dei negozi, ristoranti, sale di cinema e gran parte delle attività economiche sono state sospese, tranne quelle considerate essenziali. Naturalmente, anche gli spostamenti sono stati limitati.
Eugen Coroianu, 16.03.2021, 12:36
Il 16 marzo 2020, soli tre mesi dopo la comparsa in Cina del nuovo coronavirus che ha sconvolto lintero pianeta, in Romania veniva istituito lo stato di emergenza, al fine di far fronte alla pandemia. Tale misura eccezionale è durata 60 giorni ed ha presupposto una serie di rigorose limitazioni delle libertà e del modo di vivere normale della gente. Tramite ordinanze militari sono state chiuse tutte le scuole e università, la maggior parte dei negozi, ristoranti, sale di cinema e gran parte delle attività economiche sono state sospese, tranne quelle considerate essenziali. Naturalmente, anche gli spostamenti sono stati limitati.
A livello sanitario, sono state prese misure speciali, create strutture sanitarie per la cura dei malati di Covid-19. Cominciava una corsa contro il tempo per gli equipaggiamenti di protezione destinati in primo luogo al personale medico, che tutto il mondo guardava con speranza e rispetto. A buona ragione, i medici, le infermiere e tutto il personale del sistema sanitario sono diventati gli eroi dei romeni. Sono stati in prima linea nella lotta contro una malattia quasi sconosciuta, rischiando le proprie vite e quelle dei loro familiari. E non solo loro, ma molte altre persone, costrette a garantire landamento di una vita quanto più normale. Sempre allora la popolazione era colta dal panico per le eventuali carenze nellapprovvigionamento. Sono stati creati stock di alimenti, farmaci e altri prodotti, ma persino in quel contesto i timori si sono dimostrati falsi.
La Romania è riuscita, ancora meglio di altri Paesi, a garantire ai suoi abitanti le cose necessarie, forse con lunica eccezione dei servizi sanitari, ma questo era un problema anche prima della pandemia. Non sono mancate le dispute politiche e, ovviamente, quelle sociali tra i promotori e i contestatari delle norme restrittive. I romeni si sono comportati abbastanza bene, osservando in gran parte le regole imposte e dando prova di abbastanza spirito civico per non creare ulteriori tensioni. Dopo i 60 giorni di stato di emergenza, la Romania è rimasta in stato di allerta, prorogato mensilmente, e ciò ha portato nuove restrizioni o allentamenti, a seconda degli sviluppi dellepidemia.
Dopo un anno, gli effetti sono numerosi: sanitari, sociali, economici, politici. Oltre 21.000 persone hanno perso la vita. Circa 860.000 sono state infettate, di cui circa il 90% sono guarite. Al momento, la Romania sembra trovarsi nella terza ondata della pandemia. Gli ospedali, soprattutto i reparti di terapia intensiva, sono sovraffollati. Ora cè una corsa contro il tempo per la vaccinazione della popolazione, quale principale arma anti-pandemia. Allordine del giorno è garantire le dosi necessarie, la capacità dinoculazione e la priorità allimmunizzazione. Da membro dellUE, la Romania riceve tutti e tre i vaccini approvati nello spazio comunitario, periodicamente, secondo lo schema stabilito a Bruxelles.