Coronavirus: un anno fa, il primo caso in Romania
Il 26 febbraio 2020, in Romania veniva rilevato il primo contagio dal SARS-CoV-2, con la positività di un giovane 25enne in un comune del sud del Paese, curato a Bucarest e guarito. Due settimane dopo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarava la pandemia e il 16 marzo in Romania veniva indetto lo stato di emergenza. Nel giro di un anno, sono stati accertati quasi 800.000 casi di infezione e più di 20.000 romeni sono deceduti per le complicanze associate al Covid-19. La Romania si trova ora nella terza ondata dell’epidemia, è del parere il presidente del Centro Innovazioni in Medicina, Marius Geantă, in dichiarazioni a Radio Romania.
Corina Cristea, 26.02.2021, 11:05
Il 26 febbraio 2020, in Romania veniva rilevato il primo contagio dal SARS-CoV-2, con la positività di un giovane 25enne in un comune del sud del Paese, curato a Bucarest e guarito. Due settimane dopo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarava la pandemia e il 16 marzo in Romania veniva indetto lo stato di emergenza. Nel giro di un anno, sono stati accertati quasi 800.000 casi di infezione e più di 20.000 romeni sono deceduti per le complicanze associate al Covid-19. La Romania si trova ora nella terza ondata dell’epidemia, è del parere il presidente del Centro Innovazioni in Medicina, Marius Geantă, in dichiarazioni a Radio Romania.
Credo che questa terza ondata abbia avuto inizio, in realtà, due-tre settimane fa, ma in cifre la crescita è palese soltanto nell’ultima settimana. Processiamo meno test rispetto a quanto raccomanda il Centro europeo per il controllo delle malattie. Perciò, anche il numero di contagi rilevati giornalmente è relativamente basso rispetto alle cifre con le quali eravano abituati lo scorso autunno, durante la seconda ondata. Però, se guardiamo le degenze nelle terapie intensive, vediamo che, il numero è sceso in pochi giorni, e ci sono meno di 900 persone, dichiara Marius Geantă.
Da qualche tempo, i numeri riferiti dal Gruppo di Comunicazione Strategica sono nuovamente in lieve crescita, da una giorno all’altro. Parallelamente, in oltre la metà delle province del Paese, sono accertati contagi dal ceppo britannico più contagioso. Il medico Marius Geantă ha fatto riferimento anche ai fattori che avrebbero determinato la recente salita dei contagi.
L’apertura delle scuole e la crescita del numero di casi coincidono. Ma in ugual misura, abbiamo visto le piste da sci e località montane prese d’assalto nello stesso periodo. Se verrà posto il problema di misure più strette e limitazioni di certe attività, ci vorrà una scelta cauta. Un conto è chiudere di nuovo le scuole e un altro limitare le attività nel settore alberghiero-ristorazione e nelle località turistiche, aggiunge il presidente del Centro Innovazioni in Medicina.
Su proposta del Gruppo tecnico-scientifico per la gestione delle malattie infettive, il Comitato per le Situazioni di Emergenza di Bucarest ha deciso di cambiare il metodo di calcolo dell’incidenza che d’ora in avanti include anche i focolai di ogni comune, che al solito si trovano in ospedali e centri residenziali.
Intanto, è in pieno svolgimento la campagna vaccinale, avviata in Romania il 27 dicembre, insieme ad altri Paesi UE. Il medico militare Valeriu Gheorghiţă, presidente del Comitato nazionale incaricato a coordinare la campagna, ha spiegato che la Romania è il secondo Paese UE e il sesto nel mondo con più somministrazioni del richiamo in rapporto a cento abitanti.