Covid-19: l’UE e la libertà di circolazione nella pandemia
Nel tentativo di fermare la diffusione del coronavirus che ha già provocato più di 2,1 milioni di decessi nel mondo, ma anche le sue mutazioni, molto più contagiose, i leader dell’UE sostengono la necessità di limitare i viaggi non essenziali tra i Paesi, tenuto conto che la situazione sanitaria è “molto grave”. I colloqui hanno avuto luogo giovedì durante un vertice dei 27 stati membri, organizzato in videoconferenza, e hanno rilevato la preoccupazione comune dei Paesi dell’UE di coordinarsi al fine di mantenere il funzionamento del mercato interno e il trasporto di merci. E’ stata esaminata anche la situazione dei lavoratori transfrontalieri — tutto ciò affinché non si arrivi a situazioni simili a quella verificatasi nella primavera del 2020, quando, all’inizio della pandemia, le decisioni non armonizzate prese dagli stati membri che hanno chiuso i confini hanno generato gravi disfunzionalità.
Corina Cristea, 22.01.2021, 11:54
Nel tentativo di fermare la diffusione del coronavirus che ha già provocato più di 2,1 milioni di decessi nel mondo, ma anche le sue mutazioni, molto più contagiose, i leader dell’UE sostengono la necessità di limitare i viaggi non essenziali tra i Paesi, tenuto conto che la situazione sanitaria è “molto grave”. I colloqui hanno avuto luogo giovedì durante un vertice dei 27 stati membri, organizzato in videoconferenza, e hanno rilevato la preoccupazione comune dei Paesi dell’UE di coordinarsi al fine di mantenere il funzionamento del mercato interno e il trasporto di merci. E’ stata esaminata anche la situazione dei lavoratori transfrontalieri — tutto ciò affinché non si arrivi a situazioni simili a quella verificatasi nella primavera del 2020, quando, all’inizio della pandemia, le decisioni non armonizzate prese dagli stati membri che hanno chiuso i confini hanno generato gravi disfunzionalità.
“Siamo sempre più preoccupati a causa delle diverse mutazioni” del coronavirus, ha sottolineato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, la quale, invocando le raccomandazioni del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie, ha sostenuto la necessità di evitare ad ogni costo i viaggi che non sono assolutamente necessari. Il capo della Commissione Europea ha parlato anche di una nuova definizione delle zone a rischio, che includa territori appartenenti a più stati membri e in cui le misure sanitarie siano coordinate: “Il virus non tiene conto dei confini, per cui ci può essere una zona di due stati membri, da una parte e dall’altra della frontiera, con la stessa situazione epidemiologica, però se da una parte del confine è istituito il lockdown, mentre dall’altra parte ci sono negozi aperti, la gente della prima parte andrà nella seconda per fare acquisti, ad esempio, e ci sarà una maggiore diffusione del virus. Una cosa sensata sarebbe avere delle zone omogenee, in cui siano applicate misure precise, stabilite in maniera coordinata dai rispettivi stati membri al fine di contenere la diffusione del contagio e di mantenere aperto il mercato interno.”
I cittadini delle zone a rischio epidemiologico elevato sarebbero sottoposti alla quarantena e ai test obbligatori in caso di viaggio. Quanto ai Paesi che non fanno parte dell’Unione, “proponiamo più misure di sicurezza nel caso dei viaggi essenziali verso l’Europa, sollecitando ad esempio un risultato negativo al tampone prima della partenza”, ha aggiunto la presidente della Commissione. Alla vigilia del vertice, gli europei hanno raggiunto un accordo anche sul riconoscimento reciproco dei risultati dei test, sia di tipo RT-PCR sia dei tamponi antigenici rapidi. L’UE si è prefissa inoltre di aumentare almeno al 5% la verifica dei test positivi al COVID-19 per rintracciare le eventuali mutazioni. Gli stati membri hanno concordato anche l’acceleramento delle campagne vaccinali, parallelamente alla consegna costante e prevedibile di dosi, con l’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione adulta entro l’estate.