Istruzione: vaccinazione dei docenti e riapertura delle scuole
La riapertura delle scuole in Romania diventa una questione di sicurezza nazionale. Dallo scorso marzo, con un’eccezione di meno di due mesi, tra settembre e novembre, i ragazzi romeni non vanno più a scuola. A causa dell’emergenza coronavirus, le lezioni si svolgono al momento solo online in tutto il Paese, perciò lunedì, dopo le vacanze invernali, i circa tre milioni di alunni dell’insegnamento pre-universitario hanno ripreso le lezioni sempre da remoto.
Roxana Vasile, 14.01.2021, 11:32
La riapertura delle scuole in Romania diventa una questione di sicurezza nazionale. Dallo scorso marzo, con un’eccezione di meno di due mesi, tra settembre e novembre, i ragazzi romeni non vanno più a scuola. A causa dell’emergenza coronavirus, le lezioni si svolgono al momento solo online in tutto il Paese, perciò lunedì, dopo le vacanze invernali, i circa tre milioni di alunni dell’insegnamento pre-universitario hanno ripreso le lezioni sempre da remoto.
Il Consiglio Nazionale degli Alunni ha tirato un segnale d’allarme affermando che la scuola online è affaticante, inefficace e del tutto insostenibile a lungo termine. In più, molti alunni, soprattutto degli ambienti svantaggiati, non hanno accesso all’istruzione, perché non possiedono computer, iPad e nemmeno accesso a internet. Perciò, molti di loro necessitano anche di un piano di recupero della materia, affinché le lacune accumulate dall’inizio della pandemia non aumentino e non siano poi impossibile da coprire.
Segnali d’allarme tirano anche le organizzazioni UNICEF e World Vision Romania. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, l’UNICEF, sostiene il mantenimento delle scuole aperte o la loro riapertura. La direttrice esecutiva Henrietta Fore critica la decisione delle autorità di molti Paesi di chiudere le scuole, alcune persino da quasi un anno, anche se ci sono prove che non sono le scuole ad alimentare la pandemia. Le conseguenze sono molteplici e devastanti e il maggiore peso è sopportato dai bambini vulnerabili — aggiunge Henrietta Fore. Secondo un sondaggio della World Vision, in Romania, oltre l’80% dei professori e il 70% degli alunni è del parere che le scuole debbano essere riaperte oppure che possano restare chiuse solo nelle zone a rischio elevato di contagio. La Fondazione sollecita l’osservanza del decentramento della decisione nell’istruzione e la ripresa quanto prima delle lezioni in presenza, a seconda del tasso di contagio nelle varie località, ma anche una maggiore attenzione ai bambini delle categorie vulnerabili, soprattutto a quelli degli ambienti rurali. Le lacune e l’abbandono scolastico possono intaccare un’intera generazione — è del parere la World Vision.
Il ministro dell’Istruzione, Sorin Cîmpeanu, auspica che gli alunni e i professori tornino quanto prima alle lezioni in presenza, però solo se il contesto epidemiologico lo permetterà. Stando al ministro, oltre al tasso di contagio, un altro elemento importante da tener presente per poter decidere la riapertura delle scuole sarà la disponibilità dei professori di farsi vaccinare. Il ministro afferma che, dai dati esistenti finora, risulta che quasi la metà dei docenti dell’insegnamento pre-universitario desidera immunizzarsi. La percentuale è maggiore, di oltre il 60%, in quello universitario.