Istruzione: professori e didattica online
Il sistema d’insegnamento romeno è una delle vittime della pandemia di Covid-19. Interrotte a marzo a causa del nuovo coronavirus, le lezioni sono state riprese a metà settembre, con l’inizio del nuovo anno scolastico 2020-2021. Sono stati introdotti tre scenari possibili: verde — che presuppone la presenza nelle aule degli alunni e del corpo docente; rosso — con lezioni esclusivamente online, e giallo — in variante mista. L’allegria della maggior parte dei circa 2,8 milioni di ragazzi e adolescenti di tornare nelle aule non è durata molto. Il numero in aumento dei contagi dal nuovo coronavirus ha determinato la chiusura di sempre più scuole appena riaperte in molte località del Paese, Bucarest inclusa, e le autorità hanno deciso che il processo d’insegnamento si svolga esclusivamente online.
Roxana Vasile, 05.11.2020, 12:14
I sette mesi passati da marzo a settembre avrebbero dovuto rappresentare, per il Ministero dell’Istruzione, una buona occasione per trovare soluzioni valide di modo che né gli alunni, né i docenti abbiano da soffrire. La realtà ha dimostrato invece che molti insegnanti non sanno neanche adesso, a inizio novembre, cosa vuol dire insegnare online, gran parte degli alunni non dispongono dei mezzi necessari — portatili o iPad, mentre per i genitori lo sforzo logistico è significativo.
Un sondaggio demoscopico realizzato dalla Federazione dei Sindacati dell’Insegnamento “Spiru Haret” su un campione di circa 8.500 docenti di tutta la Romania, rileva che oltre il 53% ha frequentato almeno un corso di formazione negli ultimi cinque anni. Tuttavia, la maggior parte di loro — circa il 66% – pensa di aver bisogno anche di altri corsi per poter insegnare online. Quasi il 46% afferma che le autorità non abbiano aiutato in alcun modo la scuola in questo periodo di crisi sanitaria. 37 su 100 docenti sono stati costretti a comprarsi da soli un portatile o un iPad e il 33% ha pagato dalle proprie tasche più di 1.000 lei (pari a circa 200 euro) per riuscire a insegnare tramite internet.
Secondo lo stesso sondaggio, i professori hanno acquistato stampanti, cartucce per le copiatrici, software didattici, ma anche mascherine e disinfettanti. La conclusione della Federazione dei Sindacati dell’Istruzione “Spiru Haret” è che sia le autorità locali, che quelle centrali devono stanziare fondi importanti per garantire ai docenti la possibilità di svolgere un processo didattico di qualità e, a tutti i bambini, l’accesso alle lezioni, a prescindere dalle modalità di svolgimento — in presenza, in variante mista oppure online.