Politica: Romania, niente voto sulla mozione di sfiducia
Scioglimento anticipato da parecchio tempo, la mozione di sfiducia inoltrata dai socialdemocratici contro il governo liberale di Bucarest è stata, alla fine, una bolla di sapone che si è rotta oggi al Parlamento, dove non è stato nemmeno raggiunto il quorum. Gli iniziatori accusano il Governo di aver perso la credibilità in seguito al modo in cui ha gestito la pandemia, di aver fatto crollare l’economia e il tenore di vita dei romeni e di aver svuotato le casse dello stato sotto la copertura della crisi, come risulterebbe da un recente rapporto della Corte dei Conti.
Bogdan Matei, 31.08.2020, 17:58
Scioglimento anticipato da parecchio tempo, la mozione di sfiducia inoltrata dai socialdemocratici contro il governo liberale di Bucarest è stata, alla fine, una bolla di sapone che si è rotta oggi al Parlamento, dove non è stato nemmeno raggiunto il quorum. Gli iniziatori accusano il Governo di aver perso la credibilità in seguito al modo in cui ha gestito la pandemia, di aver fatto crollare l’economia e il tenore di vita dei romeni e di aver svuotato le casse dello stato sotto la copertura della crisi, come risulterebbe da un recente rapporto della Corte dei Conti.
In replica, i liberali e il loro patrono politico, il presidente Klaus Iohannis, hanno definito come irresponsabile il tentativo della sinistra di lasciare il Paese senza governo a pieni poteri in piena crisi sanitaria. La sfiducia del gabinetto presieduto da Ludovic Orban avrebbe richiesto 233 voti, cioè la metà più uno dei senatori e deputati. Dopo ore di attesa e parecchi tentativi di riempire l’aula, gli autori della sfiducia si sono rassegnati: erano presenti solo 226. Il Partito Nazionale Liberale e i suoi partner – l’Unione Salvate Romania e il Partito del Movimento Popolare, avevano annunciato in anticipo di boicottare la seduta, mentre l’Unione Democratica Magiari di Romania di essere presente ma senza votare.
Cosicchè il PSD e i suoi alleati tradizionali o congiunturali, Pro Romania e ALDE, sono stati costretti a constatare di non contare nemmeno sulla coscienziosità dei propri parlamentari. Alcuni socialdemocratici hanno invocato problemi di salute e non sono venuti alla seduta sulla sfiducia. Eletto proprio questo mese come leader del partito, incarico assunto all’interim dallo scorso autunno, il presidente socialdemocratico della Camera dei deputati, Marcel Ciolacu, ha minacciato sui corridoi con l’esclusione degli assenti. I socialdemocratici rappresentano il più numeroso gruppo parlamentare, ma le loro file stanno diventano più snelle.
Precedute dalle amministrative del 27 settembre, le politiche in programma fra tre mesi potrebbero, secondo i sondaggi demoscopici, dimezzare il numero dei senatori e deputati socialdemocratici. Perciò, ritengono i commentatori, molti sanno che non potranno più avere un posto eleggibile e già cominciano a non rispondere agli ordini.
Dall’altro schieramento, il Partito Nazionale Liberale resta al governo, ma il suo peso parlamentare del 22% fa sorgere punti interrogativi sulla sua legittimità. D’altronde, all’inizio dell’anno, il Governo Orban era già stato sfiduciato e reinsediato a breve, anche con i voti della sinistra, per gestire la crisi generata dalla pandemia. Tutte le convulsioni sulla scena politica romena indicano, secondo gli analisti, la necessità di un rinnovo e di un reset urgente del Senato e della Camera dei Deputati alle prossime elezioni politiche. Pur definito come istituzione fondamentale della democrazia, solo il 10% dei romeni si fida del Parlamento.