COVID-19: il sistema sanitario va modernizzato
È chiaro che anche prima, ma soprattutto dopo quest’epidemia, dovremo pensare molto attentamente al sistema sanitario romeno, ha dichiarato il primo ministro, Ludovic Orban, martedì, ad un dibattito su questo tema. Il premier ha sottolineato che la situazione creata dal coronavirus ha messo in risalto alcune cose che non funzionano e vanno corrette, una serie di problemi nel sistema e, soprattutto, una lunga trascuratezza nei confronti del sistema sanitario.
Eugen Coroianu, 03.06.2020, 13:02
È chiaro che anche prima, ma soprattutto dopo quest’epidemia, dovremo pensare molto attentamente al sistema sanitario romeno, ha dichiarato il primo ministro, Ludovic Orban, martedì, ad un dibattito su questo tema. Il premier ha sottolineato che la situazione creata dal coronavirus ha messo in risalto alcune cose che non funzionano e vanno corrette, una serie di problemi nel sistema e, soprattutto, una lunga trascuratezza nei confronti del sistema sanitario.
Il premier ha rilevato che l’infrastruttura ospedaliera è vecchia e crea moltissimi problemi, perché sono stati promossi pochissimi investimenti nuovi. Orban ha deplorato il fatto che il sistema sanitario è sub finanziato da molto tempo, si basa sui contributi pagati di un numero ristretto di cittadini romeni, perché ci sono molte categorie di persone esenti dal pagamento dei contributi e che godono di servizi sanitari anche se non partecipano al loro finanziamento. In più, Ludovic Orban ha affermato che il livello di digitalizzazione del sistema sanitario è “molto arretrato”: “La tessera sanitaria, come si sa, è vicina al collasso. Il livello di digitalizzazione nel settore sanitario è molto arretrato. Proprio adesso, ci siamo confrontati con la necessità di digitalizzazione, di gestione di tutte le basi dati in un periodo estremamente breve, con la necessità di trasmettere le informazioni in un sistema che funzioni velocemente. Ed è ovvio che le cose vanno cambiate al più presto in questo settore”.
Il premier ha ricordato però che un fatto positivo durante la pandemia è stato che il sistema medico si è adattato rapidamente ed ha agito prontamente nella lotta al COVID-19. Orban ha sottolineato anche la necessità di adottare misure relative alla gestione degli ospedali: È ovvio che le procedure, anche se esistono in teoria, non sono conosciute, è mancata la loro implementazione, la gestione degli ospedali è priva della preparazione necessaria, non ha l’autorità per imporre tutte le regole negli ospedali e permette, praticamente, un sistema policentrico di autorità negli ospedali”, ha sottolineato il capo del governo.
D’altra parte, Orban ha affermato che per quanto riguarda la politica sui farmaci, il Governo dovrà intervenire seriamente nel prossimo periodo. Il mantenimento del sistema clawback senza una sua rielaborazione ha portato, praticamente, alla scomparsa dal mercato romeno di centinaia, forse migliaia di farmaci, ha spiegato Orban. Il premier ha sottolineato che, nel prossimo periodo, gli investimenti nel settore sanitario rappresentano una priorità per il Governo, accanto a quelli nell’infrastruttura di trasporto, nell’infrastruttura energetica, nell’istruzione, nelle comunicazioni, nella ricerca e nello sviluppo.
Sempre martedì, anche il ministro della Salute, Nelu Tătaru, ha elencato una serie di problemi nel sistema sanitario come: la politicizzazione, il management, la legislazione, l’inesistenza di una politica coerente sugli investimenti e la politica sui farmaci. “Dobbiamo pensare a un patto per la salute, abbiamo bisogno di professionisti”, ha sottolineato il ministro.
D’altra parte, Nelu Tătaru ha dichiarato che la Romania registra in trend discendente dei contagi da COVID -19 e che vengono accertati sempre meno casi gravi. Ha aggiunto che la trasmissione comunitaria del virus è bassa e che il numero dei test effettuati a livello nazionale è diminuito. Il Ministero della Salute ha inoltre annunciato che sarà effettuato un test di siero-prevalenza del contagio dal nuovo coronavirus sul territorio della Romania che avrà luogo nel periodo giugno – settembre 2020. L’obiettivo è di osservare il grado di diffusione del contagio tra la popolazione per poter creare basi adeguate per le prossime misure di protezione. Secondo le stime, saranno raccolti e investigati oltre 29 mila sieri residui.