Romania istruita, la strategia torna alla ribalta
Nel 2014, quando vinceva il primo mandato di capo dello stato, Klaus Iohannis, lui stesso professore, prometteva la strategia nazionale Romania istruita. Lanciato al dibattito pubblico appena alla fine dello scorso anno, il documento è stato smontato con argomenti dai suoi critici che hanno definito la strategia troppo vaga per generare una soluzione concreta. In altre parole, peggiore dello stato attuale dell’istruzione è la mancanza di misure chiare e coerenti per correggere una situazione che va avanti da anni. Il più recente esempio che indica questa realtà più che preoccupante è il risultato ottenuto dagli alunni romeni nei test PISA, condotti ogni tre anni a livello mondiale dall’OCSE. Gli alunni romeni 15enni hanno ottenuti i più scarsi risultati degli ultimi nove anni in matematica, lettura e scienze, per cui il 44% sono assimilabili ai cosiddetti analfabeti funzionali.
Roxana Vasile, 06.12.2019, 12:35
Il ministro dell’Istruzione e della Ricerca, Monica Anisie, ha dichiarato che questi risultati non sono un motivo di preccupazione, ma è stata subito contraddetta sia dal premier Ludovic Orban che dal presidente Klaus Iohannis. In una conferenza stampa tenuta ieri, il capo dello stato ha spiegato che, anzi, le scarse performance degli alunni romeni devono essere motivo di preocupazione, sottolineando che proprio perchè l’istruzione richiede una riforma profonda, ha avviato il progetto Romania istruita. La strategia è ancora al dibattito, ha aggiunto Klaus Iohannis, precisando che, una volta concluse le discussioni, le conclusioni verranno presentate anche ai partiti il cui appoggio politico sarà assolutamente necessario per l’applicazione delle misure delineate.
Non aiuta nessuno una condanna forfettaria o una notiziola su Facebook, come hanno tentato certe persone, ha detto Klaus Iohannis, rispondendo velatamente all’ex premier e commissario europeo Dacian Ciolos, il quale, in un post sulla rete sociale, ha scritto che il presidente dovrebbe dare il via ad un nuovo patto nazionale sull’Istruzione che, preveda, oltre alla percentuale del PIL stanziata in modo obbligatorio, anche un accordo tra tutti i partiti per mantenere in carica lo stesso ministro per cinque anni, a prescindere della successione dei governi e del loro colore politico. Questi aspetti sì che ci devono mettere in pensiero, ma non in una maniera elettoralista, bensì attraverso la profonda riforma del sistema, ha detto ancora Klaus Iohannis. Comunque, dopo le europee e le presidenziali del 2019, nel 2020 seguiranno le amministrative e le politiche.