Colectiv, un dramma nazionale
Il 30 ottobre 2015, durante un concerto del gruppo heavy metal Goodbye to Gravity, organizzato nel club Colectiv di Bucarest, i fuochi artificiali hanno acceso la spugna che rivestiva i pilastri e le pareti della sala sovraffollata, con un’unica porta di evacuazione. A causa delle ustioni o del mix di sostanze tossiche inalate, 64 persone sono morte e quasi 200 sono rimaste ferite. Il bilancio dei morti è arrivato a 65, due anni dopo l’incendio, quando uno dei superstiti si è suicidato, in seguito ai traumi psichici subiti.
Bogdan Matei, 28.10.2019, 13:49
Nell’autunno del 2015, dopo tre giorni di lutto nazionale alla memoria delle vittime di Colectiv, decine di migliaia di romeni sono scesi in piazza, a Bucarest, per protestare con veemenza contro l’inefficacia delle autorità. Sotto lo slogan La corruzione uccide!”, loro hanno chiesto ed hanno ottenuto allora le dimissioni del governo socialdemocratico di Victor Ponta e dei responsabili dell’amministrazione locale che avevano autorizzato il funzionamento del club, anche se non adempiva alle condizioni legali di sicurezza. In corte, continua il calvario dei sopravvissuti e delle famiglie dei deceduti. Nella causa fatta ai proprietari del club non è stata ancora pronunciata alcuna sentenza.
La settimana scorsa, Nicolae Bănicioiu, ministro della Salute ai tempi della tragedia, non si è presentato alla Procura Generale, dove era stato citato come testimone in un fascicolo sull’intervento delle autorità all’incendio dell’ottobre 2015. Poco dopo la tragedia del club Colectiv, l’ex ministro dichiarava che le autorità romene non hanno bisogno di aiuto dall’estero per curare i feriti e che “i nostri medici possono far fronte benissimo a qualsiasi situazione”. Ulteriormente, però, la Procura Generale ha aperto un fascicolo penale in rem per omicidio colposo, abuso d’ufficio e negligenza nella prestazione lavorativa. Esso riguarda l’assistenza sanitaria concessa alle vittime, le circostanze legate alle possibili infezioni nosocomiali contratte negli ospedali romeni, ma anche le azioni o le inazioni dei funzionari pubblici per quanto riguarda il trasferimento dei feriti all’estero.
Sempre la settimana scorsa, un gruppo civico di Iaşi (est) ha inoltrato una querela penale alla Procura Generale contro il Dipartimento per le Situazioni d’Urgenza, con a capo il segretario di stato Raed Arafat, che lo coordina dal 2007, per occultamento di prove video importanti, relative ai primi minuti dell’intervento dei pompieri nell’incendio di Colectiv. “Tutti ci siamo resi conto di quanto sia stato caotico l’intervento, abbiamo sospettato già dal primo minuto la mancanza di professionalità e di empatia dei “salvatori”, e le prove video hanno confermato i nostri sospetti” — accusano i militanti civili, dopo che il quotidiano “Libertatea” ha presentato un video, mai reso pubblico finora, con l’intervento degli equipaggi dell’ISU arrivati al luogo della tragedia. Arafat afferma di non aver saputo niente della registrazione e che non darà le dimissioni a meno che non glielo chieda il primo ministro.