Mozione di sfiducia contro il governo Dăncilă
È passato più di un mese da quando l’ALDE ha lasciato la coalizione governativa con il PSD e solo ora i partiti all’opposizione hanno messo in atto la minaccia di inoltrare una mozione di sfiducia contro il governo presieduto dal leader socialdemocratico Viorica Dăncilă.
Ştefan Stoica, 02.10.2019, 14:45
È passato più di un mese da quando l’ALDE ha lasciato la coalizione governativa con il PSD e solo ora i partiti all’opposizione hanno messo in atto la minaccia di inoltrare una mozione di sfiducia contro il governo presieduto dal leader socialdemocratico Viorica Dăncilă.
I liberali, che hanno redatto il documento intitolato “Per ricostruire la Romania, il Governo Dăncilă va subito destituito!”, hanno ottenuto 237 firme, 4 in più rispetto al numero necessario di voti per poter sciogliere il governo. Hanno firmato la mozione di sfiducia parlamentari di tutti i partiti politici – PNL, USR, PRO Romania, PMP e ALDE. Si ritrovano sulla lista anche rappresentanti delle minoranze, che normalmente sostengono il governo, e persino rappresentanti del PSD.
Il presidente del PNL, Ludovic Orban, ha spiegato perché questo governo deve andarsene: “Attualmente non abbiamo più un vero e proprio governo, ma rimasugli di un governo che non ha più la capacità, l’autorità e la competenza di risolvere le grandi sfide con cui si confronta la Romania”.
I socialdemocratici, invece, si dichiarano fiduciosi che la mozione di sfiducia sarà bocciata nel Parlamento, perché non propone un programma di governo e un premier, e affermano di essere pronti a fermare quest’iniziativa dell’opposizione. Viorica Dăncilă ha lanciato un monito ai parlamentari socialdemocratici che passeranno dall’altra parte della barricata: “Coloro che voteranno la mozione di sfiducia tradiscono il Partito Socialdemocratico, tradiscono le speranze dei sindaci che vogliono implementare i propri progetti, tradiscono la stabilità dei Paese e tutto questo non va ignorato.”
È un momento delicato per il governo PSD di minoranza, che è resistito dopo la partenza dei liberal-democratici solo grazie alle esitazioni dei partiti all’opposizione. Il PNL si è impegnato a raccogliere quante più firme perché aveva fallito in tutti i precedenti tentativi di rovesciare il governo, basandosi sull’onorabilità di alcuni parlamentari che avevano promesso di votare a favore della mozione, ma non lo hanno fatto. Potrebbero esserci sorprese anche stavolta, però stando ai commentatori politici, non esiste momento più adeguato per allontanare il governo Dăncilă. Cosa succederebbe in una situazione del genere, nessuno lo può anticipare.
La situazione si complica anche a causa delle prossime elezioni presidenziali, che si svolgeranno il 10 e il 24 novembre. La variante delle elezioni anticipate è sostenuta dai principali partiti all’opposizione, PNL e USR, i quali affermano di voler assumersi il governo in base al voto popolare. Però, nei tre decenni di democrazia postcomunista, non ci sono mai state, in Romania, elezioni politiche prima della scadenza. In questo caso, le elezioni dovrebbero avere luogo nell’autunno dell’anno prossimo. C’è pure la variante di un governo tecnico sostenuto politicamente. Il precedente è stato creato nell’autunno del 2015, sempre un anno prima delle politiche, quando all’esecutivo allora presieduto da Victor Ponta, sempre del PSD, è subentrato il governo di Dacian Cioloş.