Il governo di Bucarest, tra ristrutturazione e mozione di sfiducia
In Romania, la lotta politica si trasferisce al Parlamento, e la posta in gioco è il governo di minoranza presieduto dalla leader socialdemocratica Viorica Dancila. Una sorte incerta in seguito al ritiro del partner ALDE dalla coalizione, per cui il gabinetto ha perso la maggioranza. Sotto la pressione del presidente e dell’opposizione che, invocando la Costituzione, sostengono che il cambiamento della configurazione politica richiede un voto di fiducia al Parlamento, il PSD ha deciso di conformarsi.
Ştefan Stoica, 10.09.2019, 14:06
Viorica Dancila ha annunciato che la settimana prossima chiederà la fiducia del Parlamento, assicurando di non temere un voto negativo. Stando alla premier, il partito non ha deciso per ora se la squadra di governo subirà una ristrutturazione o un rimpasto. Nell’ipotesi della ristrutturazione, la nuova compagine dovrebbe essere snellita a 19 dicasteri e la carica di premier. Una prova in più che la legge fondamentale non offre delle soluzioni chiare alle crisi politiche è il fatto sottolineato dalla premier Dancila: pur volendo ottenere la fiducia del Parlamento, se ciò non accadrà, il governo non verrà rimosso.
Il voto contro la ristrutturazione non porta alle dimissioni del gabinetto, per cui va rafforzato e completato da una mozione di sfiducia, richiama l’attenzione Raluca Turcan, vicepresidente del Partito Nazionale Liberale (PNL), numero uno all’opposizione. Questo governo è privo di legittimità, non sa e non è capace di governare, ha gravi problemi di integrità e performance dei ministri, per cui va fermato. La leader liberale ha inoltre ricordato il fermo impegno per la firma della mozione di sfiducia che il PNL promette di inoltrare. I liberali ne hanno parlato con USR, PMP, ALDE, Pro Romania, UDMR e con i rappresentanti delle minoranze nazionali e affermano che da tutti arrivano segnali favorevoli.
L’USR e il suo alleato extraparlamentare PLUS, presieduto dall’ex premier tecnico Dacian Ciolos, ritengono che il governo PSD non ha più la credibilità e la legittimità di proporre cambiamenti di struttura o composizione. Ciolos e il leader dell’USR, Dan Barna, insistono per le anticipate, che potrebbero essere convocate alla metà dell’anno prossimo, in concomittanza con le amministrative, nelle condizioni in cui le elezioni politiche dovrebbero tenersi, normalmente, nell’autunno del 2020. L’Alleanza USR – PLUS propone al capo dello stato, al PNL, all’UDMR, al gruppo delle minorane nazionali, a Pro Romania e all’ALDE, un patto per le elezioni anticipate, ha precisato Dan Barna.
Nei quasi tre anni da quando hanno assunto le redini, i governi PSD-ALDE sono riusciti a resistere a tutte le mozioni di sfiducia inoltrate dall’opposizione. In un gesto politico senza precedenti nella democrazia postcomunista, il PSD ha rimosso il proprio gabinetto per inobbedienza nei confronti dell’ex leader autoritario, Liviu Dragnea, ora incarcerato per corruzione. Un semplice calcolo indica come minime le chances del gabinetto Dancila di cavarsela, però sulla scena politica di Bucarest nulla è dato come certo.