La Romania prima delle elezioni presidenzali
Dal crollo della dittatura comunista a dicembre 1989, sicuramente le più appassionate elezioni in Romania sono state quelle presidenziali, persino quando i dadi sembravano tratti a favore di un certo candidato o di un altro. D’altronde, per tre volte, l’aspirante accreditato come favorito ha perso in maniera drammatica al ballottaggio. Ogni volta il candidato della sinistra ha perso di fronte a quello della destra. Traian Basescu ha spazzato via per due volte – nel 2004 e nel 2009 – i sogni dei socialdemocratici di dare al Paese un presidente a seguito di Ion Iliescu, la figura centrale della politica romena nei primi anni di democrazia postcomunista.
Ştefan Stoica, 26.08.2019, 13:20
Dal crollo della dittatura comunista a dicembre 1989, sicuramente le più appassionate elezioni in Romania sono state quelle presidenziali, persino quando i dadi sembravano tratti a favore di un certo candidato o di un altro. D’altronde, per tre volte, l’aspirante accreditato come favorito ha perso in maniera drammatica al ballottaggio. Ogni volta il candidato della sinistra ha perso di fronte a quello della destra. Traian Basescu ha spazzato via per due volte – nel 2004 e nel 2009 – i sogni dei socialdemocratici di dare al Paese un presidente a seguito di Ion Iliescu, la figura centrale della politica romena nei primi anni di democrazia postcomunista.
Se Basescu ha vinto al foto finish sia nel 2004 che nel 2009, il presidente in carica Klaus Iohannis si è invece imposto in maniera spettacolare e chiarissima nel 2014. Dopo cinque anni, Klaus Iohannis, appoggiato dal Partito Nazionale Liberale, numero uno all’opposizione, si trova lui stesso nella posizione di gran favorito. Talmente grande che alcuni commentatori si affrettano a indicare la sua vittoria sin dal primo turno, cosa praticamente impossibile, dal momento che gli servirebbero i voti della metà più uno degli aventi diritto, cioè oltre 9 milioni.
Forte avversario dei socialdemocratici, ai quali è stato contrario, pur avvalendosi di prerogative limitate, quando il loro partito ha avviato la controversa riforma della giustizia, Iohannis è stato ugualmente, nel primo mandato, anche il target di chi gli rimprovera la scarsa energia in questa azione.
Atlantista ed europeista convinto, Klaus Iohannis è percepito a Washington e Bruxelles come il principale garante dello stato di diritto e di una giustizia indipendente. Inoltre, in autunno, avrà in retroguardia un partito forte, che, alle recenti elezioni europee, ha dimostrato la capacità di mobilitarsi per una grande meta elettorale.
I controcandidati notevoli di Iohannis sono la premier e leader socialdemocratica Viorica Dancila, e il rappresentante dell’Alleanza USR – PLUS, Dan Barna. Forte critico, a sua volta, delle leggi promosse dal governo di sinistra nel campo giuridico ed economico, Dan Barna prende le distanze da Iohannis per aumentare le proprie chances. Barna dice che anche il presidente in carica appartiene ad una classe politica moralmente esaurita, cui addebita la stagnazione degli ultimi anni.
Personaggio praticamente sconosciuto finchè non sia scesa in campo spinta dall’ex capo socialdemocratico Liviu Dragnea, Viorica Dancila si è imposta, dopo l’incarcerazione di questo suo predecessore alla guida del partito, come leader e candidata alla presidenziali. Il suo discorso tocca tutti i temi cari alla sinistra: istruzione, protezione per le categorie vulnerabili, sanità. L’obiettivo della Dancila e del partito è chiaramente quello di arrivare al ballottaggio, dove l’impossibile può diventare il possibile, fatto già dimostrato dalla storia.
Al momento, la poltrona presidenziale appare contesa da tre candidati. Eppure, il Partito del Movimento Popolare (PMP) propone un candidato interessante: il professore, saggista e diplomatico Theodor Paleologu, auspicando di animare la gara per la massima carica alzando il livello dell’imprevedibilità e, sicuramente, della qualità intelettuale.