Possibili soluzioni per il voto dei romeni all’estero
I senatori romeni hanno bocciato la mozione semplice tramite cui l’opposizione chiedeva le dimissioni del ministro degli Esteri nel Governo PSD-ALDE, Teodor Meleşcanu, per la gestione difettosa del voto all’estero alle elezioni europee e al referendum dello scorso mese. L’opposizione, rappresentata dai partiti PNL, USR şi PMP, rimproverano al ministro di aver voluto limitare il numero delle persone che hanno votato il 26 maggio e di aver aperto un numero minore di seggi in zone con comunità di romeni numerose.
Il senatore USR Mihai Goţiu considera che Teodor Meleşcanu non si sia assunto la responsabilità per i romeni che hanno fatto la fila per ore per poter votare, ed ha preferito dare la colpa alle ambasciate e ai membri del corpo diplomatico. Mihai Goţiu: “Avete deciso che le grandi città, in cui si sa benissimo nel governo che ci sono comunità cospicue di romeni, devono essere punite e che i seggi esistenti lì devono essere chiusi. Non abbiamo alcun dubbio che è stata cattiva volontà da parte vostra il fatto di non aver stimato correttamente il numero di urne e di schede elettorali nei grandi seggi.”
In risposta, il leader dell’ALDE, Călin Popescu-Tăriceanu, ha dichiarato che non c’era alcuna possibilità di aumentare i seggi. Călin Popescu-Tăriceanu: “Non c’è stata la minima intenzione da parte del governo di impedire in alcun modo la realizzazione del voto, solo che le dimensioni dei seggi sono state fatte in base alle stime delle missioni diplomatiche e dei consolati romeni all’estero. Non esiste alcun registro dei luoghi e del numero dei romeni che vivono all’estero.”
Dal canto suo, il liberale Florin Cîţu ha attirato l’attenzione che, in futuro, gli errori si possono ripetere: “Il ministro Meleşcanu e l’alleanza PSD-ALDE hanno boicottato deliberatamente l’organizzazione in contemporanea di entrambi gli scrutini, tramite il mancato adempimento ad alcuni obblighi chiari previsti dalla legge. L’unica autorità che aveva le competenze legali per aumentare il numero dei seggi elettorali all’estero e garantire tutta la logistica necessaria per l’organizzazione del referendum è il Ministero degli Affari Esteri.
In risposta, il ministro degli Esteri sostiene che lo svolgimento del referendum sulla giustizia in contemporanea con le europee ha reso più difficile il processo elettorale e, il giorno del voto, decine di rappresentanti dei partiti non si sono presentati presso i seggi. Lui ammette che si impone la modifica del sistema di voto all’estero. Teodor Meleşcanu: “Con la legislazione attuale non potevamo fare niente di più e abbiamo tutta la disponibilità di metterci a disposizione della commissione parlamentare che verrà creata. La nostra idea è un’iniziativa di voto anticipato prorogato, fra tre e sette giorni, che eliminerebbe ogni altra forma di burocrazia e che potrebbe essere di grande aiuto e accelerare il processo di voto.”
Il Parlamento di Bucarest ha già creato una commissione congiunta che esaminerà le modifiche da apportate al modo in cui si svolge il voto nella diaspora.
Daniela Budu, 12.06.2019, 13:35
I senatori romeni hanno bocciato la mozione semplice tramite cui l’opposizione chiedeva le dimissioni del ministro degli Esteri nel Governo PSD-ALDE, Teodor Meleşcanu, per la gestione difettosa del voto all’estero alle elezioni europee e al referendum dello scorso mese. L’opposizione, rappresentata dai partiti PNL, USR şi PMP, rimproverano al ministro di aver voluto limitare il numero delle persone che hanno votato il 26 maggio e di aver aperto un numero minore di seggi in zone con comunità di romeni numerose.
Il senatore USR Mihai Goţiu considera che Teodor Meleşcanu non si sia assunto la responsabilità per i romeni che hanno fatto la fila per ore per poter votare, ed ha preferito dare la colpa alle ambasciate e ai membri del corpo diplomatico. Mihai Goţiu: “Avete deciso che le grandi città, in cui si sa benissimo nel governo che ci sono comunità cospicue di romeni, devono essere punite e che i seggi esistenti lì devono essere chiusi. Non abbiamo alcun dubbio che è stata cattiva volontà da parte vostra il fatto di non aver stimato correttamente il numero di urne e di schede elettorali nei grandi seggi.”
In risposta, il leader dell’ALDE, Călin Popescu-Tăriceanu, ha dichiarato che non c’era alcuna possibilità di aumentare i seggi. Călin Popescu-Tăriceanu: “Non c’è stata la minima intenzione da parte del governo di impedire in alcun modo la realizzazione del voto, solo che le dimensioni dei seggi sono state fatte in base alle stime delle missioni diplomatiche e dei consolati romeni all’estero. Non esiste alcun registro dei luoghi e del numero dei romeni che vivono all’estero.”
Dal canto suo, il liberale Florin Cîţu ha attirato l’attenzione che, in futuro, gli errori si possono ripetere: “Il ministro Meleşcanu e l’alleanza PSD-ALDE hanno boicottato deliberatamente l’organizzazione in contemporanea di entrambi gli scrutini, tramite il mancato adempimento ad alcuni obblighi chiari previsti dalla legge. L’unica autorità che aveva le competenze legali per aumentare il numero dei seggi elettorali all’estero e garantire tutta la logistica necessaria per l’organizzazione del referendum è il Ministero degli Affari Esteri.
In risposta, il ministro degli Esteri sostiene che lo svolgimento del referendum sulla giustizia in contemporanea con le europee ha reso più difficile il processo elettorale e, il giorno del voto, decine di rappresentanti dei partiti non si sono presentati presso i seggi. Lui ammette che si impone la modifica del sistema di voto all’estero. Teodor Meleşcanu: “Con la legislazione attuale non potevamo fare niente di più e abbiamo tutta la disponibilità di metterci a disposizione della commissione parlamentare che verrà creata. La nostra idea è un’iniziativa di voto anticipato prorogato, fra tre e sette giorni, che eliminerebbe ogni altra forma di burocrazia e che potrebbe essere di grande aiuto e accelerare il processo di voto.”
Il Parlamento di Bucarest ha già creato una commissione congiunta che esaminerà le modifiche da apportate al modo in cui si svolge il voto nella diaspora.